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volume II - Grand Tour

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di quel buon principe, seguita il dì 9 luglio 1737. Vive ora in Firenze in florida età ed opera sempre con<br />

somma stima nel 1739, ed è uno degli accademici di San Luca, dove fu ascritto per merito.<br />

Ferdinando Ruggieri, architetto fiorentino e intagliatore in rame; dopo avere intrapresi i suoi studi in<br />

Firenze nella sua gioventù, sotto la direzione di Giovan Batista Foggini, andò a Roma, dove disegnò e<br />

misurò i più bei monumenti di architettura dalla perfetta antichità. Vide Parigi, con fortuna, non<br />

troppo prospera, onde tornato alla patria si è renduto celebre per i 3 tomi in carta reale delle più belle<br />

fabbriche della città di Firenze da esso intagliati sopra i disegni, fatti parimente da lui medesimo. Con<br />

suo disegno e modello fu dato principio, l’anno 1736, alla bella e grandiosa fabbrica della nuova chiesa<br />

delle RR. MM. di Santa Felicita di Firenze. Parimente con suo disegno, nell’anno 1731, fu inalzato in<br />

Livorno un arco trionfale dalla nazione britannica per l’ingresso fatto in quella città dall’Altezza Reale<br />

del serenissimo [p. 948 – <strong>II</strong> – C_227V] infante don Carlo di Spagna ecc. Del quale arco si vede la<br />

descrizione in stampa, con molti rami intagliati da lui, e impressa in Firenze nel 1732, dove egli vive<br />

intanto nel 1739, impiegato sempre con sua gloria nelle più riguardevoli fabbriche. Se egli possegga<br />

tutte quelle doti che ricerca Vitruvio in uno architetto perfetto, i dilettanti e i professori lo potranno<br />

riconoscere dalle sue opere. Morì in patria il dì 27 giugno 1741.<br />

Ferdinando Voet, pittore franzese. Vedi Florent Le Comte nell’Idea di una bella biblioteca di stampe ecc.,<br />

libro I, a 181.<br />

Ferdinando Luz, pittore fiorentino di padre tedesco, e della guardia a cavallo del granduca di Toscana.<br />

Studiò da Baldassar Franceschini da Volterra, e però detto il Volterrano. Dopo la morte del suo caro<br />

ed amato maestro, dipinse sopra di sé. Fu valoroso nei ritratti a olio, ma più precisamente a pastelli.<br />

Operò per la Casa Reale di Toscana, facendo moltissimi ritratti per la serenissima granduchessa madre,<br />

Vittoria della Rovere. Di sua mano è una bella tavola all'altare della cappella del lazzeretto di Livorno.<br />

Il Baldinucci fa menzione di questo professore nella Vita del Volterrano, decennale V, della parte I, del<br />

secolo V, a 415, al verso 9. Angelo Vocola nell’aggiunta all’Abcedario pittorico del padre maestro Orlandi,<br />

ristampato in Napoli nel 1731, a 463. Morì nel mese di dicembre del 1736.<br />

Ferdinando Fuga, architetto fiorentino, avendo appreso i primi elementi dell’architettura civile in<br />

Firenze, nella scuola di Giovan Batista Foggini, passò a Roma l’anno... [sic]. Colla vivacità del suo<br />

spirito in breve tempo fece grandissimi progressi, avendo studiato l’antico e tutto il migliore dei<br />

moderni, adattando l’uno e l’altro con sagacissimo accorgimento. Essendo stata riconosciuta la<br />

sublimità della sua vasta e ben fondata idea, fu chiamato in Sicilia nel 1730, dove eresse un bellissimo<br />

ponte, e molto magnifico e comodo, sopra il fiume detto della Milicia, che [p. 949 – <strong>II</strong> – C_228R]<br />

passa alle radici della terra di Altavilla. Questo ponte si vede intagliato da Baldassarre Gabbuggiani,<br />

intagliator fiorentino in Roma, stato inciso colla direzione e disegno del medesimo Fuga. Tornato in<br />

Roma, in breve tempo fu adoperato nelle fabbriche più riguardevoli, e nominatamente per quella della<br />

Consulta, che riuscì di sodisfazione di tutta Roma. Per tante sue lodevoli operazioni, meritò di esser<br />

creato cavaliere, e sparsasi per l’Europa la fama del suo valore, e della sublimità del suo spirito, fu<br />

chiamato in Spagna al servizio del re Filippo V, per subentrare nel luogo di don Filippo Juvara, morto<br />

nel 1736 non senza sospetto di veleno. Ma qualunque ne fosse il motivo, il Fuga non partì mai di<br />

Roma.<br />

Ferdinando Messini pittor fiorentino, nato poveramente in Val di Pesa da padre che esercitava il vile<br />

mestiero di carbonaio, ebbe i primi principi del disegno nella scuola di Giovanni Perini, passando in<br />

appresso, per breve tempo, sotto la direzione di Anton Domenico Gabbiani; indi, dopo di essersi<br />

trattenuto ben poco in quella di Francesco Conti, si ritirò a dipignere sopra di sé. Studiando per tanto<br />

dalle opere dei migliori maestri, si è fatto una maniera sua propria, tanto a olio, che a fresco.<br />

Insegnando il disegno alla Giovanna Tacconi nella di lei tenera età, quella sposò poi di anni 14 non<br />

ancora compiti; ed avendo ritrovato in essa un buono spirito, quello andò talmente coltivando che, nel<br />

breve giro di anni cinque, in età di 19, ha ridotta ad essere ammirata nell’età nostra, nel 1739.

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