Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti
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<strong>Energia</strong> <strong>eolica</strong> e <strong>sviluppo</strong> <strong>locale</strong><br />
Ci sono realtà in cui i parchi eolici sono meta di visite turistiche e didattiche e altrove<br />
dove una ferma opposizione ha bloccato la installazione degli impianti. Generalmente, le<br />
maggiori resistenze alla localizzazioni dei parchi eolici sono esercitate da chi ritiene che<br />
questi impianti costituiscano elementi detrattori del paesaggio, un’insopportabile intrusione.<br />
Chi mette al centro delle propri preoccupazioni il paesaggio così com’è (a volte bellissimo,<br />
altre con minor pregio estetico) è preoccupato dalle alterazioni del territorio. Non serve far<br />
osservare che altre intrusioni sono avvenute e avvengono senza che si noti un altrettanto<br />
organizzato e diffuso dissenso. Ci sono in Italia 55.000 piloni di elettrodotti, per non parlare<br />
delle migliaia di antenne televisive o per la telefonia. … Il nostro territorio presenta un abusivismo<br />
edilizio che grida vendetta, parabole e condizionatori d’aria sono appesi ovunque….<br />
(Silvestrini, 2004:24).<br />
Gli impianti eolici, dovendo essere collocati in siti ad elevata ventosità, sono, per forza<br />
di cose, ben visibili e rappresentano un segno innovativo rispetto ai caratteri di molti paesaggi<br />
e per questo possono non piacere. Il cuore della polemica e della resistenza nei confronti<br />
degli impianti eolici è l’estetica. Chi si batte contro l’eolico lo fa innanzitutto perché<br />
ritiene quegli impianti un rischio di trasformazione irreversibile e in negativo del paesaggio<br />
e del territorio agricolo.<br />
I conflitti creati dall’installazione delle centrali eoliche sono generati da una sostanziale incapacità<br />
di interpretare il paesaggio come un elemento dinamico nel quale identificarsi attraverso<br />
una consapevole costruzione di nuovi simboli. Si è di fronte ad una sorta di terrore dell’ignoto,<br />
del non conosciuto, la paura dell’errore che conduce all’immobilità (Battistella, 2010:216).<br />
L’impatto paesaggistico è uno degli ostacoli maggiori da superare visto il grande patrimonio<br />
naturale, storico ed artistico presente in Italia che, a detta di alcune associazioni<br />
ambientaliste, renderebbe inadeguata l’installazione delle centrali eoliche. 61 L’eolico è una<br />
tecnologia che va utilizzata in altri paesi, perché l’Italia è troppo pregiata e il contributo<br />
energetico è limitato; oppure, al contrario, che si può utilizzare, ma in quantità limitate e,<br />
quindi, con una produzione marginale. 62<br />
Vale davvero la pena imbracciare le armi contro l’eolico, come qualche novello Don Chisciotte<br />
propone, per salvare il paesaggio italiano dai pericoli portati da questi “smisurati giganti” 63<br />
61 Tra le associazioni che si battono contro “l’eolico selvaggio” si segnalano: il Comitato Nazionale per il Paesaggio (www.<br />
comitatonazionalepaesaggio.it), Via dal Vento (www.viadalvento.org), Italia Nostra (www.italianostra.org), Amici della Terra<br />
(www.amicidellaterra.it), Mountain Wilderness, LIPU (www.lipu.it), il blog www.infiltrato.it. Contro i parchi eolici industriali si<br />
sono dichiarate anche la <strong>Coldiretti</strong> e il CAI - Club Alpino Italiano (CAI, 2008; Salsa, 2010).<br />
62 Inoltre, questi oppositori dell’eolico ritengono che il meccanismo di incentivazione delle rinnovabili sia profondamente<br />
sbilanciato a favore dell’eolico e tale squilibrio toglie spazio alle altre rinnovabili. Secondo loro, l’Italia può e deve imboccare<br />
una strada diversa: rifiutare l’eolico e puntare decisamente sul solare (ma non sul fotovoltaico a terra) e sulle fonti rinnovabili<br />
termiche; tale scelta, insieme ad un maggiore risparmio ed efficientamento energetico, dovrebbe poter consentire ugualmente<br />
di raggiungere gli obiettivi nazionali di riduzioni delle emissioni e di diversificazione dell’approvvigionamento energetico. La<br />
posizione più estrema è quella di Carlo Ripa di Meana, presidente del Comitato Nazionale per il Paesaggio che nega il problema<br />
dell’accelerazione dei cambiamenti climatici, sostenendo che c’è troppo allarmismo, e preferisce il nucleare all’eolico (www.<br />
comitatonazionalepaesaggio.it).<br />
63 Il riferimento è al Don Chisciotte della Mancia di Miguel Cervantes, laddove (Parte I, VIII) il testo recita: “La fortuna<br />
guida le nostre cose meglio di quel che potremmo desiderare; perché guarda lì amico Sancho Panza, dove si scorgono trenta,<br />
o poco più, smisurati giganti con i quali mi propongo di venire a battaglia e di ucciderli tutti, in modo che con le loro spoglie<br />
cominceremo ad arricchirci, che questa è un buona guerra, ed è rendere un gran servigio a Dio togliere questa mala semenza<br />
dalla faccia della terra.” “Che giganti” domandò Sancho Panza. “Quelli che vedi lì” rispose il suo padrone ”dalle lunghe braccia,<br />
che alcuni possono averle di quasi due leghe.” “Badi signoria vostra” replicò Sancho “che quelli che si vedono là non son giganti,<br />
ma mulini a vento, e ciò che in essi sembrano braccia solo le pale che, girate dal vento, fanno andare la pietra del mulino.” “È<br />
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