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volume II - Grand Tour

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della Morte. Sopravi: Dei pars imago a Divo Luca Pieta. E sotto: Hanc Bononis morantem archiconfraternitas<br />

mortis, una cum pia carcerum custodia vicaris pontificis et senatus concessere. Nell’altro, S. Carlo genuflesso a un<br />

tavolino, colle braccia giunte, riguardante uno splendore, e nel terzo, di clamidetta e di eruditi panni<br />

vestito, e di grandi ali provvisto, un angelo genuflesso che coll’indice della destra verso un teschio di<br />

morto, in terra, e colla sinistra alzata al cielo, verso un raggio celeste, invita gli spettatori alla<br />

meditazione del nostro fine e alla gloria promessa del paradiso. Sottovi: F. C. [monogramma] Once 2,<br />

once 1 e un quarto per ciascheduno, per diritto.<br />

Francesco Carbone o Carboni, bolognese, allievo di Alessandro Tiarini, del quale conseguì in consorte<br />

una figliuola. Nel dipignere fu più invaghito dell’amore e dell’eleganza di Guido Reni, che del forte e<br />

rigoroso del maestro. Tutta volta, fra l’una e l’altra maniera, condusse a buon termine le sue operazioni.<br />

Malvasia, parte IV, a 211. Masini, a 167, 170 e 622.<br />

[p. 895 – <strong>II</strong> – C_201R] Franceso Castiglione o Castiglioni, genovese, scolare ed unico figliuolo di quel<br />

Giovanni Benedetto pittore universale in figure, in paesi e in animali, fu erede della virtù del padre, e<br />

calcò la via della gloria, che però fu riconosciuto nella sua patria per degno pittore. Soprani, a 225.<br />

Francesco Cavazzone o Cavazzoni, bolognese, prima che passasse nella scuola di Lodovico Caracci,<br />

tirò allo stile di Bartolommeo Passerotti. Si vedono opere pubbliche di questo devoto pittore, che<br />

scrisse un libro intitolato Trattato di tutte le Madonne antiche e miracolose di Bologna, disegnate e descritte. Inoltre<br />

Giuseppe Magnavacca, famoso antiquario, possiede un altro libro in foglio, intitolato Trattato del S.<br />

Viaggio di Gerusalemme e di tutte le cose più notabili di quei santi luoghi, disegnate a penna e manoscritte l’anno<br />

1616 dal suddetto. Malvasia, parte <strong>II</strong>I, a 579. Baldinucci, nella Vita di Lodovico Caracci, decennale I,<br />

della parte <strong>II</strong>I, del secolo IV, a 65. Masini, a 622.<br />

Francesco Chauveau o sia Sciavò, nato in Parigi di onorata famiglia, fu allievo di Lorenzo de la Hire e<br />

imitò quasi che interamente il maestro. Fu intagliatore all’acquaforte, e lasciò di lui molti disegni. In tale<br />

arte era facilissimo, non meno che nella poesia. Fu accademico reale, e morì nel 1675. Monsù Piganiol<br />

de la Force, nella sua Nuova edizione [descrizione] di Versaglies, di Trianon e di Marly, edizione V, tomo <strong>II</strong>,<br />

a 275, dice che morì il dì 3 di febbraio 1676, di anni 55. Filibien, libro IV, a 261, nella sua Vita. Nelle<br />

sue stampe usava la seguente marca: [monogramma]. Florent Le Comte, nel suo libro intitolato<br />

Gabinetto di quadri, statue e stampe ecc., libro I, a 152.<br />

Francesco Civalli perugino, discepolo di Giovanni Andrea Carloni, poi in Roma, per molti anni, di<br />

Baciccio, dal quale imparò la bella maniera di far ritratti. Pascoli, a 225, nel tomo I. E nel tomo <strong>II</strong>I, a<br />

248, sc[r]ivendo più diffusamente la di lui Vita, dice che nacque l’anno 1680, entrò in Roma d’anni 18 e<br />

stette con Baciccio molti anni. Invanito dall’aura popolare e dalla protezione del cardinale Imperiali, si<br />

ruppe malamente con Baciccio, il quale, fattagli una seria e amorevole correzione, lo licenziò dalla<br />

scuola. Andò col detto cardinale a Ferrara, dove molto operò e guadagnò gran denaro. Passò a<br />

Venezia, e tornò poi a Roma. Quivi, avendo consumato tutto il danaro, fece passaggio a Napoli, ma vi<br />

fu poco impiegato, onde nuovamente fece ritorno a Roma. Quivi fece diverse opere a olio e a fresco,<br />

sino a tanto che, divenuto idropico, passò a miglior vita il dì 7 di gennaio dell’anno 1703, ed ebbe<br />

sepoltura in San Carlo de’ Catenari. Lasciò fama di buon professore e di uomo eloquente, ma diceva<br />

poco bene di tutti gli altri pittori. Lo stesso Pascoli ne parla ancora nel tomo <strong>II</strong>, a 195, nel fine della<br />

Vita del predetto Giovanni Andrea Carloni.<br />

Francesco Coreggio bolognese, scolare del Gessi, dipinse in Santa Maria dei Servi due tavole colla<br />

Madonna, con S. Luca e con altri Santi. Fiorì nel 1652. Masini, a 126 e 623. Malvasia, parte IV, a 357.<br />

[p. 896 – <strong>II</strong> – C_201V] Francesco Coudray o sia Cudré, scultore, nato in Villaert presso a Parigi; donò<br />

una figura di S. Sebastiano all’Accademia, quando fu ricevuto il dì 30 aprile 1712.

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