Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti
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<strong>Energia</strong> <strong>eolica</strong> e <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong><br />
che le torri vengano installate e dove invece vogliamo che il nostro territorio abbia un’altra<br />
vocazione. Tutti quanti possiamo fare i piani regolatori e decidere la direzione di <strong>sviluppo</strong> del<br />
territorio, ma nel caso dell’energia non lo possiamo fare. Il fatto che non si possa pensare “oltre”<br />
è un’assurdità. Quando qualcuno parla della nostra posizione di svantaggio contrattuale<br />
nei confronti di chi vuole fare eolico nel nostro territorio, non si riferisce soltanto all’aspetto<br />
economico, si riferisce anche all’aspetto funzionale delle competenze. Ad esempio, non c’è un<br />
canale privilegiato nel caso in cui il proponente di una iniziativa <strong>eolica</strong> fosse un ente pubblico.<br />
Addirittura, oggi si sostiene che i Comuni non possono più fare energia. Non possiamo decidere<br />
la nostra pianificazione territoriale, ci hanno ridotto o negato la possibilità di fare società miste<br />
che potevano essere una soluzione per fare energia e scegliere l’operatore. Se fai un bando per<br />
cercare un partner privato, puoi promuovere lo <strong>sviluppo</strong> territoriale con il coinvolgimento di un<br />
soggetto che presenta delle caratteristiche e dei requisiti che scegli, il quale giocoforza deve<br />
anche condividere le finalità di pubblico interesse. Ma, nemmeno questo si può fare. Avremmo<br />
bisogno di consulenti e di energy mananger nei nostri comuni, ma noi non abbiamo piante<br />
organiche che sono in grado di poter gestire questo fenomeno. I nostri uffici tecnici fino a 5-6<br />
anni fa facevano permessi “a costruire” per abitazioni, molto spesso non superiori ai due piani<br />
e si sono ritrovati di fronte a fenomeni che non hanno la possibilità di governare. Ammesso che<br />
abbiamo le risorse, non possiamo dotarci di consulenti perché la normativa lo vieta o riduce<br />
questa possibilità ad un massimo del 20% della spesa pregressa. Quindi, innanzitutto dobbiamo<br />
evidenziare queste problematiche che attengono ai poteri dell’ente <strong>locale</strong> per poi recuperare<br />
un ruolo politico nei confronti di chi le norme le deve fare. Ad esempio, le ultime Linee guida<br />
regionali sono state fatte in fretta perché c’era la scadenza del 31 dicembre dettata dalle linee<br />
guida nazionali, però sono state fatte in maniera unilaterale. Non sono stati sentiti né l’ANCI<br />
né i Comuni. Il governo regionale non vuole che si faccia più eolico e non a caso le linee guida<br />
vanno in senso restrittivo, bypassando anche il volere delle amministrazioni locali. In questo<br />
modo, siamo esposti al solito ricatto per cui dobbiamo cercare di prendere quello che si può e<br />
non fare quello che invece vorremmo (Gianfilippo Mignogna, Biccari).<br />
È chiaro che in queste condizioni la diffusione dell’eolico e delle altre rinnovabili sul<br />
territorio non si è realizzata sulla base di un’analisi integrata delle potenzialità locali collegate<br />
alle caratteristiche e dinamiche dello <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong>. Le decisioni territoriali sono<br />
state governate esclusivamente dalle imprese attive nella produzione di energia. Sui territori<br />
sono arrivati dei soggetti esterni, in molti casi imprese multinazionali, attratti dalla possibilità<br />
di sfruttare la disponibilità di vento e di incentivi generosi, realizzando un impianto<br />
eolico industriale. Pertanto in questi ultimi 15 anni nell’eolico (ma, spesso anche nelle altre<br />
rinnovabili, si pensi, ad esempio, al fotovoltaico 101 , alle grandi dighe idroelettriche) è stata<br />
privilegiata la dimensione del grande investimento industriale, in sostanziale continuità con<br />
il modello energetico fordista basato su un sistema centralizzato, verticale e polarizzato in<br />
pochi grandi/mega impianti. 102<br />
Finora il modello applicativo delle rinnovabili è stato deficitario rispetto alle premesse per un<br />
mancanza di governance. Dai territori arrivano al FAI, come alle altre associazioni di tutela,<br />
esposti da parte di cittadini che si difendono “contro” l’impianto sia di eolico sia di fotovoltai-<br />
101 In Italia gli incentivi del conto energia sono stati distribuiti quasi per il 90% a grandi impianti fotovoltaici a terra di<br />
potenza superiore ai 20 kWp, quindi esclusi dallo scambio sul posto, che molto spesso hanno devastato il paesaggio o addirittura<br />
provocato l’espianto di vigneti e oliveti. “Gli incentivi, tra le difficoltà burocratiche, le complicazioni sul consenso sociale,<br />
sono andati solo a favorire i grandi gruppi che avevano il tempo e la capacità di supportare investimenti per 4-5 anni in attesa di<br />
un’autorizzazione, di ungere e ruote, perché dopo c’erano incentivi straordinari. Invece, hanno scoraggiato i piccoli” (Tommaso Dal<br />
Bosco, UNCEM).<br />
102 Anche l’energia nucleare, fattore rischio a parte, è ancora legata a una fonte destinata a un rapido esaurimento (come<br />
petrolio e metano) e a un impianto ipercentralizzato, che richiede addirittura una militarizzazione preventiva del territorio.<br />
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