Sed etiam 271 spoliatum auxiliis. Auxiliis pro auxilio, quaes<strong>to</strong>ris scili<strong>ce</strong>t [auxilio] 272 ipsius pecunia 273 quae aver<strong>te</strong>batur 274 . Sic et 275 Virgilius: Auxiliumque viae ve<strong>te</strong>res <strong>te</strong>llure recludit Thesauros 276 (Aen. 1, 358-359). I versi dell’Eneide sembrano accomunati alla frase di Ci<strong>ce</strong>rone solo dall’impiego di auxilium per significare un aiu<strong>to</strong> in denaro. Sogget<strong>to</strong> della frase di Virgilio è, infatti, Sicheo: ap<strong>pa</strong>rso in sogno a Didone, le mostra il luogo ove sono sepolti i <strong>te</strong>sori, che possano consentire la fuga dalla Fenicia 277 . In modo analogo a quan<strong>to</strong> verifica<strong>to</strong> per la maggior <strong>pa</strong>r<strong>te</strong> delle citazioni <strong>te</strong>renziane, anche il <strong>pa</strong>sso di Virgilio è pressoché ignora<strong>to</strong> dalla tradizione degli artigrafi e degli esegeti, o ricorda<strong>to</strong> per ragioni diverse da quelle del Commen<strong>to</strong> alle 271 Sic a <strong>pa</strong>rtire dalla correzione, effettuata da Pierre Danes nell’edizione di P. Manuzio, e seguita da Ho<strong>to</strong>man, da Crenius e dalla collectio commentariorum; sed et oppugnatum è la lezione dei manoscritti (oppugnatur in S), conservata dai primi edi<strong>to</strong>ri. STANGL 1909, 147, ripreso in nota nell’editio del 1912, suggeris<strong>ce</strong> che i codici riflettano un originale spoliatum auxiliis, nefarie oppugnatum, più vicino al <strong>te</strong>s<strong>to</strong> ci<strong>ce</strong>roniano. La correzione di Stangl sembra, tuttavia, avvicinarsi ec<strong>ce</strong>ssivamen<strong>te</strong> all’equivoco, che porta all’espunzione di pecunia nel <strong>te</strong>s<strong>to</strong> ci<strong>ce</strong>roniano da <strong>pa</strong>r<strong>te</strong> di P. Manuzio, Ho<strong>to</strong>man e Lambin: gli edi<strong>to</strong>ri vedono, nella glossa ad Verr. 1, 77, la prova che lo pseudo-Asconio non leggeva pecunia nel <strong>te</strong>s<strong>to</strong> ci<strong>ce</strong>roniano: cfr. ZUMPT 1831, n. ad loc; SCHÜTZ 1815, che difende la proposta di emendazione. Nulla di tut<strong>to</strong> ques<strong>to</strong> può, tuttavia, essere desun<strong>to</strong> con <strong>ce</strong>r<strong>te</strong>zza dello scolio pseudoasconiano: forse più pruden<strong>te</strong>, dunque, man<strong>te</strong>nere il lemma nella versione, suggerita dagli edi<strong>to</strong>ri moderni. Un’in<strong>te</strong>grazione al<strong>te</strong>rnativa, che renda con<strong>to</strong> della lezione dei codici, potrebbe essere sed etiam spoliatum auxiliis, pecunia, nefarie oppugnatum, con la ripresa in<strong>te</strong>grale del <strong>pa</strong>sso delle Verrinae. 272 Auxilio, assen<strong>te</strong> in S ed espun<strong>to</strong> da STANGL 1912 (cfr. STANGL 1909, 147), è ac<strong>ce</strong>tta<strong>to</strong> nell’editio prin<strong>ce</strong>ps, nella Beraldina, nell’Aldina e in Loys; fra i moderni, cfr. ORELLI-BAITER 1833. L’edizione di P. Manuzio presenta la congettura aut auxiliis ipsius a opera di Danes, ripresa da Ho<strong>to</strong>man, da Crenius, dalla Collectio commentariorum e da SCHÜTZ 1815. 273 Pecunie la lezione dei codici, universalmen<strong>te</strong> ac<strong>ce</strong>ttata: STANGL 1909, 147 suggeris<strong>ce</strong> la correzione pecunia, accolta in STANGL 1912. 274 Ver<strong>te</strong>batur nei codici; la correzione risale a Loys. 275 Sic enim in S e M, sic in P, ripreso da tutti gli edi<strong>to</strong>ri suc<strong>ce</strong>ssivi. A proposi<strong>to</strong> dei sintagmi, impiegati nel Commen<strong>to</strong> per introdurre le citazioni, cfr. n. 53 supra. 276 Lo pseudo-Asconio appoggia la lezione thesauros, difesa dalla glossa di Servio ad loc.: THESAVROS hoc nomen ‘n’ non habet, sicut Atlas, gigas, Thoas, Pallas, li<strong>ce</strong>t in obliquis casibus inveniatur; sicut nec formosus, quia derivatum est a forma, ut a specie speciosus, ab odio odiosus, a genere generosus, ab s<strong>ce</strong>lere s<strong>ce</strong>lerosus. I codici del Man<strong>to</strong>vano sono divisi fra thesauros, at<strong>te</strong>sta<strong>to</strong> da P, dalla seconda mano di M, da g e, fra i codici in minuscola, da b e c, e thensauros, lezione di M an<strong>te</strong> correctionem e di R. Fra i moderni, la prima lezione è preferita da RIBBECK 1895, MYNORS 1969 e CONTE 2009, la seconda da SABBADINI 1966, PARATORE-CANALI 1997 5 e GEYMONAT 2008. 277 Tum <strong>ce</strong>lerare fugam <strong>pa</strong>triaque ex<strong>ce</strong>dere suadet, / auxiliumque viae ve<strong>te</strong>res <strong>te</strong>llure recludit / thesauros, ignotum argenti pondus et auri (Verg., Aen. 1, 357-359). Problematico, tan<strong>to</strong> per gli antichi quan<strong>to</strong> per i moderni, l’aggettivo ignotum. Se, infatti, l’ ubicazione, o almeno il suo valore esat<strong>to</strong>, erano sconosciuti a tutti (cfr. TCD, n. ad loc.: [...] qui tanti fuerunt, ut eorum pondus ignorarint extrarii et Sychaeo et ipsi uxori fuerint incogniti), sembra poco credibile che Pigmalione si spingesse all’omicidio sulla base di notizie così in<strong>ce</strong>r<strong>te</strong>: cfr. PARATORE-CANALI 1997 5, n. ad loc. A tale difficoltà <strong>ce</strong>rca di ovviare l’esegesi serviana ad loc.: le ricchezze sarebbero igno<strong>te</strong> a Didone, oppure l’aggettivo sarebbe riferi<strong>to</strong> all’enorme quantità dei preziosi: IGNOTVM ARGENTI PONDVS ET AVRI aut quod ignorabat Dido, aut <strong>ce</strong>r<strong>te</strong> ad magnitudinem pertinet, id est tantum quantum nullus umquam novit. 100
Verrinae. Le poche riprese di Aen. 1, 359 sono, infatti, limita<strong>te</strong> alla seconda metà del verso (ignotum argenti pondus et auri), omessa dallo pseudo-Asconio: fa allusione al sintagma virgiliano Valeriano di Cimiez (V sec.), hom. 14, 4, per indicare una grande quantità di ricchezze 278 . Le s<strong>te</strong>sse <strong>pa</strong>role sono richiama<strong>te</strong> nella nota Danielina ad Aen. 4, 75: lo scoliasta ricorda la leggenda sul <strong>te</strong>soro dei Fenici, narrata da Virgilio nel primo libro, nel commentare l’aggettivo Sidonias, che qualifica le opes mostra<strong>te</strong> a Enea da Didone (Verg., Aen. 4, 74-75: nunc media Aenean secum per moenia ducit / Sidoniasque os<strong>te</strong>ntat opes urbemque <strong>pa</strong>ratam) 279 . L’analisi, condotta in ques<strong>to</strong> capi<strong>to</strong>lo, ha evidenzia<strong>to</strong> il ruolo preminen<strong>te</strong> degli auc<strong>to</strong>res arcaici, primo fra tutti Terenzio, nel Commen<strong>to</strong> alle Verrinae. Il da<strong>to</strong>, relativo al commediografo, si accorda con la diffusa ipo<strong>te</strong>si, che colloca la redazione dell’opera nel V secolo d.C 280 . Il revival <strong>te</strong>renziano nella scuola data, infatti, al quar<strong>to</strong> secolo 281 . La rilevanza degli altri au<strong>to</strong>ri repubblicani ha, tuttavia, evidenzia<strong>to</strong> la possibilità che lo scoliasta attinga con frequenza a ma<strong>te</strong>riali più antichi, forse da identificare con l’esegesi ci<strong>ce</strong>roniana del I secolo d.C. e del periodo arcaista. Più in generale, i commenti ad auc<strong>to</strong>res dei primi secoli d.C. si configurano quali fonti comuni più plausibili, per spiegare le consonanze, talora riscontra<strong>te</strong> fra lo pseudo-Asconio e altri grammatici. 278 Ita videmus vitio superbiae odia cres<strong>ce</strong>re in com<strong>pa</strong>ratione personae: dum hic adulantium oculis auri argentique pondus ingerit, ille ambitum honoris opponit. 279 Lo scolio ad loc. recita: SIDONIAS Pygmalionis vel Sychaei: [quod supra ait (1, 63) avari Pygmalionis opes et (1, 359) ignotum argenti pondus et auri. et hoc additum prop<strong>te</strong>r illud (1, 599) omnibus exhaus<strong>to</strong>s iam casibus, omnium egenos]. Nel verso di Virgilio Sidonias potrebbe essere da riferire tan<strong>to</strong> al <strong>te</strong>soro, porta<strong>to</strong> dalla Fenicia, quan<strong>to</strong> alle proprietà di Cartagine, colonia di Sidone: CONINGTON-NETTLESHIP 1979, n. ad loc. 280 Cfr. cap. 1.2 per il dettaglio delle ipo<strong>te</strong>si sulla cronologia dello pseudo-Asconio. 281 Cfr. n. 179. 101
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STANGL 1909 T. STANGL, Pseudoasconi
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SCHAD 2007 S. SCHAD, A Lexicon of L