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Rapporto rifiuti speciali 2010 - Ispra

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LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI SPECIALI<br />

Figura 1.18 – Ripartizione percentuale, su scala regionale, della produzione degli RS non pericolosi per attività economica, anno 2008<br />

100%<br />

80%<br />

Percentuale<br />

60%<br />

40%<br />

20%<br />

0%<br />

Piemonte<br />

Valle d'Aosta<br />

Lombardia<br />

Trentino Alto Adige<br />

Veneto<br />

Friuli Venezia Giulia<br />

Liguria<br />

Emilia Romagna<br />

Toscana<br />

Umbria<br />

Marche<br />

Lazio<br />

Abruzzo<br />

Molise<br />

Campania<br />

Puglia<br />

Basilicata<br />

Calabria<br />

Sicilia<br />

industria chimica<br />

industria metallurgica<br />

Altre attività manifatturiere trattamento <strong>rifiuti</strong><br />

attività di servizio<br />

altro<br />

Sardegna<br />

Fonte: ISPRA<br />

26<br />

Lazio, Piemonte e Toscana si rilevano<br />

percentuali pari, rispettivamente, al<br />

37,9%, 37,8% e 36,1%.<br />

Per quanto concerne la voce altro si rileva<br />

come la stessa pesi per quasi il<br />

50% sul dato di produzione dei <strong>rifiuti</strong><br />

<strong>speciali</strong> non pericolosi del Trentino<br />

Alto Adige. Si tratta, in larga parte, di<br />

<strong>rifiuti</strong> afferenti al settore delle costruzioni<br />

e demolizioni.<br />

L’analisi dei dati MUD relativi alla<br />

produzione degli RS pericolosi mostra,<br />

nel caso della Sicilia e della Sardegna,<br />

una particolare incidenza, nell’anno<br />

2008, dei <strong>rifiuti</strong> provenienti<br />

dal settore dell’industria chimica con<br />

percentuali pari, rispettivamente, al<br />

78,2% ed al 59,9% (Figura 1.19). Come<br />

precedentemente rilevato si tratta,<br />

in realtà, prevalentemente di <strong>rifiuti</strong><br />

liquidi prodotti dalle attività di risanamento<br />

delle acque di falda nell’ambito<br />

di interventi di bonifica<br />

condotti presso i siti industriali, ossia<br />

di <strong>rifiuti</strong> la cui produzione non può<br />

essere direttamente ascrivibile al ciclo<br />

produttivo. Per una valutazione<br />

più completa del dato di produzione<br />

si è, quindi, proceduto ad effettuare<br />

un’analisi dei valori rilevati su scala<br />

regionale al netto dei quantitativi afferenti<br />

ai codici 191307 e 191308; i<br />

risultati di tale analisi sono sintetizzati<br />

nella parte conclusiva del presente<br />

capitolo.<br />

I <strong>rifiuti</strong> delle attività Ateco 23, 24 e 25,<br />

rappresentano, nel 2008, il 27,8% della<br />

produzione di <strong>rifiuti</strong> pericolosi del<br />

Molise, il 25% di quella del Lazio e,<br />

rispettivamente, il 24,8% ed il 23,7%<br />

del totale prodotto da Lombardia e Veneto.<br />

Il settore metallurgico, dal canto suo,<br />

incide per oltre la metà (50,9%) sul dato<br />

complessivo di produzione dei <strong>rifiuti</strong><br />

<strong>speciali</strong> pericolosi della regione Valle<br />

d’Aosta, per il 34% su quello dell’Umbria,<br />

in percentuale superiore al<br />

25% per la Lombardia ed in percentuali<br />

comprese tra il 20% ed il 23% sui<br />

valori di produzione di Trentino Alto<br />

Adige, Friuli Venezia Giulia e Basilicata.<br />

Una delle attività che incide maggiormente<br />

sui dati regionali di produzione<br />

dei <strong>rifiuti</strong> pericolosi è senz’altro<br />

quella del commercio e dei servizi;<br />

per la Campania e la Puglia i <strong>rifiuti</strong><br />

derivanti da questa attività rappresentano<br />

più della metà della produzione<br />

regionale di <strong>rifiuti</strong> pericolosi, mentre<br />

nel caso delle Marche, del Lazio, della<br />

Calabria e dell’Abruzzo la percentuale<br />

si attesta poco al di sotto del

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