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Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti

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9. Aprire una seconda fase: rinnovabili e <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong><br />

L’energia rinnovabile non deve essere vista come in competizione con l’agricoltura, ma ad interazione<br />

di questa, come quell’elemento che può rilanciare l’agricoltura, dandogli un reddito fisso,<br />

stabile, senza oscillazioni che dipendono dalle variazioni nel prezzo del grano o della carne<br />

o delle condizioni climatiche stagionali, e magari permettono di fare uno <strong>sviluppo</strong> agricolo di<br />

qualità. Se uno ha già una rendita può fare anche un investimento su una serra per fare una<br />

primizia (Ivano Bruni, Enel Green Power).<br />

Ci sono delle piccole aziende che iniziano a dire: ”il nostro prodotto è realizzato con energia<br />

da fonti rinnovabili”. È un segnale anche piccolo, ma c’è. Ci sono dei segmenti che cominciano<br />

a trovare una risposta nella certificazione di qualità. Comincia ad esserci un’attenzione e<br />

disponibilità in questo senso anche all’interno delle nostre comunità (Virgilio Caivano, Piccoli<br />

Centri Europei).<br />

Tuttavia, le associazioni di rappresentanza del mondo agricolo guardano con crescente<br />

preoccupazione alla diffusione di grandi impianti eolici e fotovoltaici su suolo agricolo, perché<br />

ritengono che queste grandi strutture (e le necessarie infrastrutture di contorno) finiscano<br />

per danneggiare l’esercizio dell’attività agricola stessa, oltre che la qualità del territorio.<br />

C’è una certa “antipatia” per gli impianti eolici che conosciamo oggi – perché poi possiamo anche<br />

parlare di quelli che vorremmo conoscere – perchè si tratta di iniziative che, a differenza di<br />

altre rinnovabili, non vedono protagonista l’imprenditore agricolo. In fondo, l’imprenditore cede<br />

il terreno per una iniziativa imprenditoriale di terzi. Nel momento in cui si instaurano contratti<br />

di filiera per le biomasse o il biogas, lo sfruttamento del legname, il recupero e la valorizzazione<br />

dei residui, l’imprenditore agricolo con la sua struttura aziendale è coinvolto, cioè partecipa ad<br />

un progetto di <strong>sviluppo</strong> energetico, diventa attore del territorio, anche attraverso la eventuale<br />

creazione di piccoli consorzi di produttori. Invece, gli impianti eolici industriali sono apparsi<br />

come un qualcosa che cala dall’alto – e lo sono oggi soprattutto dopo che si sono costruiti dei<br />

percorsi di accesso ad aree svantaggiate, in cui c’è la traccia paesistica di una strada e di un<br />

percorso di torri -, e molto spesso il territorio non ha una vera ricaduta occupazionale, non c’è<br />

economia <strong>locale</strong>, si è creato un investimento che dà i suoi frutti distribuiti in dividendo in società,<br />

che è qualcosa di molto diverso dal nostro modello di compartecipazione nello <strong>sviluppo</strong> delle<br />

energie. Da questo punto di vista, lo <strong>sviluppo</strong> dell’energia fotovoltaica, per quanto in alcuni<br />

casi si registrano le medesime finalità speculative, consente di rendere partecipi gli agricoltori.<br />

È chiaro che in questo caso noi siamo di fronte ad ettari di terreno investito a tetti fotovoltaici.<br />

L’agricoltore cede il fondo, si abbandona il presidio di una determinata area, lo <strong>sviluppo</strong><br />

prende una direzione diversa e cosa rimane Rimane l’alterazione del mercato fondiario, perché<br />

in quell’area i prezzi dei terreni a quel punto oscillano su valori che non corrispondono a quelli<br />

tradizionali legati alla produzione di foraggio. Il problema è che bisogna rendersi conto che il<br />

concetto di <strong>sviluppo</strong> in rete delle microenergie deve pure trovare una logica di componimento<br />

sul territorio altrimenti si ha solo un irradiamento in maniera frazionata sul territorio che determina<br />

molti scompensi nell’economia agricola (Stefano Masini, <strong>Coldiretti</strong>).<br />

Secondo le rappresentanze agricole, tale tipologia di impianti può determinare impatti<br />

ambientali rilevanti, anche in virtù degli effetti cumulativi, come, ad esempio, la perdita<br />

di permeabilità del suolo, disequilibri idrogeologici, fenomeni alluvionali, di erosione e<br />

desertificazione, danni alla biodiversità, alterazioni microclimatiche, produzione di ingenti<br />

quantitativi di rifiuti nelle fasi di smantellamento, effetti negativi legati alla necessaria infrastrutturazione<br />

di trasporto dell’energia.<br />

In particolare, per quanto riguarda la diffusione di grandi impianti fotovoltaici sul suolo,<br />

si evidenzia come questi abbiano una potenza tale da dover impegnare ampie superfici<br />

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