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tesi F. Marotta.pdf - EleA@UniSA

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quattro mura domestiche. La segregazione e l’harem 86 , tra l’altro, hanno alimentato molto<br />

dell’orientalismo dei paesi occidentali, prestandosi talvolta a costituire il soggetto di opere<br />

d’arte dall’innegabile valore letterario e iconografico. 87 Case dalle finestre costantemente<br />

chiuse, terrazze proibite, patii circoscritti come prigioni in cui trascorrere la propria esistenza,<br />

alte mura bianche e assolate, finestre, piccoli buchi aperti sulle strade : voci amorevoli,<br />

complici che si confortano, che alleviano il fardello comune, rubando centimetri di libertà al<br />

mondo connivente. Questa è la segregazione, l’annullamento del pericolo, l’epurazione dei<br />

corpi peccaminosi : questo è lo scenario fisico tipico, la realizzazione architettonica del<br />

potere patriarcale.<br />

È interessante, in questo contesto, far riferimento al celebre testo di Michel Foucault,<br />

Surveiller et punir, nel quale l’autore riprende il concetto di Panopticon coniato dal filosofo e<br />

giurista inglese Jeremy Bentham. Nell’idea originale il panopticon si presentava come un<br />

edificio costruito in maniera tale che un solo custode potesse controllare tutti i detenuti,<br />

producendo in questi la sensazione di essere sempre osservati. Secondo Bentham,<br />

protraendolo per lungo tempo, il comportamento imposto dal “guardiano” si sarebbe<br />

naturalmente insinuato nella mente dei prigionieri come unica modalità di condotta possibile,<br />

modificando così indelebilmente il loro carattere 88 . In questo caso risulta straordinaria la<br />

corrispondenza tra il concetto alla base dell’organizzazione spaziale delle case magrebine e il<br />

sistema di sorveglianza teorizzato da Bentham :<br />

Le Panoptique est une machine à dissocier le couple voir-être vu : dans l'anneau périphérique, on<br />

est totalement vu, sans jamais voir ; dans la cour centrale, on voit tout, sans être jamais vu.<br />

Dispositif important, car il automatise et désindividualise le pouvoir. Celui-ci a son principe<br />

moins dans une personne que dans une certaine distribution concertée des corps, des surfaces, des<br />

lumières, des regards ; dans un appareillage dont les mécanismes internes produisent le rapport<br />

86 « Le mot harem [...] n’est qu’une variation du mot haram, qui signifie interdit, proscrit. C’est le contraire de<br />

hala, ce qui est permis. Le harem est l’endroit où un homme met sa famille à l’abri, sa femme ou ses femmes,<br />

ses enfants et ses proches », in Fatima Mernissi, Rêves de femmes. Une enfance au harem, cit., p. 60.<br />

87 Si considerino, ad esempio, le opere di Jean-Léon Gérôme, Eugène Delacroix, Frederick Arthur Bridgman.<br />

Cfr. compendio iconografico a p. 40.<br />

88 Lo stesso filosofo descrisse il panopticon come « un nuovo modo per ottenere potere mentale sulla mente, in<br />

maniera e quantità mai vista prima ». Jeremy Bentham, Panopticon ovvero la casa d’ispezione, a cura di Michel<br />

Foucault e Michelle Pierrot, Venezia, Marsilio, 1983 [Ed. originale: Panopticon or the inspection-house,<br />

London, T. Payne, 1791].<br />

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