volume II - Grand Tour
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scuola di Bernardino Gandini, a cui poco dopo fu compagno nelle opere, ma non andò gran tempo,<br />
che invaghitosi della maniera di Pietro Ricchi, quella seguitò. Fu di genio vivace, franco nel colorire le<br />
figure, i paesi e le prospettive. Fu parimente erudito nelle storie sacre e profane, nelle favole, nell’arte<br />
mistica e simbolica. Le due pitture a olio e a fresco furono innumerabili, se nel disegno fusse stato un<br />
poco più regolato e corretto, per certo averebbe fatto sospirare i più valenti pittori dei suoi tempi. Morì<br />
in Verona l’anno 1698. Manoscritto. L’Incognito conoscitore registra le sue opere. Vedi l’indice della parte<br />
I, a 298 e 299.<br />
Francesco Barrois scultore di Parigi, professore nell’Accademia Reale, ricevuto il dì 5 luglio 1706, nel<br />
qual tempo donò alla medesima una figura di marmo, rappresentante Cleopatra. Operò inoltre per<br />
Versaglies, come scrive monsù Piganiol de la Force, nella sua Nuova descrizione di Versaglies e di Marly,<br />
stampata in Parigi nel 1724, nel qual tempo ei viveva. Edizione V, tomo <strong>II</strong>, a 53, 191, 241, 251, 256 e<br />
270.<br />
Francesco Bassano Seniore, avo dell’Juniore. Questo si partì da Vicenza sua patria per istabilirsi in<br />
Bassano, cangiando il cognome da Ponte in quello di Bassano. Nel dipignere seguì la maniera del<br />
Bellini, fu pratico di belle lettere e di filosofia. Consumò quantità dei suoi averi nell’alchimia. Ridolfi,<br />
parte I, a 374. Francesco da Ponte, detto il Bassano Juniore, fu figliuolo e scolare di Jacopo, celebre<br />
negli animali, diede saggio di suo sapere a competenza del Tintoretto, del Palma e di Paolo Veronese,<br />
in Venezia nelle opere del palazzo Ducale e nella sala del Consiglio, colle copiose storie della rotta data<br />
dai veneziani a Pipino l’anno 1123 coll’acquisto di Padova, dipinto di notte, introducendovi una saetta<br />
scoccata dall’aria, che con bene studiati reflessi, illumina il quadro, con papa Alessandro <strong>II</strong>I che<br />
presenta al doge Ziano lo stocco mentre s’imbarca per andare a combattere contro Federigo<br />
imperadore e con altre opere per Roma, per Savoia e per Brescia. Il Baglioni parla di questo Francesco<br />
Juniore, a 64, dicendo che per difetto di mente morisse precipitandosi da una finestra, nel 1594, d’anni<br />
44. Tanto scrive monsù de Piles, nel Compendio delle vite dei pittori, edizione <strong>II</strong>, libro IV, a 281. Don<br />
Giovanni de Butron, a 119 tergo. Filibien, libro <strong>II</strong>I, a 117. Vedi Francesco Bassano Juniore,<br />
nell’aggiunta alla lettera B, nel libro intitolato Il forestiero illuminato ecc., impresso in Venezia nel 1740. Si<br />
trovano registrate alcune opere di questo artefice dipinte in Venezia nelle seguenti chiese e in altri<br />
luoghi, cioè nella sala del Maggior Consiglio, a 37 e 38. E nel Redentore, a 271. E in Santa Sofia, a 166.<br />
[p. 890 – <strong>II</strong> – C_198V] Francesco Bassi nacque in Bologna l’anno 1664, ricercò il disegno e il colorito<br />
nella scuola di Lorenzo Pasinelli. Si apriva in Milano una bella strada alla gloria, quando morte<br />
intempestiva lo levò dal mondo d’anni 29. Dipinse in Firenze nella facciata di quel duomo alcune storie<br />
a fresco di chiaroscuro, con tutte le altre figure sopra l’architettura, la quale fu dipinta da Ercole<br />
Graziani. Morì in Bologna nel 1700.<br />
Francesco Bassi, chiamato in Venezia il Cremonese dai paesi, perché in quello operò mirabilmente,<br />
nacque in Cremona l’anno 1640. Ha servito molti nobili, ed ha mandato suoi quadri a Parigi, a Lione,<br />
in Toscana, a Roma e in altri luoghi. Di questo artefice ne fa menzione Giampiero Zannotti, nella Vita<br />
di Donato Creti, libro <strong>II</strong>I, a 102, nella sua Istoria dell’Accademia Clementina.<br />
Francesco Beccaruzzi da Conigliano nel Friuli, battendo la strada del Bordonone, di cui si crede che<br />
fusse allievo, dipinse in Venezia e nella sua patria un S. Francesco che riceve le stimate, con varii ritratti<br />
sotto, ben lavorati con maestria e con tenerezza, e sotto vi sono le lettere F. B. D. C. Ridolfi, parte I, a<br />
217.<br />
Francesco Bernardi bresciano, lasciò memorie dei suoi pennelli nelle chiese di Santa Croce e di San<br />
Giovanni di Brescia. Averoldi, a 71 e 22. Francesco Bernardi, detto il Bigolaro, scrive l’Incognito<br />
conoscitore registrando le opere di questo artefice, che sono in Verona, nella parte I e <strong>II</strong>.