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SECONDA LETTURA

Decima domenica del Tempo ordinario 297

Dalla «Lettera ai Romani» di sant’Ignazio di Antiochia,

vescovo e martire

(Intr., Capp. 1, 1 – 2, 2; Funk 1, 213-215)

Non voglio piacere agli uomini, ma a Dio

Ignazio, detto anche Teoforo, alla chiesa che ha

ottenuto misericordia dalla magnificenza del Padre

altissimo e di Gesù Cristo, suo unico Figlio; alla

chiesa amata e illuminata dalla volontà di colui che

vuole tutto ciò che è secondo la fede e la carità di

Gesù Cristo nostro Dio; alla chiesa che ha la presidenza

nella regione dei Romani; alla chiesa gradita a

Dio, meritevole di onore e di consensi, degna di essere

proclamata beata; alla chiesa alla quale spetta un

destino di grandezza; alla chiesa venerabile per la

purezza della sua fede; alla chiesa che presiede alla

comunione della carità. Essa possiede la legge di

Cristo e porta il nome del Padre. Io la saluto nel nome

di Gesù Cristo, Figlio del Padre.

A quanti sono uniti tra loro come lo sono il corpo

e l’anima, fusi nell’obbedienza ad ogni comando di

Dio, ripieni della sua grazia, compatti fra loro e alieni

da ogni contaminazione estranea, a tutti auguro

santamente ogni bene in Gesù Cristo nostro Dio.

Con le mie preghiere ho ottenuto da Dio di vedere

il vostro venerabile volto, e l’avevo chiesto con insistenza.

Ora, incatenato in Gesù Cristo, spero di salutarvi,

se è volontà di Dio che io sia ritenuto degno

di giungere fino alla fine. L’inizio è ben posto, mi resta

da ottenere la grazia di raggiungere senza ostacolo

la sorte che mi aspetta.

Temo che mi sia di danno l’affetto che mi portate.

Per voi sarebbe facile ottenere ciò che volete: ma per

me sarà difficile raggiungere Dio, se non avete pietà

di me.

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