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Nei romanzi presi in esame il discorso tra genitori e figli è quasi sempre frammentato e<br />
il silenzio diventa la prassi quando la progenie è di sesso femminile : il pudore, misto alla<br />
delusione, allontanano i genitori dalle figlie e lo fa in maniera irrecuperabile.<br />
Leïla Sebbar, a causa delle sue vicende autobiografiche 136 , ha potuto sperimentare<br />
l’incomunicabilità aggravata dalle differenze culturali e dall’esilio, facendo di tutto ciò<br />
materia della sua letteratura. In particolar modo, in Mon cher fils il silenzio diventa<br />
protagonista e occupa l’intera scena. Dalle pagine di questo romanzo, infatti, emerge la figura<br />
di un padre tenero, ma ugualmente impossibilitato a intrattenere un rapporto con i propri figli.<br />
Le incomprensioni tra due generazioni si trasformano in questo caso in un insieme deprimente<br />
di rimpianti.<br />
Mon cher fils narra, in una forma inusuale, un silenzio, la vicenda di una lettera non<br />
scritta, il racconto dell’irrisolvibile intento epistolare di un padre che vorrebbe raccontarsi a<br />
suo figlio e non riesce a farlo. Sul doppio sfondo dell’Algeria post-coloniale (paese del reale)<br />
e della Francia delle industrie di Boulogne-Billancourt et della Régie Renault (paese del<br />
ricordo), si snoda la vicenda del protagonista : uno dei tanti « chibanis abandonnés » 137 ,<br />
pensionati dell’industria automobilistica francese, che, rientrato a distanza di anni in Algeria,<br />
sperimenta solitudine e disperazione. Abbandonato dalla moglie, trascurato dalle figlie e, vera<br />
spina nel fianco, dimenticato da Tahar, suo unico figlio maschio, l’uomo rivive ogni giorno il<br />
suo passato doloroso. Il protagonista è guidato da una logorante nostalgia, un’ossessione che<br />
lo costringe al silenzio e al ricordo. In un estremo tentativo di riavvicinamento al passato, si<br />
reca all’ufficio postale di Algeri per incontrare Alma, giovane scrivana pubblica, alla quale<br />
chiede di farsi interprete delle sue emozioni, trasformandole in una lettera destinata a suo<br />
figlio.<br />
Eccessivamente gravata di aspettative e incomprensioni, dalla difficoltà di<br />
comunicazione tra generazioni sconvolte dalle vicende della decolonizzazione e<br />
dall’emigrazione, la redazione di questa lettera non avrà mai luogo.<br />
136 Cfr. schede bio-bibliografiche.<br />
137 Leïla Sebbar, Mon cher fils, cit., p. 19.<br />
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