Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti
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Introduzione<br />
Purtroppo, in altri casi, i Comuni, sopraffatti da tagli e da vincoli, sono stati tentati di<br />
utilizzare l’eolico e le altre fonti rinnovabili per “fare cassa” per pagare le spese correnti,<br />
con molta attenzione agli incentivi e alle cosiddette royalties/ristori una tantum e poca al<br />
risparmio in termini di consumo proprio e della collettività, spesso in balia di soggetti non<br />
qualificati, correndo il rischio di “svendere il territorio”. Stretti tra svuotamento delle casse<br />
comunali e mancanza di personale in grado di analizzare con la dovuta competenza le proposte,<br />
troppo spesso i sindaci, inseguendo il bisogno di nuovi introiti, non si trovano nelle<br />
condizioni e con i giusti rapporti di forza per governare il fenomeno e chiedere sostanziali<br />
modifiche e diversificazioni.<br />
Certamente, l’eolico e le altre fonti di energia rinnovabili possono avere un impatto<br />
positivo importante a livello economico per l’ente <strong>locale</strong> comunale, ma questo può essere<br />
la risultante dell’integrazione di una molteplicità di fattori: il risparmio, i costi sociali e<br />
ambientali, le entrate da investimenti diretti nella produzione energetica rinnovabile e da<br />
servizi aggiuntivi, etc., e non il primo o l’unico obiettivo dell’ente <strong>locale</strong>. A livello di metodo,<br />
il Comune dovrebbe innanzitutto conoscere le potenzialità e le opportunità energetiche del<br />
proprio territorio, per poter utilizzare tutte le leve tutelandolo, migliorando la qualità dei<br />
servizi e della vita dei propri cittadini. Ora, le Linee guida per l’autorizzazione degli impianti<br />
alimentati da fonti rinnovabili 1 hanno regolamentato la materia, prevedendo la possibilità<br />
di misure compensative adeguate, sebbene non monetarie, dirette ad attivare investimenti<br />
coerenti con gli interventi sostenuti sul territorio stesso.<br />
* * *<br />
Queste misure mirano a stimolare la pratica virtuosa nel considerare in modo integrato<br />
la comunità e il territorio, con i suoi bisogni, i suoi consumi complessivi e le sue potenzialità<br />
complessive in termini energetici, focalizzando sulla concomitanza di produzione ed<br />
incremento dell’efficienza energetica, stressando la componente di risparmio, e valorizzando<br />
al massimo la distribuzione e l’autonomia energetica, a partire dal patrimonio immobiliare<br />
pubblico. Molto deve e potrà essere fatto in questa direzione da parte degli enti locali nel<br />
prossimo futuro.<br />
Altre questioni aperte sono ancora:<br />
• la possibilità di andare oltre al modello dei grandi impianti industriali, attraverso una<br />
diffusione anche di micro e mini impianti, più facilmente integrabili nel paesaggio, nelle<br />
aree agricole estensive e anche negli insediamenti artigianali/industriali, arrivando così a<br />
sviluppare un modello energetico innovativo, che in parte utilizza/consuma direttamente sul<br />
posto l’energia prodotta e in parte la interscambia in rete (riducendo la necessità di grandi<br />
reti di distribuzione);<br />
• la possibilità di collegare in modo sinergico lo <strong>sviluppo</strong> dell’eolico e delle altre fonti<br />
rinnovabili con le dinamiche di <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong> dei territori, nell’ipotesi che l’accettabilità<br />
sociale di questi impianti dipenda dalla capacità che hanno di integrarsi con le specificità,<br />
le vocazioni e i settori produttivi territoriali. Ragionare in modo integrato può consentire<br />
di andare nella direzione dello <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong>, ovvero di considerare il territorio come un<br />
patrimonio energetico di aria, acqua, suolo, culture produttive, agricolture, cioè di tutti gli<br />
aspetti che connotano un modello integrato di <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong>, inserendo all’interno un driver<br />
energetico. Risulta, dunque, evidente che poiché gli impianti eolici si possono realizzare<br />
1 Approvate con Decreto 10 settembre 2010 del Ministero dello Sviluppo Economico.<br />
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