3Eterov e)ce(te/rou sofo\v to/ te pa/lai to/ te nu=n. Ou ... - EleA@UniSA
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dell’Impero 26 . Le poche osservazioni felici dello scoliasta sarebbero da ricondurre<br />
all’impiego delle fonti dei primi secoli d.C., il cui uso è <strong>te</strong>stimonia<strong>to</strong> da osservazioni quali ut<br />
alii dicunt 27 . Due le ipo<strong>te</strong>si, propos<strong>te</strong> da Madvig per giustificare la mescolanza di Asconio e<br />
dell’anonimo scoliasta, nonché del <strong>te</strong>s<strong>to</strong> di Valerio Flacco, in un solo manoscrit<strong>to</strong>: secondo<br />
la prima, il codi<strong>ce</strong> di San Gallo costituiva un’an<strong>to</strong>logia di diverse opere. In al<strong>te</strong>rnativa, lo<br />
studioso suggeris<strong>ce</strong> che il codi<strong>ce</strong> po<strong>te</strong>sse essere il prodot<strong>to</strong> del riasseblaggio di diversi<br />
ma<strong>te</strong>riali, reso ne<strong>ce</strong>ssario dalle pessime condizioni di conservazione, opera<strong>to</strong> da un igno<strong>to</strong><br />
rilega<strong>to</strong>re medievale o dallo s<strong>te</strong>sso Poggio 28 .<br />
La distinzione fra i due esegeti è ac<strong>ce</strong>ttata all’unanimità dagli studiosi suc<strong>ce</strong>ssivi, che<br />
indicano in genere il commenta<strong>to</strong>re delle Verrinae con il nome di pseudo-Asconio. Da<strong>to</strong> per<br />
<strong>ce</strong>r<strong>to</strong> il profilo degli scholia, delinea<strong>to</strong> da Madvig, le indagini della fine del XIX secolo e<br />
dell’inizio del XX si volgono a de<strong>te</strong>rminare la possibile identità dello pseudo-Asconio.<br />
Due le ipo<strong>te</strong>si avanza<strong>te</strong>: August Gessner, riprendendo e svilup<strong>pa</strong>ndo un’osservazione di<br />
Georg Thilo 29 , analizza una nutrita serie di somiglianze fra le glosse alle Verrinae e quelle di<br />
Servio a Virgilio. Il confron<strong>to</strong>, che riguarda tan<strong>to</strong> le notazioni di carat<strong>te</strong>re s<strong>to</strong>rico-<br />
26 La datazione è proposta in chiusura della disamina del Commen<strong>to</strong> (MADVIG 1828, 140-142); per<br />
quan<strong>to</strong> riguarda la lingua dell’esegeta più re<strong>ce</strong>n<strong>te</strong>, da segnalare l’elenco <strong>pa</strong>rticolareggia<strong>to</strong> di barbariae<br />
vestigia, forni<strong>to</strong> dallo studioso danese alle pp. 134-139. Contribuiscono, inoltre, alla collocazione<br />
degli scholia alla fine dell’età antica il frequen<strong>te</strong> impiego della locuzione mire, nonché gli argumenta di<br />
carat<strong>te</strong>re re<strong>to</strong>rico, preposti alla trattazione delle orazioni. Entrambi i tratti sono, secondo Madvig,<br />
carat<strong>te</strong>ristici della scuola dei rhe<strong>to</strong>res, in <strong>pa</strong>rticolare quella di epoca più tarda: MADVIG 1828, 91-92.<br />
27 Cfr. MADVIG 1828, 105-118. Particolare rilevanza avrebbe Asconio, supposta fon<strong>te</strong> precipua per<br />
le osservazioni di ordine s<strong>to</strong>rico-antiquario. Fra gli esegeti, che il commenta<strong>to</strong>re potrebbe aver<br />
consulta<strong>to</strong>, Madvig ricorda Capro e Volcacius, i cui nomi sono legati dalle fonti antiche a speciali<br />
in<strong>te</strong>ressi per l’opera dell’Arpina<strong>te</strong> (sui due esegeti cfr. cap. 2, nn. 226 e 175). Lo studioso sembra,<br />
tuttavia, circoscrivere l’impiego di tali pregevoli ma<strong>te</strong>riali soprattut<strong>to</strong> alle no<strong>te</strong> s<strong>to</strong>riche, o a quelle in<br />
cui è fatta esplicita menzione di differenti opinioni: ogniqualvolta affronta un problema di non<br />
immediata soluzione, lo scoliasta accos<strong>te</strong>rebbe, senza alcun vaglio critico, osservazioni trat<strong>te</strong> dai<br />
diversi <strong>te</strong>sti a sua disposizione. Ancor meno de<strong>te</strong>rminata la posizione di SURINGAR 1834 I, 194-198,<br />
che fornis<strong>ce</strong> un elenco comple<strong>to</strong> dei riferimenti, con<strong>te</strong>nuti nelle glosse, ad altri in<strong>te</strong>rpreti<br />
ci<strong>ce</strong>roniani. Lo studioso avanza, infatti, il dubbio che tali osservazioni possano non provenire da<br />
commenti continui alle orazioni, o che siano frut<strong>to</strong> di discussioni orali – confabulationibus.<br />
28 Cfr. MADVIG 1828, 31-32. La prova che il Sangallensis sia da considerare un’an<strong>to</strong>logia copiata in<br />
disordine, se non un insieme di qua<strong>te</strong>rnioni in origine estranei, è data secondo lo studioso dal<br />
manca<strong>to</strong> rispet<strong>to</strong> dell’ordine cronologico nella suc<strong>ce</strong>ssione delle orazioni. La sequenza, <strong>te</strong>stimoniata<br />
dai codici umanistici, è infatti in Pisonem (55 a.C.), pro Scauro (55 a.C.), pro Milone (52 a.C.), pro Cornelio<br />
(65 a.C.), in <strong>to</strong>ga candida (64 a.C.), Verrinae (70 a.C.).<br />
29 L’edi<strong>to</strong>re di Servio ipotizza che il Commen<strong>to</strong> pseudo-asconiano sia da attribuire, se non allo<br />
s<strong>te</strong>sso esegeta virgiliano, alla sua scuola (THILO-HAGEN 1881 (=1986), XXXI). La supposizione di<br />
Thilo è basata sul confron<strong>to</strong> fra i due scoliasti per quan<strong>to</strong> riguarda le glosse ad div. Caec. 43 e ad Verr.<br />
31, su cui cfr. rispettivamen<strong>te</strong> cap. 2.3 e 3.2.<br />
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