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Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti

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<strong>Energia</strong> <strong>eolica</strong> e <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong><br />

• territori dove sono già presenti impianti e si dovrebbe rendere coerente il quadro visivo<br />

(minimizzando le conseguenze più negative dell’“effetto cumulativo”), magari mettendo<br />

ordine rispetto al tipo di torri e colori, agli allineamenti.<br />

Una seconda ragione, riguarda soprattutto alcune Regioni dove occorre organizzare una<br />

procedura che permetta di valutare i tanti progetti presentati e la specifica attenzione da<br />

avere nei confronti di impianti da sostituire o di situazioni invece dove i progetti si vanno a<br />

collocare in contesti già fitti di impianti (dove magari mettere ordine), oppure di aree delicate<br />

e prive di progetti.<br />

In questo contesto, si può pensare anche ad un serio protagonismo delle Province, che<br />

metta a disposizione degli Enti locali competenze, piani di realizzazione, criteri e regole<br />

per ottenere il massimo senza deturpare il territorio o subire speculazioni insostenibili, in<br />

modo che i Comuni, soprattutto i piccoli Comuni, non si espongano indifesi alle pressioni<br />

degli operatori. In una dimensione provinciale, inoltre, sarebbe anche più facile fare massa<br />

critica sufficiente per poter puntare anche sullo <strong>sviluppo</strong> di una filiera produttiva completa<br />

nel campo delle rinnovabili e, quindi, avere maggiori ricadute produttive ed occupazionali<br />

sul territorio.<br />

Legata alla filiera di installazione e gestione degli impianti da rinnovabili, bisogna cercare<br />

di creare una filiera <strong>locale</strong> produttiva, sia questa turistica sia questa di opifici. L’impianto<br />

fotovoltaico da 30 MW che hanno richiesto di fare gli industriali sul mio territorio – ne hanno<br />

chiesti di fare 20 di impianti, ma quell’uno che si farà -, oltre a rispettare tutti quei criteri di<br />

paesaggio e, quindi, essere realizzato su terreni agricoli ormai dismessi da anni, oltre a non<br />

vedersi, etc., deve produrre non solo un introito per il Comune da riversare sui cittadini in termini<br />

di servizi, ma deve anche produrre un introito che deve dare delle risorse alla collettività<br />

provinciale, insieme ad introiti di altri, per mettere sul territorio magari anche una filiera di<br />

produzione di pannelli o un centro di ricerca sulle energie rinnovabili collegato all’università.<br />

Queste filiere vanno aperte. Se ci si limita a far fare l’impianto, magari al gruppo straniero che<br />

poi i soldi che incassa li prende e se li porta via per investirli altrove, questo è un problema.<br />

La politica deve consentire, anche sacrificando una minima parte del territorio, la realizzazione<br />

di certi impianti, limitatamente ad alcune localizzazioni che siano altamente compatibili,<br />

che abbiano un ritorno non solo in royalty per i sindaci, ma abbiano un ritorno anche in<br />

occupazione e nello <strong>sviluppo</strong> dell’economia <strong>locale</strong> più complessiva. Certo, non dappertutto<br />

potranno nascere imprese della filiera industriale, ma ogni territorio può avere la sua filiera.<br />

In questo senso, è giusto pensare anche ad una filiera di territorio che sia anche provinciale,<br />

che la Provincia la coordini, perché se no ogni sindaco potrebbe volere un impianto nel proprio<br />

territorio, anzi lo vorrebbe in quello degli altri, però i posti di lavoro li vorrebbe nel suo. Per<br />

questo, ci deve essere un coordinamento tra i comuni limitrofi. Faccio un esempio a livello<br />

di coordinamento provinciale della provincia di Grosseto. Se si fanno 28 impianti da 10 MW,<br />

per un totale di 280 Mw, in 28 comuni, questi mettono in moto, se si considera anche solo<br />

l’1%, qualche milione di euro da dare alla Provincia per investire. È chiaro che l’investimento<br />

va fatto nell’area industriale dove c’è, non necessariamente nel singolo comune, però tutta la<br />

manutenzione degli impianti, che comprenda quindi una filiera di cooperative e di lavoratori,<br />

quella può essere messa in quel territorio. Se faccio 70 MW e ci sono 5-6 persone che ci devono<br />

lavorare è giusto che siano dei ragazzi del mio territorio. È questo che in quei comuni dove<br />

vengono messi gli impianti, si faccia della formazione gratuita per i giovani che vogliono lavorare<br />

in questo settore. Una sorta di perequazione di livello più ampio la può fare la Provincia<br />

con un’azione di coordinamento ed è giusto che la faccia un ente superiore al singolo comune,<br />

ma è giusto anche che ci sia una perequazione <strong>locale</strong> che deve essere fatta dal sindaco con i<br />

propri cittadini. Per ora la Provincia non può svolgere questo ruolo di coordinamento, neanche<br />

in Toscana, perché non sono ancora stati definiti gli obiettivi nazionali di burden sharing per<br />

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