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volume II - Grand Tour

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perfezione. Giampiero Zannotti ne fa menzione nella sua Istoria dell’Accademia Clementina, libro I,<br />

capitolo X<strong>II</strong>, a 83, e capitolo X<strong>II</strong>I, a 88.<br />

Felice Traballesi pittor fiorentino, fratello di Bartolommeo e di Francesco. Cinque sue sorelle,<br />

monache nel monastero di Santa Caterina di Firenze, esercitarono ancor elleno la pittura, come scrive<br />

il Baldinucci, parte <strong>II</strong>, del secolo IV, a 213. Vedi Francesco Traballesi.<br />

Faccio Bembo da Valdarno, pittore. Vien citato dal Lomazzo, nel libro VI, a 405.<br />

Ferdinando da Orvieto, pittore, allievo di Cesare Nebbia. Sono sue pitture in Santa Maria Maggiore di<br />

Roma, nella cappella di Sisto V, al riferire del Pinarolo, tomo <strong>II</strong>, a 188.<br />

Ferdinando Franz fiammingo, bravissimo pittore di ritratti. Di questo artefice ne fa menzione il<br />

Pinarolo, tomo <strong>II</strong>, a 104 e 163.<br />

Ferdinando Crema pittor veronese, in fresca età, sotto la direzione di Santo Pronato, ha fatto<br />

bellissime opere a olio, portandosi da professore provetto, più che da giovane; così ne parla il<br />

commendatore dal Pozzo, a 203.<br />

[p. 946 – <strong>II</strong> – C_226V] Ferdinando Eusebio Miseron, figliuolo di Dionisio già mentovato, fu erede<br />

della virtù e delle ricchezze del padre, e conservò la stessa carica nella corte dell'imperatore. Sandrart,<br />

parte <strong>II</strong>, libro <strong>II</strong>I, capitolo XXIV, a 343.<br />

Ferdinando Paoli pittor fiorentino. Nella sua tenera età ebbe i principii del disegno da Francesco Botti.<br />

Andato a Roma, colà proseguì i suoi studi dalle belle opere dei migliori maestri antichi e moderni,<br />

come altresì disegnando le più belle statue e bassirilievi degli antichi. In questa guisa si fece conoscere<br />

per uomo di abilità, onde venne impiegato nei quadri di storie in grande e in piccolo, e nei ritratti.<br />

Dopo 22 anni di dimora in Roma fece ritorno alla patria nel 1702. Seguitando a operare con credito<br />

sino alla morte, la quale lo condusse agli eterni riposi il dì 18 settembre 1733, in Firenze, d’anni 72.<br />

Lasciò quattro figliuole, tutte applicate alla pittura, cioè Barbara, maritata a Giosaffat Cerracchini,<br />

Apollonia e Claudia monaca in Santa Maria delle Povere di Perugia, dove continuamente vanno<br />

operando, e Lucrezia ancora fanciulla, la quale, benché storpiata, ancor essa dipinge nel 1739.<br />

Ferdinando o sia don Ferdinando Sanfelice, patrizio napoletano e celebre architetto. Con suo disegno<br />

fu eretto in Napoli un arco trionfale avanti alla chiesa di San Lorenzo Maggiore per il solenne possesso<br />

preso come re di Napoli dal principe don Carlo di Borbone, il dì 25 maggio 1734.<br />

Ferdinando Fiammingo, molto lodato per i ritratti, nei quali fu veramente eccellente. Vedesi il proprio<br />

ritratto di sua mano nella famosa stanza dei ritratti nella Reale Galleria di Toscana. Di questo valoroso<br />

artefice ne fa menzione il Bellori nella parte I, a 161, nella Vita di Domenico Fontana.<br />

[p. 947 – <strong>II</strong> – C_227R] Ferdinando Richter pittore, nacque nella città di Ebesdorf l’anno 1693. Studiò<br />

nella città di Hirschberg appresso Jacopo Robert. Nell’anno 1725 fu in Roma, dove ebbe la direzione<br />

nel disegno dal cavaliere Marco Benefial, e nel colorito da Francesco Trevisani. Nel 1728 passato a<br />

Firenze, fu ammesso nella guardia a cavallo dell'Altezza Reale di Giovan Gastone I, granduca di<br />

Toscana, e in quella città va continuamente operando con somma sua gloria, specialmente in ritratti.<br />

Nell’anno 1735 fece il ritratto dal vero del generale Montemar, grande quanto il naturale, per la prefata<br />

Altezza Reale. Bellissimo e somigliantissimo, il quale fu collocato nella Reale Galleria di Toscana. Non<br />

solo per la sua singolar virtù, per l’invenzione, spirito, somiglianza e colorito nei suoi ritratti, quanto<br />

eziandio per i suoi ottimi costumi, e per la dolcezza del suo tratto, viene amato universalmente da tutti.<br />

Nell’anno 1737, avendo dato principio a dipingere il ritratto del suddetto serenissimo Giovan Gastone<br />

I granduca di Toscana, grande quanto il vivo, di ordine dello stesso, non poté terminarlo per la morte

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