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volume II - Grand Tour

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Domenico di Baccio d’Agnolo Juniore, fu scolare del medesimo Baccio suo padre nell’architettura,<br />

assieme con Giuliano suo fratello, come si è scritto nella Vita di detto Giuliano. Non solo non fu di<br />

minor giudizio di detto Giuliano, ma intagliava di legno molto meglio di lui, e fu ancora assai<br />

ingegnoso nelle cose di architettura, e fu detto che se avesse avuto più lunga vita avrebbe superato di<br />

gran lunga suo padre e Giuliano suo fratello. Morì dunque in fresca età, dopo di aver dato saggio del<br />

suo valore in Firenze, sua patria, in diverse occorrenze di fabbriche e ornati delle medesime. Vasari,<br />

parte <strong>II</strong>I, a 284, nel fine della Vita di Baccio d’Agnolo, suo padre.<br />

Domenico Beverensi pittor veronese, di cui senz’altre notizie vengono registrate le di lui opere, fatte in<br />

Verona, dall’Incognito conoscitore, nella parte I e seconda.<br />

[p. 721 – <strong>II</strong> – C_112R] Domenico Nobili detto Straforo pittor veronese. Sono sue opere in Verona<br />

nella chiesa di Santa Maria in Chiavica, registrate dall’Incognito conoscitore, parte I, a 50.<br />

Domenico Lamia detto il Bologna, scultore. Operò molto nella Santa Casa di Loreto, ivi condotto dal<br />

Tribolo insieme con molti altri valentuomini, come scrive il Baldinucci nel decennale IV, del secolo IV,<br />

a 292, nella Vita di Girolamo Lombardo.<br />

Domenico Rainaldi pittor romano. Sono sue opere in diversi luoghi di Roma e specialmente nella<br />

chiesa di San Lorenzo fuori delle mura. Di questo artefice e delle sue pitture ne fa menzione il Pinarolo<br />

nel tomo <strong>II</strong>, a 237.<br />

Domenico Castello architetto. Col disegno di questo artefice fu fabbricata nel pontificato di Urbano<br />

V<strong>II</strong>I la facciata della chiesa di Santa Anastasia in Roma, dove era già il tempio di Nettuno, Pinarolo,<br />

tomo I, a 128.<br />

Domenico de’ Marinis pittore napoletano. Diede il disegno anche in qualità di architetto della chiesa<br />

dei padri dell’oratorio di San Filippo Neri in Napoli. Sarnelli, a 115.<br />

Domenico Gargiuli pittore napoletano. Sono sue opere a fresco nella certosa di Napoli, registrate dal<br />

Sarnelli, a 319.<br />

Don Angelo Maria Colomboni, abate della religione olivetana e nato in Gubbio l’anno 1608. Non<br />

contento delle prerogative, che acquistate si aveva nella [p. 722 – <strong>II</strong> – C_112V] facoltà delle<br />

mattematiche, avendo stampato in Bologna l’anno 1669 il libro intitolato Pratica gnonomica ecc., volle<br />

ancora mostrare l’eccellenza del suo ingegno applicando al disegno e ai ricami, ma più specialmente in<br />

miniar fiori e ritrarre ogni qualità di uccelli, nei quali con arte straordinaria espresse ogni minima piuma<br />

delle penne col variare delle ombre mezze tinte e lumi. Chiamavalo il Guercino, con bellissimo<br />

encomio, il Raffaello di sua professione e Francasco Allegrini paragonavalo a Giovanni da Udine. Sono<br />

di sua mano due libri dove ad ogni carta si vede figurato un uccello in quell’atto, appunto, che ad esso<br />

è più connaturale. Egli morì in patria l’anno 1672. Baldinucci, decennale IV, della parte I, del secolo V,<br />

a 305. Angelo Vocola, nell’aggiunta dell’Abcedario pittorico del padre maestro Orlandi, ristampato in<br />

Napoli nel 1731, a 445 e 446.<br />

Domenico Romano pittore, scolare di Cecchino Salviati. Aiutò il maestro nella pittura che fece in<br />

Firenze nel palazzo Vecchio e in altre opere, conforme scrive il Vasari nella Vita dello stesso Cecchino<br />

Salviati, parte <strong>II</strong>I, a 675 in fine.<br />

Domenico de la Rioca, Manuel de Contreras e Giovanni de Veiarano, scultori. Nel tempo di Filippo<br />

IV fu molto eccellente scultore Domenico de la Rioca spagnuolo, come per tale si fece conoscere in<br />

una statua di marmo di S. Paolo, posta nella chiesa di Antonio Martin in Madrid. La compagna di essa

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