Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti
Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti
Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
<strong>Energia</strong> <strong>eolica</strong> e <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong><br />
Quella di un azionariato misto pubblico-privato e di un azionariato diffuso è una scelta che<br />
abbiamo preso in considerazione e che abbiamo affrontato anche con i concittadini. In vari<br />
passaggi che abbiamo fatto - non tanto per il parco eolico che effettivamente è un investimento<br />
fuori dalla nostra portata - sull’impianto a biomasse avevamo pensato che poteva essere l’ente<br />
pubblico comunale e un gruppo di azionisti–cittadini a poter finanziare l’investimento. Abbiamo<br />
scelto la “concretezza del fare” che veniva da aziende che facevano investimenti e avevano<br />
i loro ritorni economici. Però, abbiamo “preteso” per il territorio dei “ritorni” importanti e li<br />
abbiamo ottenuti anche perché avevamo già fatto tutto il processo di approfondimento. Solo<br />
sulle biomasse, le due aziende vinicole locali hanno stipulato dei contratti di fornitura dei<br />
sottoprodotti a prezzi doppi rispetto al valore di mercato. Domani questo valore, chiamiamolo,<br />
“politico”, chiesto e mediato dall’amministrazione, ricadrà su tutte le attività agricole del<br />
territorio. Abbiamo cercato di fare gli interessi di chi vive nel territorio in rapporto a chi viene<br />
a fare investimenti. Sicuramente sarebbe stato “più nobile” come intento e ci sarebbero stati<br />
dei ritorni importanti per l’amministrazione nel caso dell’azionariato, ma dovevamo impegnare<br />
l’amministrazione in scelte importanti, forse anche difficili da sostenere per il nostro ente. Noi<br />
non siamo operatori che lavorano nel settore e, quindi, avremmo potuto anche sbagliare e sbagliare<br />
in maniera importante. Abbiamo fatto i dovuti approfondimenti vedendo le possibilità di<br />
aprire un mercato nuovo, con tutta una serie di possibilità di investimenti e poi abbiamo deciso<br />
concretamente di far sì che queste investimenti li facesse chi era un operatore del settore. C’è<br />
un problema di “taglia” del Comune, ma fondamentalmente c’è un problema di gestione, perché<br />
noi abbiamo visto altri esempi in Italia di impianti a biomasse fatte dai Comuni. Quando<br />
siamo andati a visitarli erano fermi da mesi, perché non avevano l’operatore che era qualificato<br />
per far funzionare l’impianto. Quesiti impianti hanno anche beneficiato di contributi regionali<br />
pubblici in maniera importante, però fai un investimento, metti un impianto e magari non lo<br />
tieni acceso perché non riesci a gestirlo e hai tutta una serie di difficoltà. Fino a che punto ne<br />
vale la pena Forse è meglio farlo gestire a qualcun altro in modo che vi siano dei benefici in<br />
termini economici e ambientali per tutto il territorio. Quando crei un’economia le ricadute vanno<br />
a finire sui tutti i vari settori. È vero che quelli che potevano essere i benefici economici per<br />
l’amministrazione potevano essere molto più alti, ma alla fin fine non ci interessava diventare<br />
“la Montecarlo” delle rinnovabili, ma avere la sostenibilità che significa avere e mantenere dei<br />
servizi in grado di creare anche altre attività. Abbiamo fatto la scelta politica di far partire le<br />
attività nei tempi minori possibili (Federico Pennesi, Santa Luce).<br />
* * *<br />
Fortore <strong>Energia</strong><br />
L’area compresa tra la Campania e la Puglia attraversata dal fiume Fortore (che funge<br />
anche da confine tra la Puglia e il Molise), che coincide con i territori delle Comunità Montane<br />
dei Monti Dauni Settentrionali (FG) e del Fortore (BN) che accorpano ventotto Comuni<br />
Appenninici, a cavallo delle province di Foggia e Benevento, già nel 2000 ospitava il distretto<br />
eolico italiano: dei circa 700 MW installati in Italia, sull’Appennino Appulo-Campano erano<br />
in produzione impianti per una potenza complessiva di circa 500 MW, quasi tutti installati<br />
a partire dal 1996. Tale distretto era destinato a crescere ulteriormente, proprio grazie alle<br />
innovazioni normative introdotte a partire dal Decreto legislativo 79/99 (cosiddetto “Decreto<br />
Bersani”) inerente il recepimento della Direttiva europea 96/92/CE sul mercato interno<br />
dell’elettricità che ha definito le linee generali del riassetto del settore elettrico in Italia.<br />
Inoltre, accanto all’eolico, il territorio disponeva di risorse per favorire lo <strong>sviluppo</strong> di altre<br />
fonti rinnovabili: la produzione di biomassa, l’acqua, il sole. Dalla trasposizione dei dati del<br />
Libro bianco per la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili (6 agosto 1999), Libro Bianco<br />
Italiano riferiti a tutte le fonti rinnovabili - con l’esclusione dell’idro medio e grande - per<br />
108