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volume II - Grand Tour

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[p. 887 – <strong>II</strong> – C_197R] Francesco Allegrini da Gubbio, nato nel 1624 da Flaminio che fu anch’esso<br />

pittore, fu scolare del Cavalier d’Arpino. Questo spiritoso pittore, fecondo nelle storie, svelto negli<br />

atteggiamenti, ameno nei colori, comparve in molte chiese e palazzi di Roma, specialmente in quelle<br />

del Sant’Ufizio, a fresco e a olio, lasciandovi quantità di sue operazioni e gran numeri di scolari, fra’ i<br />

quali Flaminio e Angelica suoi figliuoli. Visse 76 anni e morì nel 1663. Manoscritto. Baldinucci,<br />

decennale VI, della parte <strong>II</strong>, del secolo V<strong>II</strong>I, a 614. Pinarolo, tomo I, a 99.<br />

Francesco Anguier Layné scultore e architetto. Originario di Piccardia, fece i suoi primi studi sotto<br />

Martino Carron scultore e architetto di Abbeville, e si perfezionò sotto Simone Guillain. Fu chiamato<br />

in Inghilterra, ove il suo travaglio fu assai utile per intraprende[re] poscia il viaggio d’Italia, nella quale<br />

si fermò per lo spazio di due anni, e contrasse una stretta amicizia e lega con Niccolò Poussin, Pietro<br />

Mignard, Alfonso de Fresnoy, e Claudio Stella. Nel ritorno in Francia, da Luigi X<strong>II</strong>I ebbe alloggio e<br />

stanza per lavorare nel Louvre, colla custodia del luogo ove si conservano le cose antiche. Tralle opere<br />

principali che questo eccellente scultore ha lasciato alla posterità, si ammira il mausoleo dell’ultimo<br />

contestabile di Montmorancy a Moulins, quello del cardinale di Berul nella chiesa dei padri<br />

dell’oratorio di Parigi, quello del gran priore di Sovray, a San Giovanni Laterano, quello di monsieur, di<br />

madama di Tou, in Sant’Andrea delle Arti, di monsieur il duca di Longeville, ai padri Celestini, nei quali<br />

evvi parimente quello di monsieur Sciabot, fatto a concorrenza del cavalier Bernini, e di altri famosi<br />

architetti. Fece finalemente il disegno e la facciata del vecchio Louvre, e con Michele suo fratello la<br />

scultura col baldacchino per la chiesa di Val di Grazia. Morì d’anni 65 nel 1669. Manoscritto. Monsù<br />

Piganiol de la Force, nella sua Nuova descrizione di Versaglies ecc., tomo <strong>II</strong>, edizione V, a 159, 253 e 268.<br />

Franceco Antonio Piella, nacque in Bologna l’anno 1661. Dal lavorare cose diverse d’acciaio passò da<br />

sé senz’[p. 888 – <strong>II</strong> – C_197V] altro maestro a copiare quadri e dipinti di architetture, prospettive e<br />

paesi. Ciò osservato dagli amatori delle buone arti, l’animarono a prendere le regole dell’architettura e<br />

della prospettiva del signore priore Claudio Gozzadini, dignissimo arciprete della chiesa cattedrale di<br />

Bologna e meritissimo fratello dell’eminentissimo signore cardinale Gozzadini, delle quali per suo<br />

genio e nobile trattenimento si diletta. Ottenuto che ebbe l’intento, con tali buoni principii e coll’aiuto<br />

felice della natura, si fece una maniera propria, colla quale dipinse e lavora a tempera, prospettive,<br />

paesi, porti di mare e altre cose, le quali riescono così tenere, amene e con sì bella varietà di colori<br />

accordate, che molte case senatorie, cavalieri, cittadini di Bologna e forestieri si sono provveduti delle<br />

stesse in grande e in piccolo. In tutte si ammirano bellissimi siti, acque limpidissime in moto, diversità<br />

di piani, proprietà di siti per adattarvi le figure, lontananze, giuste degradazioni al punto e un tutto<br />

insieme che molto ferma l’occhio a considerarle e goderle. Tanto gli è succeduto ancora in Firenze e in<br />

Livorno, dove l’anno scorso 1718 si trattenne per servizio di alcuni cavalieri e nobili signori. Ora vive<br />

in patria.<br />

Francesco Apollodoro detto il Porcia, fu uomo molto stimato in Padova nel finire perfettamente i<br />

ritratti. Dipinse la maggior parte dei letterati di quell’antichissimo studio. Ridolfi, parte <strong>II</strong>, a 260. In<br />

Firenze, nella casa dei signori marchesi Borbone del Monte, si conserva un bellissimo ritratto di mano<br />

di questo artefice, figura intera, in pié della quale è scritto il di lui nome coll’anno 1622, il che<br />

comprova quanto dice il Ridolfi.<br />

Francesco Badens, nato in Anversa l’anno 1571. Imparò da suo padre, pittore ordinario. Con Giacomo<br />

Mattam si portò in Italia, dove acquistata maniera migliore, la portò con gloria nella sua patria, e fu<br />

chiamato il pittore italiano. Giovanni Badens pittore fu suo fratello, questo assassinato per viaggio<br />

morì di dolore l’anno 1603. Sandrart, a 283; Baldinucci, parte <strong>II</strong>, del secolo IV, a 175. E decennale <strong>II</strong>,<br />

della parte <strong>II</strong>I, del secolo IV, a 244.<br />

[p. 889 – <strong>II</strong> – C_198R] Francesco Barbieri, detto il Legnago perché nacque in quella fortezza l’anno<br />

1623, esercitò prima l’arte del calzolaio, poi quella del soldato in Brescia, d’indi passò alla pittura nella

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