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Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti

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9. Aprire una seconda fase: rinnovabili e <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong><br />

• essere un canale per veicolare e garantire risorse finanziarie altrimenti non mobilitabili;<br />

• svolgere un ruolo di garante della trasparenza dell’iter di riferito a ciascuna domanda di<br />

autorizzazione di nuovi insediamenti produttivi;<br />

• essere un volano per promuovere nuove iniziative imprenditoriali attraverso la trasformazione<br />

del proprio modo di operare e di gestire il proprio patrimonio;<br />

• essere fonte di legittimazione di nuove pratiche agli occhi della cittadinanza;<br />

• essere nodo del coordinamento e della diffusione di pratiche replicabili, ancorché nate in<br />

contesti locali e specifici, nei confronti degli altri territori o all’interno del territorio stesso;<br />

• affiancare alle funzioni tradizionali della pubblica amministrazione quelle relative alle<br />

politiche di <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong>, promuovendo la partecipazione integrata di tutti gli attori del<br />

territorio (autonomie locali e funzionali, rappresentanze degli interessi, istituzioni finanziarie,<br />

associazioni, imprese, saperi e cittadini).<br />

Soprattutto, significa non “svendere il territorio” per “quattro soldi” di royalty/compensazioni,<br />

per provare a costruire dei progetti di impianti rinnovabili a capitale misto pubblicoprivato<br />

e/o con forme di azionariato diffuso tra i cittadini. Un forte radicamento pubblicoprivato<br />

della proprietà degli impianti consentirebbe di sviluppare politiche di <strong>sviluppo</strong> delle<br />

rinnovabili molto attente alle potenzialità e ai bisogni del territorio. Per operare ci vogliono<br />

imprese, vecchie o nuove, pubbliche o private, o miste, o cooperative, o sociali. In questa<br />

dimensione, il carattere <strong>locale</strong> dell’impresa – o un suo radicamento a livello <strong>locale</strong>, ancorché<br />

nel quadro di una rete a filiera lunga – è molto più importante delle dimensioni e per questo<br />

può ritrovarsi in vantaggio.<br />

Ma, il “terzo attore” di una redistribuzione del potere di governo dell’economia a livello<br />

<strong>locale</strong> è la comunità stessa o, meglio, la “cittadinanza attiva”, attraverso le sue espressioni<br />

organizzate – università e centri di ricerca, sindacati, associazioni professionali, scuole, parrocchie,<br />

volontariato, comitati civici, etc. – e il suo coinvolgimento diretto nelle iniziative<br />

intraprese. È a questo livello che risiedono quei saperi diffusi di cui la popolazione è depositaria<br />

e sempre più, anche, fonte di elaborazione. 104 Occorre cercare di esplorare strade nuove<br />

e avanzate, promuovendo la crescita di un desiderio di auto-organizzazione delle istituzioni<br />

locali e delle popolazioni, destinato ad alimentare una sempre più forte e impegnativa forma<br />

di “imprenditorialità collettiva”. In questo senso, la costruzione di forme di partenariato<br />

esprime:<br />

• un’assunzione di responsabilità da parte dei gestori (enti o privati) degli impianti, delle<br />

imprese del territorio e delle collettività locali;<br />

• la volontà di ripartire in modo migliore i benefici della produzione energetica da fonti<br />

rinnovabili sul territorio;<br />

sui progetti in atto e sulle energie rinnovabili e sullo scenario energetico generale, mostrare possibili simulazioni di come può<br />

apparire il progetto della centrale una volta realizzato.<br />

104 Il modello oggi più diffuso di questo “trasferimento di poteri”, ancorché di dimensioni minime e di valore quasi esclusivamente<br />

esemplare, è forse rappresentato dai GAS: Gruppi di acquisto solidale. Sono associazioni volontarie di cittadini attivi<br />

che si organizzano per saltare l’intermediazione commerciale – e i suoi costi – e per accedere in modo diretto ad acquisti di<br />

qualità controllata: prevalentemente, ma non solo, in campo alimentare (prodotti dell’agricoltura biologica o di lavorazioni tradizionali).<br />

Nel promuovere la loro pratica mettono al lavoro e sviluppano nuovi saperi: quelli che permettono loro di esercitare<br />

un controllo sulla qualità di ciò che comprano. Ma, al tempo stesso, stimolano un numero crescente in imprese agricole e di<br />

trasformazione ad adeguarsi agli standard richiesti e, quindi, ad imboccare la strada di una riconversione ambientale. In questo<br />

processo lo stimolo è reciproco: il produttore che apre la sua azienda alla verifica del consumatore, gli trasmette – trasmette<br />

ad alcuni, i più disponibili a farsene coinvolgere - i suoi saperi e ne riceve a sua volta nuovi stimoli. Manca ancora, in questo<br />

intreccio, il terzo attore: l’amministrazione <strong>locale</strong>. In alcuni, rari, casi comincia a fare la sua comparsa. Per esempio con i<br />

farmers market e con la diffusione degli orti urbani. Ma se la promozione dei GAS, da iniziativa spontanea di gruppi ristretti di<br />

cittadini attivi, venisse adottata da un’amministrazione <strong>locale</strong>, garantendo il coinvolgimento organizzato degli utenti, potrebbe<br />

gradualmente coinvolgere un numero crescente di cittadini, favorire una vera riconversione del territorio agricolo circostante,<br />

investire progressivamente altre produzioni: non solo, necessariamente, locali ma sempre caratterizzate da un rapporto diretto<br />

con interlocutori che esprimono le esigenze di una comunità.<br />

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