Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti
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9. Aprire una seconda fase: rinnovabili e <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong><br />
comunque di una gestione associata. Noi, la gestione associata di molti processi l’abbiamo proposta<br />
anche come emendamento alla bozza di decreto di recepimento della direttiva 28. Si vuole<br />
la procedura semplificata, va bene, ma è un altro titolo di inizio che è la procedura semplificata<br />
per gli impianti da energie rinnovabili. Noi abbiamo accettato, perché è meglio che reintrodurre<br />
la vecchia Scia che ci toglie il potere di controllo sul territorio. Però, abbiamo detto che occorreva<br />
dare al comune di mille abitanti almeno la possibilità di farlo in gestione associata, al di là che ci<br />
sia una delega alla Provincia, perché sappiamo che purtroppo oggi pochi sono i territori dove c’è<br />
una cooperazione tra i diversi livelli della filiera istituzionale-amministativa (Giada Maio, ANCI).<br />
Mi pare che in Italia le condizioni per uno <strong>sviluppo</strong> forte di forme vere e proprie di azionariato<br />
popolare siano ancora assenti o molto, molto deboli. Invece, c’è la possibilità che i Comuni si<br />
consorzino per progetti di questo tipo. È una possibilità che in qualche misura viene praticata<br />
ed è assolutamente positiva perché ovviamente se a promuovere progetti di produzione energetica<br />
da fonti rinnovabili sono i comuni, l’attenzione ai dati legati all’impatto paesaggistico e in<br />
generale all’accettazione sociale è inevitabilmente più grande, più spiccata. Quindi, credo che<br />
forme di questo tipo, con il coinvolgimento dei comuni nei progetti, naturalmente se avviene in<br />
forme trasparenti, credo che sia un fatto assolutamente positivo e che può anche ridurre i rischi<br />
di accettazione sociale degli impianti (Roberto Della Seta, senatore).<br />
In questa direzione le Regioni dovrebbero spingere progetti che coinvolgano, anche nelle<br />
procedure di approvazione, un bacino più ampio di Comuni, in modo da evitare speculazioni<br />
e permettere una valutazione che aiuti l’integrazione nel paesaggio e nel contesto socio-economico<br />
<strong>locale</strong>. La direzione dovrebbe essere quella di spingere progetti integrati in contesti<br />
territoriali e visivi che vanno oltre i confini comunali e per questo la soluzione più efficace<br />
appare quella di prevedere il coinvolgimento di più Comuni (anche nei vantaggi economici)<br />
in tutti i casi in cui gli impianti sono posti entro una distanza stabilita dai confini oppure<br />
sono visibili le torri, ad esempio, da centri abitati nei Comuni confinanti.<br />
Per governare le trasformazioni del paesaggio non si può contare solo sulla spontanea capacità<br />
delle comunità locali di mettere insieme i Comuni, ma occorre obbligare i Comuni a consorziarsi,<br />
perché è nel rapporto diretto tra imprenditore e Comune che si crea o qualcosa di positivo o<br />
qualcosa di estremamente negativo. Occorre obbligarli ad arrivare a delle soluzioni condivise e<br />
trasparenti (Edoardo Zanchini, Legambiente).<br />
Sono sindaco di un Comune che vede il business dell’eolico passare, cioè che guarda le torri<br />
eoliche degli altri comuni, ma non ci ricava quasi niente perché il territorio comunale è di solo<br />
1.000 ha. Nel ‘94-’95 è stato realizzato il primo impianto eolico in questo territorio nel Comune<br />
di Monteleone, confinante con il mio, con 10 torri eoliche della potenza di 1,5Mw e con una<br />
royalty dell’1,5%. All’epoca non conoscevamo quant’era la produzione, quindi mi limitai a fare<br />
un’indagine per vedere se queste installazioni potessero dare dei problemi alla popolazione.<br />
Appurai che le onde elettromagnetiche si annullavano entro i 20-40 metri, e allora diedi anch’io<br />
per la mia piccolissima parte l’assenso. Quindi, Monteleone e Anzano sono stati i primi a partire<br />
sull’eolico. Inizialmente, ci ricavavamo circa 20 milioni di lire, oggi la produzione si è talmente<br />
abbassata che ci ricavo circa 1.000 euro all’anno. Pertanto, il nostro ricavo si è quasi completamente<br />
azzerato e, quindi, io non ho neppure l’opportunità che qualche comune ha di risanare<br />
il proprio bilancio. Che cosa vedo per il nostro territorio Noi storicamente siamo vissuti in un<br />
territorio marginale con delle risorse marginali, per cui era difficile andare avanti. Oggi, alla<br />
luce di tutto questo, vedo che queste nostre risorse “marginali”, che una volta non valevano<br />
niente, oggi valgono tantissimo, perché sono rappresentate dal vento, dal sole, dalle biomasse<br />
legnose e vengo utilizzate per produrre energie che servono alle zone “avanzate”. Credo che<br />
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