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volume II - Grand Tour

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Filippo degli Angeli romano, detto il Napoletano perché da fanciullo lo condusse a Napoli il padre, che<br />

era pittore di Sisto V, ed ivi gl’insegnò il dipignere. Lavorò di buon gusto in battaglie e in paesi con<br />

vaghi accompagnamenti di figure mirabilmente atteggiate. Compose un bellissimo museo di anticaglie<br />

e di bizzarrie pittoresche. Fermò il corso alla sua vita in età avanzata nel pontificato di Urbano V<strong>II</strong>I.<br />

Baglioni, a 335. [p. 863 – <strong>II</strong> – C_183R] chiamato a Firenze da Cosimo <strong>II</strong> granduca di Toscana, fu<br />

impiegato da quell’Altezza in vari lavori, dilettandosi quel virtuoso principe di vederlo dipingere nella<br />

di lui propria camera, mentre per le continue languidezze e indisposizioni, era obbligato a starsene in<br />

letto, ritraendo da questo virtuoso divertimento un mirabil conforto e sollievo. Dipinse a fresco nella<br />

facciata della casa del senatore Antella, posta sulla piazza di Santa Croce di Firenze, in compagnia di<br />

Giovanni da San Giovanni, del Passignano e di altri valentuomini, come si vede notato dal Baldinucci<br />

nella Vita di Giovanni da San Giovanni, decennale <strong>II</strong>, della parte I, del secolo V, a 11 e 24. Monsù<br />

Piganiol de la Force, tomo I, edizione V, a 206 e 289. Filibien, libro <strong>II</strong>I, a 240.<br />

Filippo Furini, detto Pippo Sciamerone fiorentino, scolare del cavalier Passignano, attese a far ritratti e<br />

insegnò i principi a Francesco suo figliuolo, del quale si parlerà a suo luogo. Fu uomo sollazzevole<br />

molto e di buono ingegno, benché nel trattamento di se stesso se la passasse così a caso che non<br />

Filippo Furini ma Pippo Sciamerone era chiamato da ognuno. Fu a Roma dove, facendo compagnia<br />

con Giovanni da San Giovanni, nel dipingere a fresco la volta di una camera si vendicarono di due<br />

pittori franzesi che più volte, di notte tempo, gli avevano per invidia sporcato il loro lavoro. Fioriva nel<br />

1600. Baldinucci, decennale <strong>II</strong>I, della parte I, del secolo V, a 258, nel principio della Vita di Francesco<br />

Furini. E decennale <strong>II</strong>, della parte I, del secolo V, in più luoghi della Vita di Giovanni da San Giovanni,<br />

e decennale I, della parte <strong>II</strong>I, del secolo IV, a 142, nel fine della Vita del Passignano.<br />

Filippo Gherardi o piuttosto Ghilardi, nato in Lucca l’anno 1643. Da Bastiano suo padre imparò il<br />

disegno ed in Roma il colorito da Pietro da Cortona. Giurata perpetua fedeltà all’amico paesano e<br />

condiscepolo Giovanni Coli, non isdegnarono che l’uno lavorasse nella medesima testa o panno o<br />

figura dell’altro. Furono per sette anni in Venezia e fecero grande studio sopra quei dipinti. Richiamati<br />

a Roma dal maestro per impiegarli [p. 864 – <strong>II</strong> – C_183V] nella cupola in Santa Maria in Campitelli,<br />

giunsero un giorno dopo la morte di quello e poco dopo ricevettero l’infausto annunzio della nave<br />

predata dai turchi, che per la parte di Ancona portava i loro arnesi, fra li quali, quadri di Paolo, del<br />

Tintoretto, dei Caracci, 80 copie da loro dipinte e 2500 scudi residuali delle pitture della libreria di San<br />

Giorgio Maggiore dipinta in Venezia. Liberati dagl’impegni delle corti di Mantova, di Savoia, di Spagna<br />

e di Praga che li bramavano, si occuparono nelle cupole, nelle gallerie e nei quadri d’altare di Roma.<br />

Desiosi di rivedere la patria, là trasferiti, con doloroso pianto dell’amico, morì Giovanni Coli in età di<br />

anni 47 nel 1681 e Filippo ritornato a Roma per le pitture di San Pantaleo, poi alla patria dove dipinse i<br />

miracoli di S. Maria Maddalena de’ Pazzi, i S. Pier Cigoli padri Carmelitani della congregazione di<br />

Mantova, morì l’anno 1704. Sono sue opere nella libreria di San Giorgio Maggiore di Venezia, notate<br />

nel libro intitolato Il forestiero illuminato ecc., impresso in Venezia nel 1740, a 279.<br />

Filippo Lauri, nacque in Roma l’anno 1623 e morì nel 1694. Riconobbe per primo maestro Francesco<br />

suo fratello e poi Angelo Carosello suo cognato, dal quale bene instruito nella pittura, concorse a<br />

diverse operazioni, ben degne del suo erudito pennello. Cangiò poi stile con genio particolare, a piccole<br />

storiette lontane dalla maniera del maestro e le condusse con tale spirito e vaghezza che allettò vari<br />

principi stranieri a pagarle prezzi rigorosi per abbellirne le loro gallerie. Baldinucci, parte <strong>II</strong>I, secolo IV,<br />

a 312. Lo stesso Baldinucci nella Vita di monsù Giusto Sustermans, decennale <strong>II</strong>I, della parte I, del<br />

secolo V, a 170, facendo menzione di questo dignissimo artefice lo chiama Filippo Napoletano e dice<br />

che fu trattenuto in Firenze dal granduca Cosimo <strong>II</strong> il quale, stando in più del tempo nel letto, gustava<br />

di vederlo dipignere vaghe invenzioni in piccole figure, come era il costume e il talento di quello<br />

artefice. Morelli, a 152. Pinarolo, tomo <strong>II</strong>, a 60. Il Pascoli nella sua Vita nel tomo <strong>II</strong>, a 137, non dice<br />

che fosse mai a Firenze, ma solo racconta alcune burle fatte a diversi e che al suo cadavere fosse data<br />

sepoltura nella chiesa di San Lorenzo in Lucina. Filibien, libro <strong>II</strong>I, a 285 nella Vita di Jacopo Callott.<br />

Florent Le Comte nella Idea di una bella biblioteca di stampe ecc., libro I, a 180.

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