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20 luglio 1487

20 luglio

SANT’APOLLINARE, VESCOVO E MARTIRE

Memoria facoltativa

Si tramanda che Sant’Apollinare divenne vescovo della

Chiesa di Classe, presso Ravenna, nella regione

Flaminia (Romagna) verso la fine del secondo secolo. Egli

dischiuse ai pagani la ricchezza del mistero di Cristo e,

arricchito dall’onore del martirio, raggiunse il Signore il

23 luglio.

Dal Comune di un martire (p. 1660).

Ufficio delle Letture

SECONDA LETTURA

Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo

(Disc. 128, 1-3: CCL 24A, 789-791)

Il martire regna e vive

Il beato Apollinare ha ornato questa Chiesa con

l’onore di un martirio glorioso avvenuto nella sua terra.

A ragione «Apollinare» (in greco, perdere), perché

secondo il comandamento del suo Dio, «perdette» la

sua vita per ritrovarla nell’eternità. Lui beato, che terminò

la sua corsa, conservò la fede (cfr. 2Tm 4,7), così

da essere riconosciuto dai fedeli come veramente il

primo della sua Chiesa. Né alcuno che sappia quanto

egli, per divina volontà, si sia assoggettato a quotidiane

e molteplici lotte, lo giudichi meno di un martire a

motivo del titolo di confessore. Ascolta Paolo che dice:

«Ogni giorno io affronto la morte» (1Cor 15,31). È poco

morire una volta sola per chi spesso sappia riportare

gloriose vittorie sui nemici a gloria del suo re. Non

è tanto la morte quanto la fede e la dedizione che fanno

il martire. E se è virtù soccombere in battaglia per

amore del re, è virtù perfettissima combattere lunga-

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