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volume II - Grand Tour

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Enrichetta di Lorena, principessa di Pfalsbourg, a 285.<br />

Giovanni Meyssens, pittore di Brueselles, a 289.<br />

Arturo Wolfart di Anversa, pittore di figure, a 292.<br />

Ritratto ovato con versi latini all’interno, ed è di Marselar. Sotto all’ovato sono le sue armi, a 295.<br />

Ferdinando <strong>II</strong>I imperatore dei romani, in grande, intagliato da Cornelio Galle Juniore, a 296.<br />

Nostro Signore che portando la croce s’incontra colla Beatissima Vergine, a 300.<br />

S. Girolamo dipinto da Agostino Caracci, dove si vede la testa di un leone che gli è dietro.<br />

Un altro S. Girolamo inginocchioni avanti a un crocifisso.<br />

Cornelio de Vos di Anversa, fu pittore di ritratti molto stimato, onde per il suo merito Antonio Van<br />

Dyck dipinse il di lui ritratto, che è lo stesso che si vede nel famoso libro di Van Dyck, intagliato da<br />

Luca Vosterman.<br />

Cristofano Vander Lamen, pittore di Anversa. Vedesi il suo ritratto nel libro dei ritratti di Antonio Van<br />

Dyck, intagliato da Pietro Cloüet dal dipinto dello stesso Van Dyck.<br />

Cesare bolognese, antico pittore di fiori, frutte e animali. Di questo artefice ne fa menzione il Malvasia,<br />

senz’altre particolari notizie, il Malvasia nella parte I, a 31, insieme con uno tale Antonio Leonello, un<br />

Giovanni Antonio e un Claudio, tutti pittori di simil genere, di un Bettino per i disegni, di Anchise<br />

Baronio per i rabeschi. Di Antonio Pissaro, e di Gavardino, ambidue per le stampe. Tutti avanti alla<br />

Vita di Pietro de’ Lianori.<br />

[p. 640 – <strong>II</strong> – C_071V] Claudio, antico pittor bolognese di fiori, frutte e animali. Vien citato come tale<br />

dal Malvasia, senza altre più particolari notizie nella parte I, a 31, insieme con altri professori antichi,<br />

immediatamente alla vita di Pietro de’ Lianori.<br />

Cammillo Benvenuti, pittore in Roma. Fu questo lo scolare diletto di Francesco Ferrandi Milanese,<br />

detto comunemente Francesco d’Imperiali. L’assisté sempre con grande amore, sino all’ultimo respiro,<br />

e dopo la morte scrisse la Vita del suo caro maestro, che è la stessa da me inserita nel presente libro,<br />

avendone fatto cortese dono.<br />

Cristiano Berentz, detto volgarmente in Roma monsù Cristiano, celebre pittore di frutte, fiori, animali,<br />

vasi e simili cose. Nacque in Amburgo, e da giovanetto passò a Venezia, di dove partì per Roma dopo<br />

un anno. Quivi si perfezionò e divenne quel grand’uomo che al mondo è noto. Lo stesso Carlo<br />

Maratti, non sdegno di farlo figu[ra]re nei suoi quadri, come si può vedere, oltre a molti altri, alcuni<br />

quadri ben grandi, che posseggono i signori Arnaldi in Firenze, che già furono in Roma nella galleria<br />

del marchese Pallavicino. Morì in Roma nello spedale di Sant’Onofrio in età decrepita, e in uno stato<br />

miserabilissimo. Quantunque fosse eccellente, e che le sue opere gli fossero pagate<br />

soprabbondantemente, e oltre a ciò fosse tenuto in propria casa dal suddetto marchese Pallavicini, con<br />

tutto ciò la gran lentezza nell’operare, e la sua incontentabilità nel terminarli, furono la cagione che si<br />

ridusse in quella istrema miseria nella quale finì poi la sua vita. Fu grande amico di un tal monsù Raf,<br />

tedesco, pittore di figure in Roma, ma di stima mediocre.<br />

Cassandra Ricasoli de’ Baroni, ne’ Ginori. Questa nobilissima dama nacque in Firenze nell’anno 1700.<br />

Cresciuta in età, volle esercitare il suo vivacissimo spirito nell’applicazione al disegno sotto la direzione<br />

del celebre monsù Teodoro Werevunyss. Infatti, non risparmiati né fatica né studio, dove trovava<br />

unicamente [p. 641 – <strong>II</strong> – C_072R] tutto il suo diletto, giunse a segno di farsi ammirare come<br />

professora, che dilettante nel disegnare d’acquerelli, d’inchiostro, della china, paesi, marine, e vedute<br />

dal vero, coll’introdurvi vaghe e bene intese figurine. Con eguale attenzione, studiando il barone<br />

Biadaccio Ricasoli de’ Baroni, suo fratello divenne valoroso al pari di qualunque professore in simil<br />

genere, e riescì degno di ammirazione l’emulazione, e la gara virtuosa che fu sempre fra fratello e

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