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volume II - Grand Tour

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Fra’ Vittore Ghislandi da Bergamo, laico religioso di San Francesco di Paola, ha studiato sotto<br />

Sebastiano Bombelli, e benché abbia dipinto qua[l]che quadretto storiato, il suo forte però è dipignere<br />

e ritrarre dal naturale, con tanta buona grazia e forte colore, che dà nel gusto tizianesco, che molto<br />

piace a tutti. Passò di Bologna l’anno scorso, cioè nel 1718, in età di circa 60 anni, e lasciò alcune prove<br />

dei suoi pennelli, ammirato dai primi professori dell’arte.<br />

Francesco Albano o Albani bolognese, dopo i principii del disegno sotto Dionisio Fiammingo, passò<br />

alla scuola di Lodovico Caracci, e tanto si approfittò che riescì quel famoso pittore, le di cui opere oggi<br />

si ricercano a prezzo d’oro. Amico giurato di Guido Reni, conferirono insieme dolcezza d’idee, il girar<br />

delle teste, l’amenità dei paesi, i capricci, le storie e la vaghezza del colorito, onde più volte comparve<br />

in pubblico e in privato, per i principi e per le chiese, e per i palazzi. Aprì scuola in Roma e in Bologna,<br />

dalle quali ne uscirono valenti pittori. Amò teneramente i suoi scolari, ai quali non occultò mai alcuna<br />

difficultà dell’arte. Fu uomo di viscere buonissime, dabbene e modesto, arrivò agli anni 82 e morì nel<br />

1660. Malvasia, parte <strong>II</strong>, a 122, dove registra le di lui stampe, e parte IV, a 223. Vedi Filippo Menzani.<br />

Sandrart, a 182; Baldinucci, decennale <strong>II</strong>I, della parte <strong>II</strong>I, del secolo IV, a 339. Gaspero Celio, a 50.<br />

Pinarolo, tomo I, a 137, e tomo <strong>II</strong>, a 49, 53, e 125. Monsù de Piles, nel Compendio delle vite dei pittori,<br />

edizione <strong>II</strong>, libro V, a 321, nella sua Vita, e 326 nelle Reflessioni sopra le di lui opere. Masini, a 99, 133,<br />

140, 147, 157, 159, 170, 216, 258, 495, 521 e 622. Parla di questo degnissimo artefice monsù Piganiol<br />

de la Force, nella sua Nuova descrizione di Versaglies e di Marly, tomo <strong>II</strong>, 267, della <strong>II</strong> edizione. Giampiero<br />

Zannotti, nella sua Istoria dell’Accademia Clementina, libro I, capitolo I, a 6; capitolo IV, a 25. E libro <strong>II</strong>, a<br />

137, nella Vita del Cignani, di cui fu maestro. Filibien, libro <strong>II</strong>I, da 405 a 411.<br />

[p. 886.1 – <strong>II</strong> – C_195R] Stampe di Francesco Albani citate dal Malvasia, nella parte <strong>II</strong>, a 122.<br />

La Beata Vergine in bel paese, che a sedere sostiene il Signorino nudo, che da una tazza di rose portagli<br />

da due angeli genuflessi cava e si prende la croce, ciò rimirando di dietro S. Giuseppe. Da lontano un<br />

angelo che fa bere ad un fiume l’asinello e in aria altri scherzanti colla palma e canestri di fiori, ma<br />

poco felicemente intagliato all’acquaforte dal suo diletto Pier Francesco Mola, e dedicata al P.<br />

Baldassare Toresani. Once 15, once 10 per diritto.<br />

La famosa conclusione di Febo e di Mercurio, che a sedere su’ loro carri in aria aiutano Ercole<br />

cosmografo a sostenere il globo del cielo, con tre puttini per ogni parte, due sopra, imprese, motti ecc.,<br />

intagliata egregiamente dal Villamena. Once 14 e mezzo scarse, once 9 e mezzo per traverso.<br />

La Natività di Maria Vergine con tanti concerti di angeletti in aria, ed espressioni in terra: acquaforte.<br />

Sottovi: Virginis Immaculatae Nativitas Franciscus Albanus Inventor. Petrus Sanctus Bartolus Sculpsit. Once 14,<br />

once 9 scarse per diritto.<br />

Si vede intagliato eroicamente a bolino da Bloemart il famoso rame da lui così diligentemente al solito<br />

disegnato in compagnia degli altri, nel Giardino delle Esperidi, trattato degli agrumi del P. Ferrario. Once<br />

9 e un quarto, once 6 e mezzo per diritto.<br />

Siccome l’altro dell’istesso, intagliato sul suo disegno nella vaga ed erudita flora dell’istesso padre.<br />

Una Madonna col Signorino, che nudo in piedi sulle di lei ginocchia, scherza con S. Caterina<br />

genuflessa; dall’altra parte S. Giuseppe, e qui davanti, guardando gli spettatori, S. Cecilia; figure tutte<br />

intere. Sottovi: Sic Christus sinceri ecc., due versi: Franciscus Albanus Inv. Sebast. Ouillemont sculps. A bolino.<br />

Altre stampe dell’Albano, aggiunte al catalogo del Malvasia.<br />

La Beata Vergine a sedere, in bellissimo paese, abbigliata di panni bellissimi, che appoggiata colla<br />

sinistra alla medesima base dove ella siede, colla destra tiene un libro aperto, insegnando leggere al<br />

Bambino Giesù che mezzo nudo in piedi tiene ambedue le mani sul detto libro, voltando in alto la<br />

testa a riguardar la sua Santissima Madre. Nella parte destra della carta, S. Giuseppe involto nel suo<br />

mantello, che sta osservando. Dietro, fabbriche e paese. Nel cantone sinistro un tronco di colonna per<br />

terra, con erbe salvatiche. Sotto e nel mezzo vi è scritto in franzese: Le parfait modèle des Mères<br />

Chretiennes. Nel cantone destro da basso: Peint par l’Albane. E nel cantone sinistro il nome<br />

dell’intagliatore: Gravé par Est. Baudet, cioè Stefano Bodet. Once 20 e un terzo per traverso, e alta<br />

once 15 e un terzo senza lo scritto.<br />

[p. 886.2 – <strong>II</strong> – C_195V] Le quattro famosissime carte compagne, dette comunemente le 4 stagioni<br />

dell’Albano. Nel cantone destro vi è scritto: Franciscus Albanus inv. et pinxit. E nel cantone sinistro: Stef.

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