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volume II - Grand Tour

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Daniello Crospi milanese, studiò dal Cerano, poi da Giulio Cesare Procaccini. Colla verità del naturale<br />

fece un impasto di buon colore, carnoso, di gran gusto, e che tendeva in tutto e per tutto al vero. Le<br />

opere sue, sopra i muri, e sopra le tele, pubbliche e private, in ritratti e storie copiose sono in gran<br />

numero, onde bisogna dire che fusse spedito e pratico pittore, se abbiamo riguardo al breve corpo di<br />

sua vita, che non giunse ai 40 anni. Morì con tutta la sua famiglia nel contagio di Milano l’anno 1630.<br />

Manoscritto. Torre, a 85, 128, 136, 137, 200, 234, 235, 245, 265, 294, 299, 300, 333, e 365.<br />

Daniello Cunio milanese, scolare di Bernardino Campi, dipinse opere varie co’ i cartoni del maestro,<br />

particolarmente in San Barnaba di Milano; nel palazzo del principe Trivulzi; in Maleo dipinse le più<br />

famose imprese di Carlo V imperadore, in compagnia di Girolamo del Leone. Fu in Cunio eccellente<br />

nel dipignere i paesi. Lamo, a 57 e 80.<br />

Daniello de Heel ovvero de Hill, da Bruselles, lavorò bene in paesi, e dipinse egregiamente fatti<br />

notturni illuminati dal fuoco o dagli splendori della luna. Sandrart, a 311. Daniello Van-Heil nacque in<br />

Bruselles l’anno 1604, riescì buon pittore di paesi con genio particolare a dipignere, con grande<br />

imitazione del vero, incendi di città e altri edifici. Baldinucci, decennale IV, della parte I, del secolo V, a<br />

379. Jacob Campo Weyerman, parte <strong>II</strong>.<br />

Daniello de Por, detto da Parma, praticò con gli scolari del Coreggio, e del Parmigianino, e si fece una<br />

maniera molto piacevole al gusto degli amatori della pittura. [p. 661 – <strong>II</strong> – C_082R] Vide Roma,<br />

dipinse con Taddeo Zuccheri, e con altri pittori. Cercando la di lui morte nell’Archivio della Rotonda<br />

di Roma, nei libri dei morti della Compagnia dei Virtuosi di San Giuseppe, trovai la morte di Daniello<br />

da Volterra, seguita l’anno 1566 e immediatamente nella riga susseguente essa, scritta quella di Daniello<br />

de Por, né altro si trova, onde si può credere che morisse l’anno stesso. Vedi Taddeo Zuccheri. Vasari,<br />

parte <strong>II</strong>I, a 688, nella Vita di Taddeo Zuccheri, il quale non dice che egli praticasse solamente con gli<br />

scolari del Coreggio, ma ancora che fosse stato molti anni scolare dello stesso Coreggio, e praticato<br />

altresì con Francesco Mazzuoli, detto il Parmigianino. Odoardo Wright, nei suoi Viaggi, <strong>volume</strong> I, a<br />

247, lo chiama erroneamente Daniello Turinese, registrando alcune sue opere che sono in Roma, nella<br />

chiesa della Madonna del Popolo.<br />

Daniello da Volterra di casa Ricciarelli, nato nel 1509, ebbe i primi principi del disegno nella scuola del<br />

Sodoma, dipinse in quella di Baldassar Peruzzi, e si perfezionò in Roma sotto Perino del Vaga, dopo la<br />

morte del quale, d’ordine di papa Paolo <strong>II</strong>I, terminò le opere lasciate imperfette nella sala dei re.<br />

Lavorò ancora di stucco, e gettò il cavallo, e le statue di bronzo di Enrico <strong>II</strong> re di Francia, ma per le<br />

sofferte fatiche restò atterrato dalla morte d’anni 57, e fu sepolto nella certosa di Roma nel 1566.<br />

Leonardo suo nipote fu bravo stuccatore. Vasari, parte <strong>II</strong>I, libro <strong>II</strong>, a 676, e detta parte <strong>II</strong>I, a 366, nella<br />

Vita di Perino del Vaga. Come pure nella stessa parte <strong>II</strong>I, a 769, dice che fece di bronzo, di tutto<br />

rilievo, il ritratto del Buonarroti. Il Lomazzo, libro IV, a 228, libro VI, a 393, libro V<strong>II</strong>, a 615. Gaspero<br />

Celio, a 15. Pinarolo, tomo I, a 70, 162 e 280. L’Armenini, a 14. Monsù de Piles, nel Compendio delle vite<br />

dei pittori, edizione <strong>II</strong>, libro <strong>II</strong>I, a 221. Giovanni de Bombourg di Lione, nel suo libro intitolato Ricerca<br />

curiosa della vita di Raffaello ecc., a 87. Monsù Filibien, libro <strong>II</strong>, da 184 a 190. Florent Le Comte, nell’Idea<br />

di una bella biblioteca di stampe ecc., libro I, a 179. Una bellissima tavolina degli Innocenti, citata dal Vasari<br />

di mano di Daniello, vedesi nella chiesa di San Pietro in Selci, dirimpetto a una di Francesco Brini,<br />

della quale ne fa menzione Ipolito Cigna, onorato e degno pittor volterrano, nelle sue Notizie manoscritte<br />

delle opere di pittura di valenti artefici, che si vedono nella città di Volterra, suoi borghi e luoghi di Val di Cecina, a me<br />

da esso cortesemente comunicate.<br />

Daniello Dumoustier, pittore del re di Francia, faceva ritratti naturalissimi a pastelli. Si rese celebre<br />

ancora per l’amore che aveva alla musica, e per i libri, dei quali ne possedeva un gabinetto di<br />

considerazione. Era dotato di tal memoria, che si ricordava di quanto leggeva, e particolarmente delle<br />

cose più importanti che gli piaceva di notare nei libri medesimi. Filibien, parte IV, a 268.

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