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Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti

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<strong>Energia</strong> <strong>eolica</strong> e <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong><br />

il consenso del territorio, perché ben integrati nel paesaggio. Insomma, i numeri sembrano<br />

smentire le accuse circolate negli ultimi tempi riguardo alla permeabilità di questo settore<br />

rispetto alla criminalità. 57<br />

Legambiente ha voluto mettere in evidenza le sette inchieste, condotte dal 2006 ad oggi, che<br />

riguardano l’eolico. Si tratta di indagini che hanno conosciuto un’accelerazione dal 2009 e<br />

che riguardano in particolare cinque Regioni: Sardegna, Sicilia, Campania, Puglia e Calabria.<br />

Eppure, nonostante la presenza invasiva in queste Regioni delle organizzazioni mafiose e gli<br />

ovvi interessi di chi cerca ogni occasione utile per ottenere illegalmente facili profitti, l’eolico<br />

è di gran lunga il settore economico meno condizionato da fenomeni criminali e d’illegalità in<br />

genere. Basta confrontare questi numeri con quelli del traffico illecito di rifiuti oppure con quelli<br />

del ciclo illegale del cemento. Nel periodo gennaio 2006-luglio 2010 sono state compiute in<br />

Italia 111 operazioni contro i trafficanti di rifiuti con 69 arresti e 360 aziende coinvolte. Vale<br />

la pena sottolineare, peraltro, che delle indagini in corso soltanto una si è già conclusa con<br />

una sentenza di condanna in primo grado – l’operazione Eolo -, mentre diverse non sono ancora<br />

arrivate alla fase del rinvio a giudizio. Inoltre, provvedimenti cautelari scaturiti dalle inchieste,<br />

sequestri, denunce, arresti. Sono quasi sempre stati emessi durante le fasi di progettazione<br />

e autorizzazione, bloccando cioè gli impianti ancora sulla carta, prima che si realizzassero le<br />

opere e che i parchi cominciassero a produrre energia. Il che significa che grazie all’attività degli<br />

investigatori oggi non c’è pressoché traccia di energia <strong>eolica</strong> “illegale” che viaggi nella rete<br />

elettrica (Zanchini, 2010a:60-61).<br />

In secondo luogo, non è vero che chi investe nell’eolico possa beneficiare di fondi europei<br />

o pubblici per la realizzazione degli impianti. Da tempo in Italia gli incentivi vengono<br />

concessi solo per l’energia elettrica effettivamente prodotta. Proprio per questo, se le pale<br />

sono in aree dove non c’è vento e rimangono ferme l’investimento è un totale fallimento che<br />

nessuno farebbe.<br />

Oggi, dal punto di vista degli incentivi l’Italia ha una quadro di norme relativamente avanzato<br />

che è stato costruito dal governo Prodi sul modello prevalente in Europa del conto energia. Questo<br />

modello ha eliminato alcune delle principali distorsioni. In assenza di questo tipo di sistema<br />

di incentivazione era effettivamente possibile che chi decidesse di realizzare, ad esempio, un<br />

parco eolico potesse ottenere delle incentivazioni a prescindere dal fatto che quel parco eolico<br />

immettesse energia in rete. Questo dal 2004 non è più così, nel senso che un impianto eolico è<br />

incentivato nella misura in cui produce elettricità. 58 La favola che continua ad essere raccontata,<br />

che uno possa prendere dei soldi per realizzare l’impianto a prescindere dal fatto che il parco<br />

eolico produca effettivamente della elettricità (cioè che le pale girino), non è stata una favola<br />

in passato (prima del 2004), ma oggi non corrisponde alla realtà dei fatti. Se un mafioso, per<br />

essere chiari, vuole speculare sull’eolico non può farlo se non produce elettricità. La possibilità<br />

che questi incentivi siano fasulli e che non incentivino altro che speculazioni private, oggi non<br />

esiste più (Roberto Della Seta, senatore).<br />

57 Anev ha lanciato un segnale preciso in proposito, firmando il Protocollo di legalità tra Confindustria e Ministero dell’<strong>Ambiente</strong>.<br />

58 Fino al 2004 era possibile avere diritto all’incentivazione sull’energia prodotta, usufruendo al contempo di contributi pubblici<br />

previsti dalla Legge 488/92, destinati alle aree depresse del Paese. Va comunque segnalato che detti finanziamenti erano<br />

erogati solo a fine costruzione e raggiungevano l massimo il 10% del costo documentato dell’investimento. Alcune inchieste<br />

della magistratura indagano sull’eventualità che, per l’installazione di pochi impianti diversi anni fa, siano stati ottenuti illecitamente<br />

tali fondi.<br />

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