14.02.2020 Views

Liturgia-delle-Ore-III-ULN-web

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Nona domenica del Tempo ordinario 267

L’uomo pone un termine alle tenebre

e fruga fino all’estremo limite le rocce

nel buio più fondo.

Forano pozzi lungi dall’abitato

coloro che perdono l’uso dei piedi:

pendono sospesi lontano dalla gente e vacillano.

Una terra, da cui si trae pane,

di sotto è sconvolta come dal fuoco.

Le sue pietre contengono zaffiri

e oro la sua polvere.

L’uccello rapace ne ignora il sentiero,

non lo scorge neppure l’occhio dell’aquila,

non battuto da bestie feroci,

né mai attraversato dal leone.

Contro la selce l’uomo porta la mano,

sconvolge le montagne:

nelle rocce scava gallerie

e su quanto è prezioso posa l’occhio:

scandaglia le sorgenti dei fiumi

e quel che vi è nascosto porta alla luce.

Ma la sapienza da dove si trae?

E il luogo dell’intelligenza dov’è?

L’uomo non ne conosce la via,

essa non si trova sulla terra dei viventi.

L’abisso dice: «Non è in me!»

e il mare dice: «Neppure presso di me!».

Non si scambia con l’oro più scelto,

né per comprarla si pesa l’argento.

Non si acquista con l’oro di Ofir,

con il prezioso berillo o con lo zaffiro.

Non la pareggia l’oro e il cristallo,

né si permuta con vasi di oro puro.

Coralli e perle non meritano menzione,

vale più scoprire la sapienza che le gemme.

Non la eguaglia il topazio d’Etiopia;

con l’oro puro non si può scambiare a peso.

Ma da dove viene la sapienza?

E il luogo dell’intelligenza dov’è?

È nascosta agli occhi di ogni vivente

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!