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Energia eolica e sviluppo locale - Ambiente e Territorio - Coldiretti

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6. Gli elementi di criticità<br />

delle quote di produzione di energia rinnovabile – diviso in funzione delle differenti tipologie<br />

di rinnovabili, in accordo con le naturali vocazioni delle diverse realtà territoriali – di cui<br />

ogni Regione deve farsi carico per raggiungere gli obiettivi europei. Inoltre, larga parte delle<br />

regole approvate dalle Regioni propongono un approccio cautelativo nei confronti dell’eolico<br />

senza alcuna idea proiettata nel rapporto con il territorio, le sue risorse e il suo <strong>sviluppo</strong>.<br />

Nel complesso, si può affermare che, salvo alcune eccezioni, in questi anni le Regioni sono<br />

state le grandi assenti nel processo di diffusione dell’eolico in Italia, lasciando i Comuni come<br />

deboli solitari protagonisti. 51<br />

Nel resto d’Europa c’è un sistema-Paese più forte che da noi. C’è una forte integrazione tra le<br />

imprese, gli enti locali autorizzativi, lo Stato, che marciano molto compatti verso gli obiettivi.<br />

Qui, da noi, arriva una legge statale che chiede alle Regioni di intervenire, le Regioni intervengono<br />

e il Governo fa ricorso al Tar e al Consiglio di Stato per azzerare la legge regionale. Sette<br />

leggi regionali sono state distrutte negli ultimi 3 anni. Con le nostre norme sulle autorizzazioni<br />

degli impianti ci vogliono più avvocati che ingegneri per andare a dirimere il problema (Mario<br />

Gamberale, Kyoto Club).<br />

Una ragione di queste difficoltà sta nel fatto che gli impianti eolici hanno fatto da apripista<br />

nel complicato, e spesso contraddittorio, processo di liberalizzazione del mercato energetico<br />

e di trasferimento dei poteri di programmazione energetica e approvazione dei progetti<br />

alle Regioni, che certamente non hanno brillato per efficacia e coerenza.<br />

Se c’è stato un difetto originario in tutta la partita delle rinnovabili è che non ha certo giovato<br />

la deregulation del mercato energetico. Deregulation che nel caso delle energie rinnovabili, anche<br />

sulla base di quanto è avvenuto in altri paesi del Nord Europa, è stata adottata in maniera<br />

molto cruda, senza considerare che gli altri paesi nordeuropei hanno un diverso concetto del<br />

bene comune. La Germania, ad esempio, è piena di torri eoliche, però loro hanno un diverso<br />

approccio al bene comune, lo difendono fino allo stremo. Se uno parcheggia male, sul marciapiede,<br />

subito chiamano la polizia e quella viene e fa la multa. Da noi, non solo nessuno chiama<br />

la polizia, ma anche se questa fosse chiamata, non verrebbe e non farebbe la multa. Quando<br />

ho chiesto alla signora perché avesse chiamato la polizia, mi ha risposto che il marciapiede è<br />

anche suo. Quindi, lì c’è la cultura del rispetto della regola, cosa che da noi non c’è. Quando<br />

loro hanno detto che incentivavano i privati a fare quello che già facevano, anche i privati che<br />

operano in Germania hanno il senso del bene comune, e quindi lo hanno fatto con un approccio<br />

molto diverso da quello che c’è stato in Italia. In Italia, quello che è mancato è stato proprio<br />

il peso delle istituzioni. Anche qui a Roma, quando hanno voluto fare i parcheggi hanno detto:<br />

“chiunque è interessato a fare un parcheggio secondo la Legge Tognoli, alzi il dito e mi dica<br />

dove vuole farlo”. Ognuno si è accaparrato lo spazio dove andarlo a fare e, poi, se il parcheggio<br />

serve o non serve o se la sua realizzazione sia compatibile con la staticità dei palazzi esistenti,<br />

sono tutte domande che nessuno si è posto seriamente. Il pubblico ha delegato al privato una<br />

programmazione su questa tematica, mentre invece prima il pubblico avrebbe dovuto fare una<br />

seria programmazione per poter poi dare degli indirizzi ai privati. Quindi, abbiamo da una parte<br />

un scarsa presenza da parte delle istituzioni a governare i fenomeni a tutti i livelli e dall’altra<br />

51 Anche a proposito delle Linee guida, ora che sono state emanate quelle nazionali, di tratta di vedere quali saranno gli<br />

indirizzi programmatori concreti che daranno le Regioni. Alcuni primi segnali non sembrano essere molto confortanti: “Il Lazio<br />

ha cominciato male, perché ha semplicemente recepito le Linee Guida nazionali con una delibera della Giunta regionale, revocando<br />

quelle precedenti, senza però fare quello che è previsto dalle Linee Guida nazionali, cioè fare un’analisi delle aree dove non è possibile<br />

installare impianti eolici. Oggi, di fatto, nel Lazio è possibile fare impianti ovunque perché manca una espressa individuazione delle<br />

aree dove non è possibile fare impianti. Secondo me, non se ne sono neanche accorti, perché hanno pensato che bastasse recepire<br />

le Linee Guida nazionali per individuare automaticamente le aree dove non sarà possibile fare l’eolico. Non è così perché ci vuole<br />

un’analisi di scouting per identificare concretamente i luoghi non idonei. Questo non è stato fatto.” (Domenico Belli, Greenpeace).<br />

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