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Liturgia-delle-Ore-III-ULN-web

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Venerdì 539

vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze,

perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò

mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi,

nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce

sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora

che sono forte.

Sono diventato pazzo; ma siete voi che mi ci

avete costretto. Infatti avrei dovuto essere raccomandato

io da voi, perché non sono per nulla inferiore

a quei «superapostoli», anche se sono un

nulla. Certo, in mezzo a voi si sono compiuti i segni

del vero apostolo, in una pazienza a tutta prova,

con segni, prodigi e miracoli. In che cosa infatti

siete stati inferiori alle altre chiese, se non in

questo, che io non vi sono stato d’aggravio? Perdonatemi

questa ingiustizia!

RESPONSORIO Cfr. 2 Cor 12, 9; 4, 7

@. Mi glorio della mia debolezza, perché abiti in

me la potenza di Cristo. * La sua forza si manifesta

nella nostra debolezza.

&. Portiamo questo tesoro in vasi fragili, perché

appaia che questa potenza straordinaria viene da

Dio.

@. La sua forza si manifesta nella nostra debolezza.

SECONDA LETTURA

Dalla «Lettera a Policarpo» di sant’Ignazio di Antiochia,

vescovo e martire

(Intr.; Capp 1, 1 – 4, 3; Funk 1, 247-249)

Dobbiamo sostenere ogni cosa per Dio,

perché anch’egli a sua volta ci sostenga

Ignazio, detto anche Teoforo, augura ogni bene

a Policarpo, che è vescovo della chiesa di Smirne,

o piuttosto ha egli stesso per vescovo Dio Padre e

il Signore Gesù Cristo.

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