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Liturgia-delle-Ore-III-ULN-web

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Venerdì 383

esclamò: «Benedetto il Signore che ha fatto giustizia

dell’ingiuria che ho ricevuto da Nabal; ha trattenuto

il suo servo dal male e ha rivolto sul capo di Nabal

la sua iniquità».

RESPONSORIO 1 Sam 25, 33. 32; Mt 5, 7

@. Tu mi hai impedito oggi di venire al sangue e di

farmi giustizia da solo: * benedetto il Signore, Dio

d’Israele, che ti ha mandato incontro a me.

&. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

@. Benedetto il Signore, Dio d’Israele, che ti ha mandato

incontro a me.

SECONDA LETTURA

Dalle «Omelie» di san Gregorio di Nissa, vescovo

(Om. 6, sulle beatitudini; PG 44, 1266-1267)

La speranza di vedere Dio

La promessa di Dio è certamente tanto grande da

superare l’estremo limite della felicità. Quale altro

bene infatti si può desiderare, quando tutto si ha in

colui che si vede? Infatti vedere, nell’uso della Scrittura,

ha lo stesso significato che possedere, come

quel detto: «Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme»

(Sal 127, 5), dove il verbo significa la stessa

cosa, che «possa tu avere». E così pure: Sia tolto di

mezzo l’empio perché non vedrà la gloria del Signore

(cfr. Is 26, 10), dove il Profeta per «non vedere» intende

«non essere partecipe».

Quindi colui che vede Dio, per il fatto stesso

che lo vede, ha ottenuto tutti i beni, una vita senza

fine, l’incorruttibilità eterna, la beatitudine immortale,

un regno senza fine, una gioia perenne, la vera

luce, una voce spirituale e dolce, una gloria

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