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volume II - Grand Tour

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Francesco Cozza palermitano, fu scolare del Domenichino in Roma, dove dipinse opere varie a olio e<br />

a fresco, sul gusto del maestro. Si trova scritto fra gli accademici romani l’anno 1650. Malvasia, parte<br />

IV, a 340, nella Vita del Domenichino. Il Pascoli, nel tomo <strong>II</strong>, a 65, scrive che Francesco Cozza nacque<br />

in Istilo della Calabria nell’anno 1605, correggendo in ciò lo sbaglio del padre maestro Orlandi, e<br />

dell’Accademia di San Luca di Roma, che lo fanno palermitano. Lo celebra altresì per valentuomo e<br />

descrive minutamente le sue opere, le quali sono molte in Roma, e molte in varie altre città. Dice<br />

ancora che la sua morte seguì in Roma il dì 11 di gennaio dell’anno 1682, e fu sepolto in<br />

Sant’Agostino.<br />

Francesco Curradi, cavaliere discepolo di Batista Naldini, nacque in Firenze l’anno 1570. Addestrata la<br />

mano al pennello, spendeva il tempo in dipignere tavole sacre, molte delle quali si vedono con sommo<br />

diletto degl’intendenti, nelle pubbliche chiese della sua patria, in particolare nei padri Gesuiti, dove se<br />

ne ammirano tre, tralle quali il San Francesco Saverio è degno d’esser notato per una delle sue belle<br />

opere. Lavorava ancora d’anni 91. Manoscritto. Ne fa menzione il Baldinucci, nella Vita di Batista<br />

Naldini, decennale I, della parte <strong>II</strong>I, del secolo IV, a 180. Ipolito Cigna volterrano, pittore di merito,<br />

nelle sue Notizie manoscritte, cortesemente comunicatemi, registra una tavola di questo artefice, che è<br />

nel duomo di Volterra, nella quale è espressa la Natività della Santissima Vergine, ove sono molte<br />

femmine e due angeli in aria bellissimi, opera studiatissima e bella. E nella chiesa di San Paolo la tavola<br />

della decollazione di S. Paolo, opera molto bella. Parimente è di sua mano nella chiesa delle R. R. M.<br />

M. di San Lino, la tavola dell’altar maggiore, nella sopraddetta città di Volterra. Come pure nella chiesa<br />

di Sant’Agostino la tavola del Santissimo Crocifisso, con più figure, che è veramente bellissima, fatta<br />

nel 1611.<br />

Francesco da Castello, venne dalla Fiandra in Roma con qualche principio di pittura, si andò<br />

perfezionando in quella gran scuola, sino a tanto che si fece conoscere con bellissime miniature e<br />

quadri in grande per la Spagna. Visse anni 80, e mancò nel pontificato di Clemente V<strong>II</strong>I. Lasciò due<br />

figliuoli, cioè Pietro, dottore di medicina e pubblico lettore in Palermo, dove diede alle stampe vari libri<br />

dell’arte sua; Michele, l’altro, che nelle miniature si portò molto bene, ma d’anni 48 morì nel 1636.<br />

Sepolto in San Biagio di Roma. Baglioni, a 86 e 352, nella Vita di Sigismondo Lairé. E Gaspero Celio, a<br />

34 e 134.<br />

[p. 897 – <strong>II</strong> – C_202R] Francesco da Cotignola, dopo la morte di Rondinello da Ravenna, restò in<br />

quella città. Pittore primario, ed in fatti per tutte le chiese si vede qualche lavoro di sua mano. Sebbene<br />

non arrivò al disegno di Rondinello, colorì però più vago. Fu sepolto in Sant’Apollinare dall’altar<br />

maggiore, quale fu dipinto da lui, assieme con due quadri laterali. Vasari, parte <strong>II</strong>I, libro I, a 243, dopo<br />

la Vita del Palma e di Lorenzo Lotto. Fabri, parte I, a 63 e 306, dove lo chiama col titolo di pittor<br />

famoso, indicando alcune sue pitture, che son nella chiesa di San Niccolò di Ravenna.<br />

Francesco di Giuliano da San Gallo, fiorentino, scultore e architetto, nato circa il 1498, lavorò gran<br />

quantità di statue, di depositi e di altari, con suo padre in Firenze e in Roma. Benemerito per tanti<br />

lavori, fu dichiarato dal granduca Cosimo architetto del duomo. Visse sopra li anni 70. Vasari, parte<br />

<strong>II</strong>I, libro <strong>II</strong>, a 284 e 874, nelle Vite degli accademici, dove dice, che è di sua mano la statua della<br />

Sant’Anna colla Beata Vergine ancora fanciullina, fatta di marmo, che si vede collocata sopra l’altar<br />

maggiore della chiesa di Orsanmichele di Firenze. Baldinucci, decennale IV, del secolo IV, a 291, nella<br />

Vita di Girolamo Lombardo.<br />

Francesco dell’Indaco, fiorentino, fratello di Jacopo che fu scolare di Domenico Grillandaio e in Roma<br />

il trastullo del Buonarroti, riescì più ragionevole pittore e plastico di Jacopo. In Arezzo lavorò nelle<br />

statue, nelle pitture e nei trionfi che eressero quei signori per l’entrata del duca Alessandro. In Roma<br />

lavorò alcune figure di terretta per il popolo romano, in occasione della venuta dell’imperatore Carlo<br />

V, eun’arme a fresco in Campidoglio, che fu molto lodata. Ma la migliore opera e la più applaudita fu

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