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Liturgia-delle-Ore-III-ULN-web

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Giovedì 113

uomo che viene a questo mondo (cfr. Gv 1, 9), si offre

a quanti la temono, scende e si rivela in coloro

che il Figlio vuole illuminare.

Chi giaceva nelle tenebre e nell’ombra di morte,

cioè nelle tenebre del male e nell’ombra del peccato,

allo spuntare di questa luce ha orrore di sé, rientra

in se stesso, si pente, si vergogna e dice: «Il Signore

è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?».

Grande salvezza, questa, fratelli miei. Salvezza che

non teme cedimenti, che non ha paura di fatiche,

che affronta volentieri la sofferenza. Tutti perciò

dobbiamo esclamare in coro e con entusiasmo, non

solo con la lingua, ma anche col cuore: «Il Signore è

mia luce e mia salvezza; di chi avrò paura?».

È lui che illumina, è lui che salva. Di chi avrò

paura? Vengano pure le tenebre delle tentazioni; il

Signore è mia luce. Possono venire, ma non potranno

sopraffarmi; possono assalire il mio cuore, ma

non vincerlo. Vengano pure le cieche cupidigie. Il

Signore è mia luce. Egli dunque è la nostra fortezza.

Egli si dona a noi e noi ci diamo a lui. Affrettatevi

dal medico finché siete in tempo, perché non succeda

che non possiate più quando lo vorreste.

RESPONSORIO Cfr. Sap 9, 10. 4

@. Manda, Signore, la sapienza dal tuo trono glorioso,

perché mi assista nella mia fatica * e io conoscerò

ciò che a te è gradito.

&. Dammi, Signore, la sapienza, che siede in trono

accanto a te:

@. e io conoscerò ciò che a te è gradito.

ORAZIONE

O Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti

secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto

Figlio portiamo frutti generosi di opere buone.

Per il nostro Signore.

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