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volume II - Grand Tour

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Cristofano Garzia Salmerone, pittore, nato nella città della Quonca, fu scolare di Pietro Orrente, e fece<br />

diverse opere nella suddetta città, indi passato a Madrid, quivi pure dipinse molto, e morì in detta città<br />

nel 1666, d’anni 63. Palomino, Museo pittorico, tomo <strong>II</strong>I, a 358.<br />

Cristofano Cibo, scultore, creduto milanese. Sono di mano di questo artefice due statue di marmo nel<br />

duomo di Milano, che uno rappresenta Adamo, e l’altra il Bartolommeo, le quali vengono lodate come<br />

stupendissime da Francesco Scoto nel suo Itinerario d’Italia, parte I, a 114.<br />

Credi, detto maestro Credi fiorentino, fu nei suoi tempi orefice eccellente, e come tale reputato,<br />

avendo gran credito e fama. Insegnò il disegno a Lorenzo Sciarpelloni, che perse poi, mentre era<br />

chiamato universalmente, dal nome del maestro, Lorenzo di Credi, nella Vita di cui ne vien fatta<br />

menzione dal Vasari, libro I, della parte <strong>II</strong>I, a 130.<br />

Cristiano Jansz Van Biazelingen, pittore, nato a Delft nel 1584. Fu grande amico di Guglielmo<br />

Nieulart. Andò in Spagna, per servire quella maestà. Ritornato in Olanda, ebbe due mogli, e morì a<br />

Middelbourg in Zelanda, in età di anni 42. Jacob Campo Weyerman, parte I.<br />

[p. 624 – <strong>II</strong> – C_063V] Crocq di Danimarca, pittore nativo di Coppenagghen, scolare di Carlo Maratti.<br />

Fu uomo di rari talenti, i quali per buona sorte, essendo stati conosciuti nella di lui giovinezza da quella<br />

Maestà, gli procurarono il vantaggio della protezione reale. Fu adunque mandato a Roma col<br />

validissimo suo patrocinio, accompagnato con regia pensione per istudiare sotto il predetto celebre<br />

Carlo Maratti. Nel corso di sei anni in circa fece tal profitto, che si trovò in stato di far ritorno alla<br />

patria, e di render pubblico il proprio valore colle sue opere. Fece per tanto, subito dopo il suo ritorno,<br />

alcuni quadri di storie, parte dei quali furono collocati nei gabinetti, e parte nelle gallerie di Sua Maestà.<br />

Ad esempio del re, molti gran signori del regno vollero avere delle sue pitture. Così ha continuato di<br />

poi a operare con grandissimo applauso universale, facendosi gloria d’imitare il disegno corretto, e il<br />

bel colorito di Carlo Maratti suo maestro, in tutte le sue opere, come lo ha fatto conoscere nei migliori<br />

suoi quadri, tanto nelle tavole d’altare per le chiese, che nei sotto in su a fresco nelle medesime chiese,<br />

e nei palazzi di Sua Maestà. La morte di questo dignissimo artefice seguì repentina nel mese di<br />

novembre 1738, essendo stato ritrovato morto nel proprio letto, in tempo che era stato dichiarato da<br />

quella reale maestà per direttore di una nova Accademia di pittura, eretta da quel magnanimo re in<br />

Coppenaghen. Le sincere notizie di questo virtuoso professore sono state partecipate cortesemente a<br />

chi queste cose scrive, dal signore Federigo Lodovico Norden, gentiluomo danese, e ufiziale di una<br />

nave da guerra di Sua Maestà il re di Danimarca e di Norvegia, cavaliere di sommo merito, e di<br />

soprafina intelligenza nelle scienza e nelle belle arti, specialmente in quelle che hanno per padre il<br />

disegno. Dilettasi di adoperare, per suo virtuoso diporto, il bulino e l’acquaforte, rappresentando<br />

alcune vedute dal vero, le quali va poi adornando con graziosissime figurine. Fe’ sperare in altre di<br />

render pubblico un trattato di nautica, in cui farà vedere intagliate da sé con suo disegno varie forme di<br />

navi diverse, e di diverse nazioni. Viaggiò questo dignissimo cavaliere in Italia, e l’anno 1735 fu due<br />

volte in Firenze, indi passò a Livorno, ove molti mesi si trattenne occupato nell’eseguire in disegno<br />

alcune commissioni del suo re, e lasciando un sommo desiderio di sé in tutti coloro che ebbero la sorte<br />

di conoscerlo e di trattarlo.<br />

Nell’anno 1737 passò a Malta, indi nel gran Cairo in Egitto, dove, viaggiando, disegnò molte di quelle<br />

[p. 625 – <strong>II</strong> – C_064R] più rare antichità, non osservate prima dagli scrittori, le quali si spera di veder<br />

pubblicate a suo tempo alle stampe. L’anno 1738 finalmente fece ritorno alla patria, dove fu accolto<br />

con grande stima e amore del re, e da tutta la primaria nobiltà e ministri, vivendo ora colà felice,<br />

godendo il frutto dei suoi virtuosi viaggi e delle sue gloriose fatiche nel 1739. Il di lui ritratto, in età di<br />

anni 26, fu colorito dal naturale, a pastelli, dalla brava virtuosa Giovanna Messini, la quale fecelo<br />

somigliantissimo a segno, che non gli manca se non la parola. Presentemente il suddetto ritratto vien<br />

conservato da chi queste cose scrive, per memoria di un cavaliere di tanto merito, e suo amicissimo. Fu<br />

acclamato a viva voce per accademico di onore, e insieme di merito nell’Accademia fiorentina del

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