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volume II - Grand Tour

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estaurate, se non fosse stato ardentemente stimolato dal vivissimo desiderio di tornare a Roma, onde<br />

chiesta ed ottenuta licenza, dopo di essere stato trattato alla grande, se ne partì carico di gloria e di<br />

regali, degni del sovrano che gli faceva. Tornato in Roma, dopo pochi anni cominciarono a mancare i<br />

lavori ed egli, tardi pentito di avere per poca considerazione, perduta la servitù del granduca di<br />

Toscana, caduto in una profonda malinconia, in brevi giorni se ne morì l’anno 1685 e fu sepolto nella<br />

chiesa di San Carlo al Corso. Baldinucci, decennale V, della parte I, del secolo V, a 516. Bellori, parte I,<br />

a 397, nella Vita di Alessandro Algardi, di cui lo fa scolare. Pinarolo, tomo I, a 144 e 313 e tomo <strong>II</strong>, a<br />

129 e 191.<br />

Ercole Fichi da Imola, scolare di Emilio Savonanzi, dopo il giro per molte città si fermò in Bologna e<br />

lavorò di marmo e di stucco. Fu assunto alla carica di architetto dell’eccelso reggimento di Bologna.<br />

Malvasia, parte <strong>II</strong>, a 307.<br />

[p. 797 – <strong>II</strong> – C_150R] Ercole Gennari da Cento, cognato del Guercino e padre di Benedetto e di<br />

Cesare. Era questi incamminato alla chirurgia, quando una sera fatto osservazione di certi scolari che<br />

disegnavano il nudo, dato di piglio per capriccio ad un toccalapis, colpì tanto bene quell’atto che,<br />

sorpreso dal Guercino osservando con ammirazione quei contorni, gli fece animo a cangiare i ferri in<br />

pennelli ed in poco tempo riescì bravo nel copiare le opere del maestro e tingere di propria invenzione<br />

sopra le tele. Visse anni 61 e morì nel 1658 fu sepolto in San Niccolò degli Alberi. Malvasia, parte IV, a<br />

377. Giampiero Zannotti nella sua Istoria dell’Accademia Clementina, libro <strong>II</strong>, a 167, nella Vita di<br />

Benedetto Gennari.<br />

Ercole Graziano ovvero Graziani, detto Ercolino, nacque in una terra del contado di Bologna detta la<br />

Mezzolara, l’anno 1654. Fattasi maestra la natura e riconosciuta la verità nei più celebri frescanti di<br />

architettura, da sé è divenuto pratico, tenero e ameno pittore di quadratura. Ha servito l’Altezza Reale<br />

di Toscana in pubblico, nella facciata del duomo di Firenze e in privato, diversi nobili di Venezia, in<br />

Imola e in Bologna, dove per la sua virtù e modestia viveva amato da tutti nel tempo che il padre<br />

maestro Orlandi scriveva il suo Abcedario. Giampiero Zannotti scrivendo la Vita di questo artefice nella<br />

sua Storia dell’Accademia Clementina, della quale fu uno dei 40 accademici fondatori, quantunque di quella<br />

poco curasse, dice in essa, nel libro <strong>II</strong>, a 259, dove anche pone il suo ritratto, che egli nacque nel 1651<br />

non già nel 1654, come scrive il padre maestro Orlandi. Il suo maestro fu Bartolommeo Morelli, detto<br />

il Pianoro, ma vedute le opere di Tommaso Aldrovandini si diede tutto architettura, dove riescì gran<br />

pittore quantunque in quella non avesse una intelligenza profonda. Giunto alla vecchiaia non aveva<br />

altra maggior premura che quella di accumular denari. Questa fu la cagione perché mai prese moglie,<br />

non tenne serva e stava solo in casa. Vestiva incivilmente e con abiti rattoppati. Ammalatosi<br />

finalmente, se non erano alcuni buoni religiosi sarebbe morto come una bestia. Ricevuti pertanto i<br />

Santi Sacramenti, con segni di compunzione e di vero cristiano, morì il dì 9 di giugno 1726 e fu sepolto<br />

nella Madonna di Galliera.<br />

Ercole Procaccino Seniore, bolognese, capoduce di quella gran scuola procaccinesca che fiorisce sino<br />

al giorno d’oggi in Milano. Non avendo fortuna in patria di competere colli Sabatini, Cesi, Passarotti,<br />

coi Sammacchini, Fontana e Caracci, fece poi fronte in Milano alli Figini, ai Luini, ai Cerani, ai [p. 798<br />

– <strong>II</strong> – C_150V] Morazzoni ed altri, arricchendo quella nobilissima città di opere singolari, acclamate<br />

dal Settalino Museo, dal Busca, dal Girupeno, dal Savaro, dallo Scannelli, dal Boschini e dal Malvasia,<br />

parte <strong>II</strong>, a 275. Fioriva nel 1571 con Cammillo Giulio Cesare e Carl’Antonio suoi figliuoli, tutti pittori.<br />

Ercole Juniore figliuolo di Carl’Antonio imitò il padre della pittura, mantenne l’Accademia del nudo a<br />

proprie spese, toccò di liuto per eccellenza, si dilettò di caccia, dipinse opere infinite per Milano e per<br />

altre città. In Turino meritò una collana d’oro con medaglia, finalmente d’anni 80. Morì nel 1676.<br />

Manoscritto. Baldinucci, decennale I, della parte <strong>II</strong>I, del secolo IV, a 102. Torre, a 33 parla di Ercole<br />

Juniore, nipote di Cammillo, citando alcune pitture che sono nella chiesa di Santa Caterina di Milano, a<br />

76, 94, 116, 136, 145, 190, 214, 255, 286, 290, 337, 341, 365, 369, 386. Masini, a 39, 130, 157, 175, 270<br />

e 620.

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