Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti
Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti
Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
6. Gli elementi di criticità<br />
Infine, poiché gli impianti eolici si possono realizzare laddove il vento soffia davvero,<br />
che non è ovunque, il futuro di questa fonte energetica sta nel concorrere insieme alle altre<br />
rinnovabili in un processo di riconversione energetica e non di rappresentare l’alternativa, da<br />
sola, al petrolio.<br />
Certamente, non si devono nascondere errori e sottacere speculazioni da parte di alcuni<br />
imprenditori o l’assenza di regole e controlli nazionali che ha fatto sì che in questi anni in<br />
ogni territorio si è andati in ordine sparso.<br />
Bisogna partire dalla consapevolezza di chi disegna scenari di devastazione per le montagne<br />
dell’Appennino ha gioco facile nell’indicare l’area dei rilievi tra Puglia, Campania e Abruzzo<br />
dove sono concentrati due terzi dei MW installati in Italia. Strutture a volte intrusive rispetto<br />
ai caratteri del paesaggio italiano e spesso realizzate in assenza di qualsiasi programmazione<br />
o regola di inserimento in territori rimasti fino ad oggi ai margini dello <strong>sviluppo</strong>. Impianti<br />
“infelici” (come a Castiglione Messer Marino), o addirittura fermi (come a Collarmele) prestano<br />
il fianco alle polemiche, come prova che l’eolico rappresenti una ferita per il paesaggio e<br />
che si stia diffondendo solo grazie ad incentivi e contributi pubblici senza dare un contributo<br />
energetico significativo. In alcune parti dell’Appennino troviamo anche situazioni paradossali<br />
da stigmatizzare: chilometri di torri differenti per dimensione, colore e forma, che chiudono<br />
completamente i crinali e il paesaggio, realizzati da aziende diverse proprio sui confini amministrativi<br />
dei comuni (Zanchini, 2004:162).<br />
Rimane un elemento distorsivo che è la tendenza, l’inflazione della figura dell’intermediario,<br />
di chi non avendo la vocazione poi a gestire l’impianto, producendo elettricità, ricopre semplicemente<br />
il ruolo dello “sviluppatore”, di attraversare tutte le fasi dell’iter autorizzato, per poi<br />
consegnare il progetto autorizzato chiavi in mano a chi poi lo deve concretamente realizzare e<br />
gestire. Ora, di per sé, questa è una figura che potrebbe anche starci in un sistema efficiente<br />
e trasparente. Certamente, in Italia, e soprattutto nel Mezzogiorno, lo spazio di questo tipo di<br />
azione è molto grande e ogni tanto si presta anche a degenerazioni. Dal punto di vista legislativo/normativo<br />
un intervento lo vedrei soprattutto in questa direzione, nel limitare lo spazio,<br />
il peso di questa figura, o se non altro di renderla il più possibile trasparente e controllata.<br />
Però, questo riguarda l’eolico, ma anche tutti gli altri settori delle politiche ambientali, come<br />
ad esempio lo smaltimento dei rifiuti, dove c’è un problema di intermediazione che spesso<br />
diventa il modo per riuscire e sottrarsi ai controlli democratici di trasparenza (Roberto Della<br />
Seta, senatore).<br />
Quello che ha fatto male all’eolico è che tanti senza avere le competenze tecniche e finanziarie<br />
per fare progetti, chiedevano l’autorizzazione e poi se la vendevano. Questo ha creato un<br />
mercato delle autorizzazioni dove poi ci si è infilata anche la camorra, la mafia, la malavita, e<br />
sono venuti fuori dei parchi eolici che avevano come “peccato originale” quello di essere stati<br />
avviati da gente assolutamente incompetente, purissimi speculatori….. Forse bisognerebbe<br />
combattere questi fenomeni più che l’eolico. In Italia stanno riuscendo a fermare l’eolico, ma<br />
la malavita va avanti lo stesso, trova altre strade, altri investimenti. Anche noi abbiamo delle<br />
responsabilità. Se in Italia ci fossero delle regole chiare non ci sarebbe la necessità di prendere<br />
delle scorciatoie, invece non è così. Ci vogliono 4–5 anni per ottenere un autorizzazione, quindi<br />
è chiaro che qualcuno viene “tentato” (Schiapparelli, REpower).<br />
Secondo gli ambientalisti più favorevoli allo <strong>sviluppo</strong> delle rinnovabili, le criticità e le<br />
distorsioni che si stanno palesando nei territori sono la risultante della mancanza di regole<br />
semplici e valide per tutti che ha fatto impazzire il mercato:<br />
69