Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti
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<strong>Energia</strong> <strong>eolica</strong> e <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong><br />
vativi, come nel rispetto degli impegni presi aderendo al Patto dei Sindaci (programmazione<br />
territoriale e regolamentazione <strong>locale</strong> edilizia, pianificazione urbanistica integrata con le reti<br />
energetiche - teleriscaldamento, mobilità, etc.).<br />
Per quanto riguarda le procedure amministrative per la formazione dei titoli abilitativi<br />
alla costruzione ed esercizio degli impianti di produzione di energia <strong>eolica</strong> e più in generale<br />
da fonte rinnovabile, diverse sono le criticità che fino ad oggi si sono manifestate:<br />
1. Il mancato rispetto del termine di 180 giorni per la conclusione del procedimento di autorizzazione<br />
unica appare essere ormai sistematico. Sono eccezionali, infatti, i casi in cui il titolo<br />
Il Patto dei Sindaci<br />
Circa 2000 sono le città europee, di cui oltre 500 quelle italiane, aderenti al Patto dei Sindaci e che<br />
hanno preso l’impegno di ridurre le proprie emissioni di gas climalteranti di almeno il 20% entro il<br />
2020. Da questo punto di vista il Patto dei Sindaci rappresenta l’azione più forte attualmente in atto<br />
per coinvolgere i governi locali nella lotta ai cambiamenti climatici. Il Piano di azione nazionale italiano<br />
per le fonti rinnovabili indica la campagna SEE (www.campagnaSEEitalia.it), e il patto dei Sindaci<br />
che opera al suo interno, come una delle principali iniziative di sensibilizzazione in atto nel nostro<br />
Paese. Le singole città aderenti al Patto si impegnano a redigere, sulla base di apposite linee guida, un<br />
Piano di Azione per l’<strong>Energia</strong> Sostenibile (PAES), documento programmatico (da presentare in Consiglio<br />
Comunale, nonché alla Commissione Europea) per descrivere il percorso e le azioni che seguiranno da<br />
qui al 2020 per ridurre le proprie emissioni di gas climalteranti. In Italia, la prima città ad aver approvato<br />
il proprio PAES in Consiglio Comunale è stata Avigliana, seguita da Torino, Udine, Verona. La Fondazione<br />
Cariplo ha emesso un bando che mette a disposizione 2 milioni di euro proprio per sostenere<br />
i comuni nella redazione dei PAES. Diverse Regioni e Province stanno mettendo in sinergia le proprie<br />
attività proprio al fine di convogliare risorse economiche, derivanti ad esempio dai Fondi Strutturali,<br />
verso azioni propedeutiche all’attuazione del Patto dei Sindaci. A livello europeo, è possibile accedere<br />
a risorse finanziarie attraverso il fondo ELENA, gestito dalla BEI e il bando comunitario <strong>Energia</strong> Intelligente<br />
per l’Europa (EIE). Dal punto di vista operativo, il PAES si compone di tre parti ben distinte:<br />
• una prima parte riguarda la creazione di una strategia generale di lungo termine del singolo Comune<br />
(o del gruppo di Comuni associati allo stesso PAES), con l’identificazione di adeguate strutture<br />
amministrative con adeguate risorse umane e finanziarie all’interno dei singoli Comuni, del target<br />
di riduzione al 2020, delle azioni prioritarie da perseguire, delle tendenze in atto e delle principali<br />
opportunità. Per quanto riguarda il target di riduzione delle emissioni, esso può essere calcolato in<br />
valori assoluti o pro-capite, cioè per numero di abitanti;<br />
• una seconda parte riguarda l’analisi dello stato dell’arte in termini di emissioni, cioè la preparazione<br />
dell’inventario delle emissioni della città nell’anno riferimento, per poi analizzare il trend<br />
delle emissioni da qui al 2020 al fine di stimare le emissioni attese al 2020 e programmare quindi<br />
le azioni di riduzione in sintonia con lo <strong>sviluppo</strong> della città. Infine, in questa fase si analizza anche<br />
la produzione di energia a livello <strong>locale</strong>, in particolare valorizzando gli impianti a fonte di energia<br />
rinnovabile. I settori principali sui quali si pone l’attenzione sono quelli relativi agli edifici, strutture<br />
e industrie locali, nonché quello dei trasporti, sia pubblici che privati;<br />
• la terza fase riguarda l’individuazione dei settori sui quali intervenire e, quindi, le azioni da<br />
mettere in campo per tipologia e fonte di energia utilizzata. Il consumo di energia riguarda tutti i<br />
settori del vivere quotidiano nelle città: trasporti, residenziale, piccola e media industria, agricoltura,<br />
terziario e, al loro interno, la tipologia di energia utilizzata (termica, elettrica, carburanti) e la fonte<br />
di provenienza (fossile o rinnovabile). Questa fase deve veder coinvolta la società civile al fine di<br />
condividere insieme le scelte strategiche per lo <strong>sviluppo</strong> sostenibile della città.<br />
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