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volume II - Grand Tour

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pennello, se non che quello del primo era malinconico, e quello di Filippo allegro. Aveva due fratelli<br />

pittori, cioè Pietro e Giovanni. Morì il dì 9 luglio 1668. Tanto scrive Jacob Campo Weyerman, nella<br />

parte <strong>II</strong>, aggiugnendo che questo celebre professore era come un diamante fra i pittori, e che la sua<br />

penna era troppo debole per lodare le sue opere. Queste si vedono intagliate in gran parte<br />

modernamente in Parigi.<br />

Filippo de Koningh, nato in Amsterdam nell’anno 1619, fu scolare di Rembrante del Reno, e morì del<br />

mese di ottobre del 1689. Tanto scrive Jacob Campo Weyerman, parte <strong>II</strong>, a 153 e 154.<br />

[p. 964 – <strong>II</strong> – C_236V] Filippo Uleughels pittore di Anversa. Pittore di Luigi XIV re di Francia, padre<br />

di Niccolò Uleughels, cavaliere dell’ordine di San Michele e direttore dell'Accademia Reale di Francia<br />

in Roma, di cui si è parlato. Vedesi il di lui ritratto dipinto da monsù Sciampagna, e intagliato da<br />

Larmessin nel 1732.<br />

Filippo Lippi, figliuolo bastardo di fra’ Filippo, chiamato e inteso sempre nei suoi tempi per Filippino.<br />

Fu buon pittore, imitando perfettamente la maniera del padre, ma però fu scolare di Sandro Botticelli.<br />

In Roma dipinse diverse cose, ma fralle altre una cappella per il cardinale Caraffa nella chiesa della<br />

Minerva. Fece ancora diversi quadri per Mattia Corvino, re d’Ungheria. Fu uomo di buoni costumi,<br />

talmente che la sua vita servì di un gran rimprovero a quella del padre. Ne parla monsù de Piles, nel<br />

Compendio delle vite dei pittori, edizione <strong>II</strong>, libro <strong>II</strong>, a 149.<br />

Filippo d’Orleans, reggente di Francia, applicato per suo piacere a tutte le belle arti, e specialmente alla<br />

pittura, scultura e all’architettura, vi fece un profitto sì grande che, non solo poté dar di loro un sicuro<br />

parere, ma diventò così bravo che le esercitò eccellentemente da se medesimo, a tal segno che poté<br />

competere co’ i primi professori di quelle arti, così tra loro diverse. A Medun si vede un’opera dipinta<br />

di mano di questo principe nella volta di quel salone, la quale dai più bravi conoscitori viene attribuita,<br />

senza punto dubitarne, a qualche famoso pittore di Francia o d’Italia. Queste notizie si trovano nella<br />

Vita di questo principe, impressa in Londra l’anno 1736, in lingua franzese, in 4.<br />

Filiberti, pittor perugino; si vedono sue opere nella casa dei signori Oddi nella città di Perugia, come<br />

scrive il Morelli, a 147.<br />

[p. 965 – <strong>II</strong> – C_237R] Filiberto de l’Orme, architetto franzese. Col suo disegno fu fabbricato il<br />

palazzo delle Tuglierie in Parigi, come scrive monsù Filibien, tomo I, a 9. Monsù Daviler nella<br />

prefazione a 4, a 50, 64 e 242.<br />

Filippo Sengher, architetto [sic]<br />

Filippo de la Hire, figliuolo del celebre Lorenzo de la Hire, ebbe un gran genio per la pittura, e<br />

restando incantato dalle pitture di Raffaello, che egli vedeva in Parigi sua patria, passò in Italia, e si<br />

fermò in Roma per lo spazio di alcuni anni, per quivi studiare indefessamente dalle pitture di quel<br />

divino maestro. Ma finalmente l’inclinazione, che sino dall'infanzia l'aveva portato alla geometria, li<br />

fecero ritrovare alcune cose di nuovo in quella scienza, le quali diede alle stampe nel 1672. Ciò fu<br />

cagione che egli ottenne luogo nell’Accademia delle scienze, e la carica di professore nel Collegio Reale<br />

di Francia. De Piles, nella Vita di Lorenzo de la Hire, nel Compendio delle vite dei pittori, edizione <strong>II</strong>, libro<br />

V<strong>II</strong>, a 482. Florent Le Comte, nell’Idea di una bella biblioteca di stampe ecc., libro I, a 181.<br />

Figurino da Faenza, pittore scolare di Giulio Romano. Di questo artefice ne parla il Vasari, parte <strong>II</strong>I, a<br />

339, nel fine della Vita di Giulio Romano, dicendo che fu uno dei migliori scolari di quel grand’uomo,<br />

e che furono suoi condiscepoli Gian del Leone o sia Giovanni da Lione, Raffaellino dal Colle,<br />

Benedetto Pagni, Rinieri e Giovan Batista Mantovano. Filibien, libro <strong>II</strong>, a 151, nel fine della Vita di<br />

Giulio Romano.

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