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volume II - Grand Tour

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Il detto sonetto lo troverai registrato a carta 30 del libro di dette teste descritte da Francesco Ricciardi<br />

napoletano, in foglio del 1738.<br />

Francesco Scannavino ferrarese, padre di Aurelio di cui si è parlato, studiò in Bologna da Carlo<br />

Cignani, riescì di qualche grido per le pitture in San Giuseppe, nelle monache di Mortara e per i ritratti<br />

dipinti nella sua patria. Morì d’anni 47, nel 1688. Sepolto in San Giorgio. Manoscritto.<br />

[p. 927 – <strong>II</strong> – C_217R] Francesco Spezzini o Spezzino, genovese, scolare di Luca Cambiasi e di<br />

Giovanni Batista Castelli, ai quali fu egualmente caro. Avido di gloria, cercò di ben fondarsi nel<br />

disegno sopra le opere di Raffaello e di Giulio Romano. Osservò ancora con studio particolare le<br />

regole del Buonarroti e la maestria di Andrea del Sarto, all’eccellenza dei quali ebbe sempre la mira. Lo<br />

diede a conoscere nei tempi delle Vigne e di San Colombano di Genova l’anno 1578. Maggiori<br />

progressi ne averebbe veduto il mondo se il contagio non l’avesse condotto alla morte in florida età.<br />

Soprani, a 33. Baldinucci, decennale I, della parte <strong>II</strong>I, del secolo IV, a 215.<br />

Francesco Spierre nacque nella città di Nansi l’anno 1643. Imparò da Francesco Poilly. In Roma<br />

intagliò opere varie di Pietro da Cortona e dipinse su quel gusto. In Venezia diede alle stampe suoi<br />

intagli. Ritornato a Roma, ricevette l’infausta nuova di Claudio suo fratello, caduto da un palco nel<br />

dipignere il Giudizio universale nella chiesa di San Nazzaro di Lione. Chiamato a terminare<br />

quell’opera, si pose in viaggio, ma giunto a Marsilia morì l’anno 1681. Baldinucci, a 103, nell’Arte<br />

dell’intagliare in rame. Lo stesso, nel decennale V<strong>II</strong>, della parte <strong>II</strong>, del secolo V<strong>II</strong>, a 625.<br />

Francesco Squarcione padovano, innamorato della pittura, passò in Grecia a ricercare il disegno e<br />

portò in Italia una maniera tanto lodevole che la sua scuola fiorì più d’ogn’altra, numerandosi 137<br />

scolari, onde fu chiamato padre dei pittori. Viveva ben provveduto di beni di fortuna e godeva<br />

numerosa raccolta di pitture, di disegni e di rilievi, i quali servivano di esemplari a i suoi discepoli. Fu<br />

visitato dal Beato Bernardino da Siena, da Federigo imperatore, da’ patriarchi e da’ prelati. Ridotto<br />

ottogenario diede fine al suo vivere l’anno 1474, e fu sepolto nei chiostri di San Francesco di Padova.<br />

Vasari … [sic]. Ridolfi, parte I, a 67.<br />

[p. 928 – <strong>II</strong> – C_217V] Francesco Stoen o Stenio di Anversa, impotente al moto per lesione di una<br />

gamba, colla vita sedentaria diede continuo moto alla mano, intagliando e dipingendo per l’arciduca<br />

Leopoldo e per Ferdinando <strong>II</strong>I imperadore, col quale si fermò provveduto di stipendio annuale sino<br />

alla morte. Vander Steen vien chiamato dal Sandrart, parte <strong>II</strong>, libro <strong>II</strong>I, capitolo XXV, a 362.<br />

Francesco Stella fiammingo, nacque nel 1596. D’anni 20 venne in Italia, ben pratico nel disegno. Nel<br />

suo passaggio per Firenze fu dato a conoscere al granduca Cosimo <strong>II</strong>, il quale, per un famoso<br />

apparecchio di nozze del suo figliuolo, lo fermò e l’impiegò in lavori a misura del suo talento e fu<br />

rimunerato di alloggio e di una pensione simile a quella del Callott per sette anni continui, che ivi si<br />

trattenne. Passò di poi a Roma, e per lo spazio di XI anni studiò sopra le statue antiche e sopra le<br />

pitture di Raffaello. Con ciò, fattosi professore di un buon gusto, dipinti molti quadri, che furono<br />

intagliati e lasciata di sé buona fama, partì per Parigi, e dal cardinale Risceliu fu presentato al re, il quale<br />

gli assegnò mille lire annue e quartiere nella galleria del Louvre. Furono tanto belle le di lui opere e di<br />

tanto genio di Sua Maestà, che lo creò cavaliere di San Michele e così insignito dipinse altri quadri per il<br />

re, la maggior parte dei quali furono mandati a Madrid. Operò per molte chiese e per molti particolari,<br />

e fece una gran copia di disegni per le stampe, dal che, reso imperfetto di salute, morì nel 1647. De<br />

Piles, a 483. Può essere che sia lo stesso Francesco Stellaert, che viene nominato dal Baldinucci,<br />

decennale <strong>II</strong>, della parte <strong>II</strong>I, del secolo IV, a 238, nel fine della Vita di Ottavio Van Veen. Francesco<br />

Stella fu fratello di Giacomo Stella, e buon pittore, ma non ebbe però lo stesso talento di quello.<br />

Monsù Filibien, libro IV, a 327.

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