3Eterov e)ce(te/rou sofo\v to/ te pa/lai to/ te nu=n. Ou ... - EleA@UniSA
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La critica ha ricondot<strong>to</strong> l’origine del lemma, a <strong>pa</strong>rtire dalla citazione “primaria” di Aul. 575,<br />
a uno dei “glossari” o trattati grammaticali impiegati dall’au<strong>to</strong>re della Compendiosa doctrina 102 .<br />
Assai difficol<strong>to</strong>so il <strong>te</strong>ntativo di rintracciare la provenienza delle numerose citazioni, porta<strong>te</strong><br />
dal lessicografo a suppor<strong>to</strong> delle varie ac<strong>ce</strong>zioni. In diversi casi la possibile fon<strong>te</strong> è indicata<br />
con un margine di dubbio; per due dei loci, fra cui lo s<strong>te</strong>sso Aen. 12, 395, l’analisi non è in<br />
grado di proporre una spiegazione 103 . Da evidenziare, tuttavia, il possibile ruolo gioca<strong>to</strong><br />
dalle opere degli artigrafi non solo nella costituzione del lemma, ma anche nel reperimen<strong>to</strong><br />
di alcuni degli exempla. A fron<strong>te</strong> di tale rilevanza dei trattati grammaticali, unita alla non<br />
precisa collocabilità di tut<strong>te</strong> le citazioni secondo le regole della lex Lindsay, è forse possibile<br />
ipotizzare che la trattazione, relativa a deponere, comprendesse già presso i più antichi<br />
studiosi una serie di exempla, fra cui Verr. 1, 5 e Aen. 12, 395.<br />
Da rilevare, infine, a ul<strong>te</strong>riore <strong>te</strong>stimonianza della fortuna di Aen. 12, 395 nei commenti a<br />
Ci<strong>ce</strong>rone, la ripresa del medesimo verso operata dagli degli Scholia Gronoviana B ad Verr. 1,<br />
5 104 . La <strong>pa</strong>rafrasi, suggerita dallo scoliasta per depositam, è in ultimo positam, desperatam, ut<br />
súm anima, vita sepultus sum. L’unione dei due loci nel lessico noniano è notata da<br />
SCHMIEDEBERG 1905, che suggeris<strong>ce</strong>, a <strong>pa</strong>rtire dal <strong>pa</strong>sso della Compendiosa doctrina, la possibile<br />
derivazione delle glosse a Virgilio e a Ci<strong>ce</strong>rone da una comune fon<strong>te</strong> remota.<br />
102 LINSDAY 1901, 68; da segnalare, tuttavia, che lo studioso non si dichiara del tut<strong>to</strong> <strong>ce</strong>r<strong>to</strong> a<br />
proposi<strong>to</strong> dell’identificazione. La citazione, che dà origine al lemma, sarebbe tratta da Gloss I, la<br />
prima delle fonti di Nonio. Gli esempi, impiegati dall’au<strong>to</strong>re del glossario, sono tratti per lo più dalle<br />
opere di Titinio e di altri drammaturghi di età repubblicana.<br />
103 Ques<strong>to</strong> il quadro, delinea<strong>to</strong> da LINDSAY 1905 A, 449 e n. 43: Cic., off. 2, 4 e Caec., obol. 121 R. 3<br />
sono ascritti in forma in<strong>te</strong>rrogativa al glossario Alph. Verb.; Acc., Erig. 51 R. 3; Ter. 636-639 R. 3; Alph.<br />
73-74 R. 3 a una raccolta di opere acciane; Afr., ep. 130 proviene, forse, da un’an<strong>to</strong>logia di scritti di<br />
Afranio; Cic., off. 3, 95 da Ci<strong>ce</strong>ro V (de officiis, Hor<strong>te</strong>nsius, de senectu<strong>te</strong>); Verr. 1, 5 da Ci<strong>ce</strong>ro IV, su cui cfr.<br />
cap. 2 n. 43. Non rintracciabile l’origine di Verg., Aen. 12, 395 e di Lucil., 105 M. = 113 K.<br />
104 Il profilo di riferimen<strong>to</strong> degli Scholia Gronoviana, con<strong>te</strong>nuti nel codi<strong>ce</strong> Lugd. Lat. Vossianus Quart.<br />
138 (olim Voss. 152), è traccia<strong>to</strong> da STANGL 1884, 8-29. Allo scoliasta A, colloca<strong>to</strong> nel V d.C., sono<br />
attribui<strong>te</strong> le glosse ad Verr. 1; Stangl evidenzia la superiorità del Gronovianus A sugli altri esegeti, e la<br />
sua possibile <strong>pa</strong>ren<strong>te</strong>la con gli Scholia Bobiensia. B e C, datati in<strong>to</strong>rno al 600 d.C., si occu<strong>pa</strong>no della<br />
divinatio e dell’actio prima; presentano in<strong>te</strong>rpretazioni di minor valore, con orientamen<strong>to</strong> generale<br />
simile a quello dello pseudo-Asconio e numerose coincidenze con quest’ultimo. Lo studioso<br />
ipotizza altresì che B possa essere cristiano. Il commenta<strong>to</strong>re D, infine, è au<strong>to</strong>re della restan<strong>te</strong><br />
sezione degli scholia; le sue frequenti scorret<strong>te</strong>zze di con<strong>te</strong>nu<strong>to</strong> e in<strong>ce</strong>r<strong>te</strong>zze linguistiche suggeriscono<br />
una collocazione nei primi secoli del Medioevo, probabilmen<strong>te</strong> dopo Isidoro. La visione di Stangl,<br />
ancora oggi ac<strong>ce</strong>ttata dagli studiosi nelle sue linee generali, è stata tuttavia rivista su un pun<strong>to</strong>.<br />
GAUMITZ 1884, 16 nota una differenza, all’in<strong>te</strong>rno di A, fra la sezione ad Verr. 1, 1-5 e quella ad<br />
Verr. 1, 45 ss. I due gruppi di no<strong>te</strong> sarebbero, secondo lo studioso, opera di un unico au<strong>to</strong>re, ma<br />
redat<strong>te</strong> talora in maniera più simile agli Scholia Bobiensia, talora meno. HILDEBRANDT 1894, 4-8<br />
porta alle conseguenze l’osservazione di Gaumitz, e attribuis<strong>ce</strong> le due sezioni a due esegeti diversi:<br />
A 1, che pure si avvale di buone fonti, sarebbe un con<strong>te</strong>mporaneo dello pseudo-Asconio; per A 2 è,<br />
inve<strong>ce</strong>, conferma<strong>to</strong> il legame con il Commen<strong>to</strong> Bobiense. La <strong>te</strong>si di Hildebrandt è riconosciuta<br />
come corretta da Stangl fin dal suo ap<strong>pa</strong>rire (STANGL 1895); nell’editio dei commenti del 1912 lo<br />
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