volume II - Grand Tour
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contenente la storia di Tobbia, e dell’angelo Raffaello, le quali pitture si perderono l’anno 1737 per<br />
cagione di nuova fabbrica. Fu dissimile talvolta da se stesso, così in gioventù come in vecchiaia, ma i<br />
suoi ritratti furono somigliantissimi.<br />
Fu condotto a Volterra dal vescovo Sergardi, ove si accasò e fece molte opere, e quivi morì di peste<br />
l’anno 1630. Fu il primo maestro di Baldassar Franceschini, detto il Volterrano, prima che andasse a<br />
Firenze, e che poi dipinse, con tanto miglior gusto del maestro, lo stupendo medesimo cortile della<br />
Petraia, dove aveva dipinto lo stesso suo maestro. Baldinucci, decennale I, della parte <strong>II</strong>I, del secolo<br />
IV, a 162. Angelo Vocola, nell’aggiunta all’Abcedario pittorico del padre maestro Orlandi, ristampato in<br />
Napoli, nel 1731, a 443. Nella città di Volterra, e nella chiesa delle RR. MM. di San Lino, vi è di mano<br />
di questo artefice la tavola della Visitazione della Beata Vergine, con altri quadri. Tanto vien registrato<br />
da Ippolito Cigna, degno pittor volterrano nelle sue Notizie manoscritte delle opere di pittura di valenti artefici<br />
che si vedono nella città di Volterra, suoi borghi, e luoghi di val di Cecina, a me cortesemente comunicate l’anno<br />
1740. In dette Notizie, registra parimente un’altra tavola di detto Cosimo Daddi, che è nella chiesa di<br />
San Francesco di Volterra, rappresentante il crocifisso, opera la più lodata, che facesse mai<br />
quell’artefice col millesimo 1602. Aggiugne ancora che in detta chiesa vi sono i seguenti depositi con<br />
busti di marmo, tutti di buoni artefici, cioè di Marco Bardini, di Filippo Guidi, di monsignore Guidi<br />
vescovo e segretario di Cosimo I, di Cammillo Guidi, ambasciatore, segretario ecc. de’ granduchi di<br />
Toscana, e di Cammillo Guidi ammiraglio ecc.<br />
Cosimo Mogalli fiorentino, bravo intagliatore a bulino, operò molto per la gloriosa memoria<br />
dell’Atezza Reale di Cosimo <strong>II</strong>I granduca di Toscana, e per il serenissimo Ferdinando gran principe di<br />
Toscana, come ancora per l’Altezza Reale del serenissimo granduca Giovanni Gastone I. Sono<br />
moltissimi i suoi intagli, alcuni dei quali si vedono nel tomo <strong>II</strong>I delle statue del museo fiorentino e nel<br />
tomo dei ritratti dei pittori. Disegnò molto bene, e dipinse nello studio di Antonio Puglieschi<br />
fiorentino, per acquistare una maggiore perfezione nell’intaglio e specialmente l’intelligenza del<br />
chiaroscuro. Morì in Firenze di mal di petto, il dì 14 dicembre del 1732 in età d’anni … [sic]. Lasciò<br />
una numerosa famiglia, e, tragli altri suoi figliuoli, una fanciulla istradata da esso nel disegno, e<br />
nell’intaglio, per nome … [sic], la quale va avanzandosi nell’arte del padre, sotto la direzione di<br />
Giovanni Domenico Picchianti, intagliatore fiorentino molto bravo, ed assistito con pensione<br />
mensuale dalla Regia Munificenza della prefata Altezza Reale del granduca Giovanni Gastone I. Vive<br />
ella in patria in età di anni … [sic] nel 1739, maritata a [...]. Tra le carte volanti di Cosimo Mogalli,<br />
trovasi il ritratto di Filizio Pizzichi, prete fiorentino sotto del quale è il seguente distico, ben meritato<br />
da lui: Mens patet excelsa, atque ad res versatilis omnes clarus amicitia, nomine Pilitius, in ovato, once 7 ardite per<br />
alto compreso lo scritto, once 5 per traverso. Intagliò parimente il ritratto del padre Pietro Alamanni<br />
giesuita, dal dipinto di Michele Laschi.<br />
[p. 615 – <strong>II</strong> – C_059R] Cosimo Segoni pittor fiorentino, nativo di Montevarchi, terra del Valdarno di<br />
sopra, dello stato fiorentino, scolare di Giovanni Batista Vanni fiorentino. Fu erede degli studi del<br />
maestro, ed ebbe una maniera di dipignere molto dolce, e dilettevole. Morì per una caduta, dipingendo<br />
una gran tela. Il Baldinucci ne fa menzione nella Vita di detto Vanni, decennale <strong>II</strong>I, della parte I, del<br />
secolo V, a 208 e 210.<br />
Cosimo Lotti pittore e architetto, uno dei più bizzarri ingegni fiorentini. Restaurò tutte le fontane delle<br />
deliziose ville di Pratolino e di Castello, della casa reale di Toscana, e altre ve ne aggiunse di propria<br />
invenzione. Indi fu mandato dal granduca di Toscana al servizio del re di Spagna, per consiglio di<br />
Giulio Parigi, che già aveva cominciato a concepire una tormentosa gelosia dell’ingegno sublime di<br />
questo artefice, e colà giunto, fece cose di maraviglia in genere di macchine, per commedie, e altre cose<br />
simili. Ne parla Vincenzio Carducci, nel Dialogo V<strong>II</strong>I, a 150 tergo. Baldinucci, decennale IV, della parte<br />
I, del secolo <strong>II</strong>I, a 306. Fu scolare di Bernardino Poccetti. Angelo Vocola nell’aggiunta all’Abcedario<br />
pittorico del padre maestro Orlndi, ristampato in Napoli nel 1731, a 443.