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volume II - Grand Tour

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Bordonone, citando lo Scannelli, a 104, con quello che segue. Io per me credo che sia lo stesso che<br />

Francesco di Mirozzo, detto di sopra, che dipinse la villa detta l’Imperiale, posta sopra una collinetta<br />

amena, vicina a Pesero, posseduta in oggi dalla Casa Reale di Toscana; e mi sento più inclinato a<br />

seguitare il parere del Vasari, perché esso era più vicino ai tempi nei quali fioriva questo pittore, di<br />

quello che fossero il padre maestro Orlandi e lo Scannelli.<br />

[p. 988 – <strong>II</strong> – C_248V] Francesco da Volterra, eccellentissimo nei lavori di ebano e di avorio, tanto di<br />

grottesche che di quadro; viveva nei tempi di Giulio Romano. Vasari, nella Vita di Benvenuto Garofalo<br />

e di Girolamo Ferrarese, parte <strong>II</strong>I, a 559.<br />

Francesco del Tadda scultor fiorentino e, come dice il Vasari, valente maestro d’intaglio di marmo.<br />

Questo fu il primo che, per mezzo di mezzo di una certa acqua di alcune erbe stillate, facendo<br />

acquistare ai ferri bollenti spenti in detta acqua una tempera durissima, scolpì statue nel porfido, le<br />

quali mostrate in Roma da Cosimo I granduca di Toscana a Michelagnolo Buonarroti, che aveva<br />

ritrovata l’invenzione di detta acqua, fecero stupire quel grand’uomo per la novità. Vasari, parte <strong>II</strong>I, a<br />

770 e 421, nella Vita di Piero da Vinci. Trovasi essere stato chiamato ancora Francesco Ferrucci, come<br />

scrive il Baldinucci, decennale I, della parte <strong>II</strong>I, a 190, nel principio della Vita di Francesco di Giovanni<br />

di Matteo Ferrucci. Il sopraddetto Vasari ne fa menzione ancora nell’introduzione alla sua opera, al<br />

capitolo primo dell’architettura, a 12. Condotto a Loreto dal Tribolo, quivi molto operò. Baldinucci,<br />

decennale IV, del secolo IV, a 292, nella Vita di Girolamo Lombardo.<br />

Francesco da Poppi pittore. Si crede che sia lo stesso che il Bugiardini. Operò nelle nozze di Cosimo I<br />

granduca di Toscana, in compagnia di Batista Naldini. Vasari, parte <strong>II</strong>I, a 869, nelle Vite degli<br />

accademici. Borghino, libro I, a 78 e 87.<br />

Francesco da Novi architetto, scolare di Rocco Lurago; servì per architetto molti anni in Genova, e fu<br />

sempre impiegato negli affari più riguardevoli. Fece il modello della chiesa di San Bernardo di detta<br />

città, come ancora l’altra chiesa e monastero, di detto Santo, in Albano. Morì in Genova. Soprani, a<br />

288.<br />

Francesco Faraone Aquila, romano intagliatore in rame, di cui, tralle altre carte, si vede intagliato il<br />

famoso e stupendo quadro della navicella del [p. 989 – <strong>II</strong> – C_249R] Lanfranco, molto ben cognito ai<br />

dilettanti. Viveva nei tempi di Ercole Ferrata, cioè circa il 1684.<br />

Francesco di Giorgio Martini, nobile senese, scultore e architetto. Fu comodo di sostanze, di raro<br />

ingegno, e lavorava più per gloria che per interesse. Fece due angeli di bronzo, che sono sull’altare del<br />

duomo di Siena. Nell’architettura fu di gran giudizio, e mostrò d’intendere molto bene quella<br />

professione. Facendo in Urbino il palazzo al duca Federigo Feltrio, si fece conoscere altresì per<br />

grandissimo ingegnere, e massimamente nelle macchine da guerra. Disegnò alcuni libri, tutti pieni di<br />

così fatti instrumenti. Morì in Siena, sua patria, di anni 47. Le sue opere furono circa il 1480. Vasari,<br />

parte <strong>II</strong>, a 410. L’Ugurgieri, parte <strong>II</strong>, titolo 33, a 345. Baldinucci, decennale IV, della parte I, del secolo<br />

VI, a 106.<br />

Francesco Melzo milanese, scolare di Leonardo da Vinci. Di questo artefice ne fa menzione Giovanni<br />

Paolo Lomazzo, nel suo Trattato della pittura ecc., in più luoghi, ma specialmente nel libro I, a 106.<br />

Francesco Brini pittor fiorentino, fioriva circa ai tempi di Giorgio Vasari, il quale ne fa menzione nella<br />

Vita di Gherardo miniatore fiorentino, che è lo stesso che Gherardo Starnina. Parte <strong>II</strong>, a 454. Vien<br />

mentovato ancora da Ipolito Cigna, degno pittor volterrano, nelle sue notizie manoscritte delle opere<br />

di pittura di valenti artefici, che si vedono nella città di Volterra, suoi borghi e luoghi di Val di Cecina,<br />

comunicatemi benignamente dal medesimo l’anno 1740, registra la tavola della Santissima Concezione,

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