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Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti

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<strong>Energia</strong> <strong>eolica</strong> e <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong><br />

dobbiamo iniziare a vedere la presenza di queste risorse energetiche non soltanto come una<br />

posizione di rendita, perchè questo ci può consentire soltanto di sopravvivere per 10-15 anni.<br />

Dobbiamo immaginare di andare oltre al beneficio immediato, per avere anche uno <strong>sviluppo</strong><br />

sostenibile per le generazioni future. Questa è la vera scommessa che dobbiamo portare avanti.<br />

Come Io credo che bisogna cominciare ad “obbligare”, a far considerare a chi vuole investire<br />

sul nostro territorio per riconversioni o per ampliamento, non solo il parametro dell’“utilità economica”,<br />

ma anche quello dell’occupazione. Quanta occupazione mi dai Altrimenti, qui non ci<br />

metti piede. L’occupazione non può essere solo quella del cantiere edile che non produce niente,<br />

ma deve essere anche quella qualificata legata alla produzione e manutenzione di queste torri.<br />

Analogamente, possiamo estendere il discorso alle biomasse. Le imprese hanno bisogno di noi<br />

come territorio ed è questa è la nostra vera ricchezze. Se noi siamo capaci di sfruttare bene<br />

questa nostra posizione allora ci sarà un futuro anche per noi. Alle imprese dobbiamo chiedere<br />

che facciano formazione, ma se questo lo vado a chiedere come singolo piccolo Comune, probabilmente<br />

vengo sopraffatto dalle mie necessità economiche e se mi danno il contentino dello<br />

0,5% in più, oggi accetto tutte le condizioni. Questo perché i continui tagli ai trasferimenti<br />

dello Stato ci obbligano anche a fare questi tipi di accordi. Viviamo in una situazione in cui<br />

tutti i Comuni non riescono più a fare il bilancio e quei pochi che ci riescono è solo perché<br />

hanno queste piccole entrate, ma sono situazioni che non portano da nessuna parte. Quello che<br />

bisogna chiedere a chi vuole investire qui è di aiutarci a costruire un vero <strong>sviluppo</strong> sostenibile<br />

e per far questo dobbiamo agire non più come singoli Comuni ma come sistema territoriale,<br />

magari anche a seguito di una legge che obbliga i Comuni che vogliono ampliare o allargare ad<br />

altre forme di energia sostenibile, l’obbligo di stare insieme. Questa potrebbe essere modo per<br />

avviare un processo di <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong>, altrimenti saremo sempre sopraffatti dai nostri stessi<br />

bisogni (Antonio Rossi, Anzano di Puglia).<br />

Queste sono questioni che riguardano un’area “vasta”, non riguardano singoli comuni, e vanno<br />

quindi organizzate in maniera collettiva. Sono questioni che vanno ragionate insieme e organizzate<br />

insieme, per rispondere insieme. Non c’è dubbio che abbiamo vissuto una fase in cui eravamo<br />

assolutamente ignoranti rispetto a questo fenomeno, parlo degli anni ’90, e quindi quel<br />

poco che veniva dato come royalty veniva visto come la manna. Ma, anche quando abbiamo<br />

capito che in realtà nessuno ci stava regalando niente, e anzi, ci stavano derubando, abbiamo<br />

fatto poco per modificare la situazione. Questo è un patrimonio che in Italia solo quest’area<br />

o poche altre aree del Paese posseggono. Così come la Val d’Agri ha un po’ di petrolio, il Sub-<br />

Appennino Appulo–Irpino ha il vento. È esattamente la stessa cosa. Però non sappiamo come<br />

farcelo valorizzare. I sindaci che ricevono il 3-4% pensano di aver spuntato chissà che cosa.<br />

Questo perché è mancata un’azione sinergica. Quello che voglio dire è che gestisco in Master<br />

ma gli studenti vengo più da fuori che da queste aree. C’è un’esigenza di formazione, ma credo<br />

che vi sia innanzitutto un’esigenza di “fare sistema”. C’è il problema del Decreto 387 che<br />

stabilisce che le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili e le<br />

opere connesse, come le infrastrutture necessarie alla costruzione e all’esercizio degli impianti,<br />

si devono considerare di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti e, quindi, al di fuori del<br />

potere decisionale discrezionale degli enti locali. Così come ANEV, cioè qualche grossa azienda<br />

dell’eolico, riesce ad influenzare l’attività legislativa del Parlamento, piuttosto che del Governo,<br />

allora mi chiedo perché questo intero “comprensorio del vento” non riesce a fare sistema per<br />

fare lobbying a Bari, piuttosto che a Roma. Perché Bari ha fatto in due mesi le Linee guida<br />

senza sentire assolutamente nessuno Perché lo steso ha fatto il governo nazionale Cantiamo<br />

il federalismo, ma forse solo perché dobbiamo spostare i soldi dal Sud al Nord, però di dare voce<br />

e forza al territorio, alle popolazioni, alle aree marginali come sono queste, non si parla. Credo<br />

che i sindaci abbiano una grande responsabilità. Purtroppo, per quegli errori del passato non<br />

ci si può fare niente, però poniamo rimedio per il futuro. Intanto c’è bisogno di fare sistema.<br />

Cominciamo ad imparare qualcosa dai sindaci dell’Irpinia: 31 comuni che si mettono insieme e<br />

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