3Eterov e)ce(te/rou sofo\v to/ te pa/lai to/ te nu=n. Ou ... - EleA@UniSA
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La coincidenza fra Porfirione e Dona<strong>to</strong> nella selezione dell’exemplum ci<strong>ce</strong>roniano lascia<br />
supporre l’esis<strong>te</strong>nza di una fon<strong>te</strong> comune ai due, forse da identificare con Emilio Aspro, il<br />
cui Commen<strong>to</strong> a Terenzio influì su quello donatiano 15 . Non si può escludere, di<br />
conseguenza, che la presenza di Phorm. 27 nella glossa pseudo-asconiana sia ugualmen<strong>te</strong> da<br />
ricondurre ad Aspro; la presenza del grammatico fra le fonti del Commen<strong>to</strong> alle Verrinae<br />
sembra comprovata dalle rispondenze con Arusiano Messio, in <strong>pa</strong>rticolare a proposi<strong>to</strong> delle<br />
citazioni di Sallustio 16 .<br />
Un’analoga rispondenza, in cui ciascuno dei due scoliasti cita il <strong>pa</strong>sso, analizza<strong>to</strong> dall’altro,<br />
lega i due commenti nella glossa ad Verr. 2, 31. Il <strong>pa</strong>sso di Ci<strong>ce</strong>rone presenta uno dei<br />
mol<strong>te</strong>plici abusi dell’imputa<strong>to</strong>. Era prerogativa dei Siciliani essere giudicati da un tribunale<br />
di cittadini dell’isola; Verre aveva sovverti<strong>to</strong> questa legge, assegnando le cause dei cittadini<br />
romani a Siciliani, e, vi<strong>ce</strong>versa, quelle dei Siciliani a cives romani: Iudicia eius modi: qui cives<br />
Romani erant iudicabant si Siculi essent, cum Siculos eorum legibus dari opor<strong>te</strong>ret, qui Siculi, si cives<br />
Romani essent. Peculiare la costruzione, simmetrica ed ellittica, della frase 17 . I due cola qui cives<br />
Romani...essent e qui Siculi...essent incorniciano la con<strong>ce</strong>ssiva cum...opor<strong>te</strong>ret, met<strong>te</strong>ndo così in<br />
evidenza la violazione delle norme, compiuta da Verre. In entrambi è omesso il sostantivo<br />
15 Cfr. MASTELLONE IOVANE 1998, 52-53 per un caso simile, in cui due scholia analoghi di<br />
Porfirione e Dona<strong>to</strong> sono ricondotti alla comune matri<strong>ce</strong> di Aspro, che il commenta<strong>to</strong>re di Orazio<br />
cita esplicitamen<strong>te</strong> in tre no<strong>te</strong> (ad Phorm. 74; Adelph. 323; 559). La controversa cronologia del<br />
grammatico sembra collocarne l’attività fra la fine del II e l’inizio del III sec. d.C., poco prima<br />
dell’epoca, supposta per Porfirione. L’attività esegetica di Aspro non fu limitata al Commen<strong>to</strong> a<br />
Terenzio, menziona<strong>to</strong> anche da Rufino (GLK 6, 555, 1; 565, 5), ma si es<strong>te</strong>se, come ricorda<strong>to</strong> da<br />
Girolamo, adv. Ruf. 1, 16, anche a Sallustio, tan<strong>to</strong> per le His<strong>to</strong>riae (Carisio, 280, 8 B.; cfr. 225, 20;<br />
271, 2; 278, 5; 280, 11-12; Serv. ad Aen. 11, 801; Pompeo, GLK 5, 273, 12; cfr. Laur. Lydus, de mag.<br />
3, 8, <strong>pa</strong>g. 93, 22 Wü.) quan<strong>to</strong> per la coniuratio Catilinae (Carisio, 177, 8 B.). L’in<strong>te</strong>resse per Virgilio si<br />
tradusse in primo luogo in un commen<strong>to</strong> continuo, ricorda<strong>to</strong> in oltre 30 citazioni di Servio e degli<br />
Scholia Veronensia: cfr. RIBBECK 1866, 128-136; LÄMMERHIRT 1890, 324-325; TOMSIN 1952, con<br />
edizione critica degli oltre 150 frammenti superstiti; HERZOG-SCHMIDT 1993, 253; 287-289. Da<br />
ricordare, altresì, le controverse Quaestiones Vergilianae, i cui frammenti sono stati recuperati nel XIX<br />
secolo e sulla cui au<strong>te</strong>nticità si è lungamen<strong>te</strong> dibattu<strong>to</strong>; la critica più re<strong>ce</strong>n<strong>te</strong> è, tuttavia, incline a<br />
considerarle opera genuina dello studioso: cfr. TOMSIN 1952, 23-34; GEYMONAT 1984. Ad Aspro<br />
sono, in genere, ricondotti i frammenti delle His<strong>to</strong>riae, conservati nella tradizione grammaticale<br />
antica, nonché in Dona<strong>to</strong>, in Servio e in generale nella scoliografia virgiliana. Le frequenti citazioni<br />
dello s<strong>to</strong>rico in Porfirione sembrano altresì suggerire, da <strong>pa</strong>r<strong>te</strong> dell’esegeta, l’impiego dell’opera di<br />
Aspro.<br />
16 Sulle citazioni sallustiane nello pseudo-Asconio, e sulle rispondenze con Arusiano Messio, cfr. in<br />
<strong>pa</strong>rticolare cap. 4.3.<br />
17 La <strong>pa</strong>rticolare ves<strong>te</strong> sintattica della frase, in unione alle difficoltà filologiche di cui infra, hanno<br />
indot<strong>to</strong> Ho<strong>to</strong>man e Gara<strong>to</strong>ni a considerare il locus la citazione di una legge, come quelle opera<strong>te</strong><br />
dall’Arpina<strong>te</strong> poche righe sopra nello s<strong>te</strong>sso <strong>pa</strong>ragrafo. L’ipo<strong>te</strong>si, non accolta da alcuno dei moderni,<br />
è esplicitamen<strong>te</strong> rigettata da ZUMPT 1831, n. ad loc.<br />
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