volume II - Grand Tour
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con Simone da Parigi, con Lorenzo Piccardi e con Domenico del Barbiere e altri, l’aiutò nella Reale<br />
Galleria di Francesco I re di Francia. Florent Le Comte nel suo libro intitolato Gabinetto di quadri, statue<br />
e stampe ecc., libro I, a 114.<br />
Claudio Gillé o Gillae come scrive il Baldinucci ovvero Giglio, detto Claudio Lorenese, nato nel 1600,<br />
si approfittò nella scuola di Agostino Tassi, il miglior paesista di Roma e divenne tanto ameno e vago<br />
nei paesi, introducendovi eroiche storiette, lontananze, prospettive, siti, acque e animali che a gran<br />
prezzo ogni famosa galleria bramò esserne adorna. Non avendo però mai potuto correggere con suo<br />
molto evidente mancamento di far le figure troppo svelte era solito dire che vendeva il paese e le figure<br />
le donava anzi, per una certa sua natural bontà non aveva dispiacere che nei suoi quadri vi fossero<br />
aggiunte le figure da altra mano, ciò che faceva per lo più Filippo Lauri, celebre allora in Roma in<br />
simile facoltà di dipignere piccole figurine. Diede alle stampe varie opere sue. Dipinse gran tratti di<br />
muro a fresco, intese l’architettura. Dove e quando terminasse la vita non ne parla il Sandrart, a 328. Il<br />
Baldinucci, nella parte <strong>II</strong>, secolo IV, a 264, nomina un tal Gilles di Anversa, che fu gran paesista e<br />
nacque l’anno 1544. Ma lo stesso Baldinucci, decennale IV, della parte I, del secolo V, a 359 dice che<br />
Claudio Gellee o Gillè o sia Claudio Lorenese. Nacque in Sciampagne castello di Lorena, l’anno 1600 e<br />
morì in Roma il dì 21 di novembre dell’anno 1682. Sepolto nella chiesa della Santissima Trinità dei<br />
Monti, dei frati minori, con una elegante iscrizione sopra il suo sepolcro e meritamente, perché questo<br />
degnissimo artefice è stato uno dei primi lumi dell’arte nel far paesi, e non vi è lode veruna, per grande<br />
che si possa dare a un tanto uomo, che non sia sempre infinitamente minore del di lui merito. Torre, a<br />
62.<br />
Sbaglia il padre maestro Orlandi, dove dice che Claudio Lorenense diede alle stampe varie opere sue,<br />
perché dovea dire [p. 557 – <strong>II</strong> – C_030R] che formò un libro in cui disegnò tutte le opere che egli<br />
andava facendo, intitolandolo Libro d’invenzioni ovvero libro di verità. E ciò lo fece per aver riscontro delle<br />
opere originali di sua mano, dopo ch’ei si accorse che alcuni quadri erano stati venduti per suoi che<br />
erano copie dipinte da altri. Monsù de Piles nel Compendio delle vite dei pittori, edizione <strong>II</strong>, libro V<strong>II</strong>, a<br />
521, il quale, circa al tempo della morte di questo artefice, discorda dal Baldinucci mentre scrive che<br />
morì nel 1682 e monsù de Piles nel 1678. Monsù Piganiol de la Force nella sua Nuova descrizione di<br />
Versaglies, di Trianon e di Marly, edizione V, tomo I, a 203 e 205 e tomo <strong>II</strong>, a 193, 221, 250 registra molte<br />
sue opere e a 285 fa un breve compendio della sua vita e dice che morì in Roma in età molto avanzata,<br />
nel 1678, nel che discorda dal Baldinucci, il quale come si è detto di sopra scrive che morì nel 1682.<br />
Filibien, libro IV, a 133.<br />
Claudio Gillot figliuolo di un pittore di Langres, ricevette dallo stesso i primi elementi del disegno, e si<br />
perfezionò poi a Parigi sotto Giovan Batista Cornelio, pittore e professore della Reale Accademia. Egli<br />
si è formato una maniera unica e sua che non partecipa di alcuna altra. Questa è frutto degli studi suoi<br />
fatti sopra i dipinti dei più bei teatri italiani e franzesi per rappresentarvi soggetti di commedie, ma ciò<br />
nonostante è riescito ancora in soggetti seri ed accolto con distinzione dalla suddetta Accademia ove<br />
vive.<br />
Claudio Halle, nato in Parigi figliuolo ed allievo di un pittore dell’Accademia Reale. Senza essere escito<br />
dalla patria ha saputo lavorare opere grandi per il re e per varie chiese. Alcune di queste servono per<br />
fare arazzi per sua maestà, ed attualmente professa l’arte con gloria nell’Accademia medesima. Monsù<br />
Filibien, libro <strong>II</strong>I, a 100.<br />
Claudio Mellan, pittore e intagliatore a bulino, nacque in Abbeville l’anno 1601. Inclinato al disegno<br />
studiò sotto Simone Vouet che gli insegnò la finezza di quest’arte nella quale molto si compiaceva, ma<br />
essendosi dato ad intagliare riescì assai meglio e si fece una maniera tutta particolare nella quale si<br />
osserva che questo operare gli era più naturale che la pittura dove si era fissato. L’anno 1617 andò a<br />
Roma, dove intagliò quantità di opere, il felice esito delle quali gli guadagnò la stima di Carlo <strong>II</strong> re di<br />
Inghilterra, il quale gli fece proporre un generoso trattamento in caso che volesse andare a servirlo, ma<br />
l’amore della patria non lasciò risolverlo a ciò fare. Ritornato in Francia l’anno 1654 s’ammogliò. Fatta