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volume II - Grand Tour

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Vite di diversi. Federigo Zuccheri, libro <strong>II</strong>, a 41. Gaspero Celio, a 18. Morelli, a 38. Pinarolo, tomo I, a<br />

265 e 270.<br />

Cesare Piemontese pittore, fu in Roma dopo i Brilli e fu paesista lui e la moglie e dipinsero i paesi nel<br />

portico interiore della chiesa di Santa Cecilia in Trastevere. Il Sandrart, a 184. Gaspero Celio, a 96.<br />

Pinarolo, tomo I, a 282 e 284.<br />

Cesare Pollino anzi Pollini, miniatore eccellente, fece cose bellissime in cartapecora, disegnò<br />

francamente sulla maniera del Buonarroti, servì molti sommi pontefici e si vedono varie miniature in<br />

Perugia sua patria. Manoscritto. Il Pascoli, nel tomo <strong>II</strong>I, a 167, dice che nacque circa al 1560 e che<br />

disegnò, dipinse e miniò a maraviglia. Sono sue opere di miniatura nella congregazione de’ nobili al<br />

Collegio dei gesuiti in Perugia. Servì molti principi, cardinali e pontefici dai quali fu largamente<br />

ricompensato e sommamente stimato. La sua morte seguì in Perugia circa all’anno 1630. Questo<br />

degnissimo professore s’intese sempre comunemente più per Cesare del Francia che per Cesare Pollini.<br />

Cesare Rossetti pittore romano, lavorò sotto il cavaliere di Arpino in Laterano e in Campidoglio. Fu<br />

uomo di soverchio libero, arguto e spiritoso e, bene spesso, colla lingua o mordace o pungente.<br />

Ridotto alla vecchiaia, mancò nel pontificato di Urbano V<strong>II</strong>I. Baglioni, a 294. Pinarolo, tomo <strong>II</strong>, a 202.<br />

Il Pascoli, nel libro <strong>II</strong>I, a 69, scrive la Vita di Cesare Rossetti e lo fa perugino e di più, non solo pittore<br />

ma ancora scultore e architetto civile e militare, che nacque nel 1490 e che fu scolare di Pietro<br />

Perugino. Studiò altresì in Roma sotto Raffaello e morì in patria col nome di professore insigne circa<br />

all’anno 1550, dice ancora che sempre fu sfortunato ma non già mordace e pungente, onde<br />

discordando dal padre maestro Orlandi, è probabile che sia un altro Rossetti.<br />

[p. 552 – <strong>II</strong> – C_027V] Cesare Sermei pittore nato in Orvieto, accasato in Assisi, ivi sempre dimorò<br />

sino al principio del 1600, in cui d’anni 84 morì. Era cavaliere. Sono sue opere nella chiesa di<br />

Sant’Agostino in Perugia. Morelli, a 28, 50, 59, 104, 140, 161.<br />

Cesare Torelli romano, scolare di Giovanni de’ Vecchi e poi suo compagno al servigio di Sisto V. Si<br />

dilettò di lavorare a mosaico e ridusse i cartoni del suo maestro e del cavaliere d’Arpino a nobilissimo<br />

termine. Campò gran tempo ma sempre miserabile e mal veduto da tutti per la sua cattiva lingua, che<br />

tutti pungeva stranamente. Morì nel pontificato di Paolo V. Baglioni, a 129, e lo stesso nel tomo I, a<br />

270 e 298.<br />

Cesare Turco pittore napoletano, fioriva nel 1560. Sono opere sue diverse sparse per le chiese di<br />

Napoli. Sarnelli, a 152.<br />

Cherubino Alberti dal Borgo San Sepolcro, figliuolo e scolare di Michele con Giovanni suo fratello,<br />

bravo quadratorista, lavorò di figure nelle sale e nelle chiese romane. Intagliò quasi tutte le opere di<br />

Polidoro, molte del Buonarroti, alcune degli Zuccheri e tali stampe son rare. Morto Giovanni e restato<br />

erede di gran valsente depose i pennelli e cominciò a passarsela col fabbricare balestroni all’antica, che<br />

lavoravano e gettavano da lontano gravi pesi, sinché giunto l’anno 1615, a 63 di sua età morì, e fu<br />

sepolto nella Madonna del Popolo in Roma. Baglioni, a 131. Sandrart, a 184 e 196. Giovanni de<br />

Bombourg di Lione, nel suo libro intitolato Ricerca curiosa della vita di Raffaello, a 78. Filibien, libro <strong>II</strong>I, a<br />

236. Florent Le Comte, nell’Idea di una bella biblioteca di stampe ecc., libro I, a 179. Fralle sue stampe<br />

vedesi il ritratto di Guglielmo Damas vescovo di Ruremonda in ovato, intagliato del 1585. Once 3 e<br />

due terzi per alto, once 2 e due terzi per traverso.<br />

Chiodarolo Giovanni Maria, bolognese, scolare di Francesco Francia, dal Bumaldi, a 451, e da Leandro<br />

Alberti è descritto per scultore e lavoratore nell’arca di marmo in San Domenico di Bologna e dal<br />

Masini e dal Malvasia, parte <strong>II</strong>, a 58, è nominato per pittore insieme col suo maestro, coll’Aspertino e<br />

con Lorenzo Costa nei dipinti in Santa Cecilia.

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