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volume II - Grand Tour

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<strong>II</strong> – C_039V] sotto la direzione dei migliori maestri della città di Firenze, onde da principi così felici vi<br />

è giusto motivo di sperare un’ottima riescita. .<br />

[p. 575 – <strong>II</strong> – C_039R] [nota a margine] Questa va levata perché non lo merita. [nota a margine]<br />

[p. 576 – <strong>II</strong> – C_039V] Cattaneo pittor bolognese, nella pittura fu scolare di Giovanni Andrea<br />

Donducci, detto il Mastelletta, e fu maestro del medesimo nella musica, specialmente nel sonar<br />

l’organo, nel che era bravissimo. Pativa stranamente di umori malinconici, e una volta, non potendo<br />

resistere alla violenza dei dolori, restò morto in fresca età. Procurava d’imitare la maniera del suo<br />

maestro, ma però ne fu sempre molto lontano. Sono sue opere in Bologna, nella chiesa di Santa Maria<br />

delle Muratelle. Malvasia, parte IV, a 100, nella Vita di Giovanni Andrea Donducci detto il Mastelletta.<br />

Catel, pittore d’Ipry. Vien fatta menzione di questo artefice dal Baldinucci, parte <strong>II</strong>, del secolo IV, a<br />

147.<br />

Cammillo Bozzetti, scultor veneziano, si vede scolpito di sua mano il ritratto di Paolo Veronese al di<br />

lui sepolcro in San Sebastiano di Venezia. Ridolfi, parte I, a 336.<br />

Cammillo Bolognetti, conte e patrizio bolognese. Studiò disegno sotto la direzione di Lodovico<br />

Caracci, e per suo spasso esercitò talvolta il dipignere. Malvasia, parte <strong>II</strong>I, a 462 e 494, nella Vita di<br />

Lodovico, Agostino e Anibale Caracci, e nella Vita di Francesco Brizio, a 543.<br />

Cammillo Malpagano pittore veneziano. Questi attese poco al colorire, ma disegnò molto bene. Fu<br />

scolare di Antonio Vassillacchi, detto l’Aliense. Copiò in disegno le opere del Tintoretto, e molte<br />

invenzioni fece di sua mano, tralle quali la vita di Giesù Cristo e, in carte grandi, la piscina e il martirio<br />

di S. Lorenzo e quello di S. Sebastiano. Inventò ancora più trionfi, e capricci sulla maniera del suo<br />

maestro, che rimasero dopo la sua morte, la quale seguì nel 1640 [p. 577 – <strong>II</strong> – C_040R] il<br />

sessantesimosesto di sua età appresso Carlo suo figliuolo, che pare esercitò con lode la professione<br />

della pittura. Baldinucci, decennale I, della parte <strong>II</strong>I, del secolo IV, a 206, nella Vita di detto Antonio<br />

Vassillacchi.<br />

Cammillo Rusconi, famoso scultore di nostra età, e che Roma, tanto più bella per le opere sue, come<br />

fece ragione, mentre egli visse, alla sua virtù e al suo merito, così dee’ conservare il suo chiaro nome<br />

alla memoria del mondo e dei posteri. Egli nacque in Milano l’anno 1658 e dopo gli studi di<br />

grammatica e di rettorica applicossi al disegno ed alla scultura, restando sino agli anni 27 appresso dello<br />

scultore Giuseppe Rasnati, il quale, perché molto lo amava, non curò di privarsene ed inviollo a Roma<br />

sotto la direzione di Ercole Ferrata, e stette con esso lui sino alla morte. Quindi contrasse amicizia con<br />

Carlo Maratta, e da quel gran maestro apprese la facilità del panneggiare, la nobilità dell’arie, delle teste,<br />

e la grazia delle attitudini delle mani, onde per consiglio di lui, seguitò sempre a disegnare il nudo nelle<br />

accademie, ed il vero, che sono in queste arti la più certa strada e il più sicuro maestro. Il suo stile<br />

conserva la correzione degli antichi, né si allontana dalla vivezza o bizzarria dei moderni. Efficace<br />

nell’esprimere le azioni del corpo, e le passioni dell’animo, accompagnando il tutto con facilità, nobiltà<br />

e bellezza. Sono chiare prove del suo valore le quattro statue in San Giovanni in Laterano, gli angeli<br />

sotto l’organo alla cappella di Sant’Ignazio al Giesù, il sepolcro di Gregorio X<strong>II</strong>I eretto in San Pietro,<br />

quello del principe Subieschi ai cappuccini, ed altre bellissime opere che in stucco e in marmo<br />

condusse sino alla fine della sua vita, e lavorò sempre per la gloria. Fu appresso la felice memoria di<br />

Clemente XI in molta stima, e quel santo principe l’onorò tre volte di suoi doni, e due volte di sua<br />

presenza. Fra tanti suoi pregi dell’ingegno, e della fortuna, fece risplendere ancora quelli dell’animo.<br />

Modesto, lontano dall’interesse e grato verso gli amici e benefattori. Alla severità dell’aspetto aveva<br />

congiunto la facezia, e l’allegria di corpo ben proporzionato, che mantenne sano, e casto sino all’ultimo<br />

giorno che visse, nel quale, quasi d’improvviso, chiuse le luci alle tenebre di questo mondo, per aprirle<br />

alla luce del cielo, e fu a dì 9 dicembre dell’anno 1728, lasciando erede una sua sorella del valsente di<br />

dodicimila scudi.

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