volume II - Grand Tour
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Canonico Pini bolognese, dipinse ragionevolmente bene sotto la direzione prima del Bertusio, poi di<br />
Alessandro Tiarini. Malvasia, parte IV, a 212.<br />
[p. 601 – <strong>II</strong> – C_052R] Capaccio fiorentino, fu pittore ordinario di grossa pasta, credulo e minchione.<br />
Sono tali le sue goffezze narrate dal Baldinucci, che per tal motivo merita che si faccia menzione di lui.<br />
Fu il primo maestro di Ottavio Vannini, detto comunemente il Vannino, il quale riescì poi un<br />
valentuomo, come si dirà a suo luogo. Baldinucci, decennale <strong>II</strong>, della parte I, del secolo V, a 141.<br />
Capitano Frate, architetto modanese, lodato da Girolamo Maggi, e dal Castriotto, nell’architettura<br />
militare. Vedriani, a 128.<br />
Capocchio da Siena, fu così mirabile nel disegnare e nel lineare, che come scrive il Landini e<br />
l’Ammirato, descrisse nella propria unghia del dito grosso della mano sinistra, tutta la Passione del<br />
Nostro Signore Giesù Cristo. L’Ugurgieri, parte <strong>II</strong>, titolo 33, a 329.<br />
Cadenaruolo bresciano. Di questo artefice ne fa menzione il Lomazzo, nel libro VI, a 348.<br />
Carradosso orefice eccellentissimo, che nel far conii non ebbe pari. Viveva nei tempi di Leone X.<br />
Vasari, nella Vita di Bramante, parte <strong>II</strong>I, a 31. Caradosso Foppa scrive il Torre, a 48. Descrivendo le<br />
figure di rilievo, che stanno sull’altare di una cappella , nella chiesa di San Satiro in Milano,<br />
rappresentanti un deposto di croce di Nostro Signore Giesù Cristo. Lomazzo, libro V<strong>II</strong>, a 615.<br />
Carota, maestro eccellente di legname, chiamato maestro Antonio, inteso sempre per il Carota<br />
fiorentino. Ne fa menzione il Vasari, nella Vita di Andrea Pisano, parte I, a 149. Operò insieme col<br />
Tasso, altro bravo intagliatore in legno. Intagliò diverse poppe di galere coi disegni di Perino del Vaga,<br />
che con loro si ritrovava in quei tempi in Genova; così scrive lo stesso Vasari, parte <strong>II</strong>I, a 363, nella<br />
Vita di Perino del Vaga.<br />
Carpoforo Tenchale di Bisson sul lago di Lugano del ducato di Milano, studiò la pittura in Milano, in<br />
[p. 602 – <strong>II</strong> – C_052V] Bergamo e in Verona, e lasciò da per tutto opere varie dei suoi pennelli. Passò<br />
in Germania, dove quasi sempre dimorò, dipingendo a fresco con eleganza, e grande invenzione.<br />
Viveva nei tempi del Sandrart, il quale parla di questo bravo artefice con somma lode, a 332.<br />
Caprara, pittore di Como, di mediocre abilità; fu uno dei primi maestri di Angelo Michele Colonna.<br />
Malvasia, parte IV, a 390, nella Vita del suddetto Colonna e di Agostino Metelli.<br />
Cavaliere Isidoro pittor milanese, senz’altra aggiunta. Dipinse nei sotterranei della chiesa di<br />
Sant’Ambrogio di Milano, come scrive il Torre, a 175 e 185.<br />
Cavaliere de’ Massimi. Di questo pittore ne fa menzione il Sandrart, dopo la Vita di Giuseppe Ribera, a<br />
182. Nei Documenti di amore di messer Francesco da Barberino, a 93. Trovasi la carta dell’industria<br />
inventata e disegnata da lui, e intagliata da Giovanni Filippo Greuter, e a 199 la carta della Pazienza,<br />
intagliata da Cornelio Bloemart.<br />
[nota a margine] Va alla lettera G, Giovanni Battista, cavaliere Massimi dee intitolarsi. [nota a margine]<br />
Cavaliere Finogli pittore napoletano, sono sue opere nella certosa di Napoli, al riferire del Sarnelli, a<br />
318.<br />
Cavaliere fra’ Ottavio Piccolomini, duca di Amalfi, scolare di Giulio Parigi. Questo dignissimo e<br />
nobilissimo signore, per suo virtuoso divertimento, disegnò eccellentemente. Baldinucci, opera<br />
postuma, parte <strong>II</strong>I, a 393.