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volume II - Grand Tour

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Lot colle figliole, intagliato da Guglielmo Kent e dal medesimo dedicata a milord Lovel, già Tommaso<br />

Coke; once 10 per traverso, once 7 e un terzo per alto colla dedica.<br />

La Giuditta, David, Ester e Salomone, detti di segra, rintagliati da Jacopo Wangner in Augusta; once 8<br />

per alto, once 5 per traverso, con veduta di paese. Le medesime in tondo, intagliate da Giovanni<br />

Baronius.<br />

Il martirio di S. Andrea a San Gregorio di Roma, intagliato all’acquaforte da Carlo Maratti; once 13 e<br />

mezzo per traverso, once 9 per alto.<br />

S. Andrea in gloria dopo il martirio, di sotto in su, intagliato da RXX, cioè Gaudensis; once 7 per alto,<br />

once 6 per traverso.<br />

Odoardo Wright nei suoi Viaggi, libro I, a 151, fa menzione delle opere di questo artefice dipinte in<br />

Napoli. (torna in dietro qui volto al segno [simbolo] ) [p. 689 – <strong>II</strong> – C_096R] Lo stesso, a 226, registra<br />

alcune sue pitture che sono in Roma nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, dei padri Carmelitani.<br />

Nella stessa pagina, in fine, fa menzione degli angoli dipinti da lui della cupola di Sant’Andrea della<br />

Valle, dipinta dal Lanfranco, dei padri Teatini di Roma. E parimente a 246, registra una tavola d’altare<br />

che è nella chiesa di San Silvestro a Monte Cavallo, intagliata da Giacomo Frey. Come pure a 248, parla<br />

delle sue opere che sono in Roma nella chiesa dei cappuccini. E a 249, descrive tutte le opere del<br />

Domenichino che sono in Roma, nella chiesa di San Luigi dei Francesi. E a 250, fa menzione del<br />

famoso quadro del Domenichino che è nella cappella di Sant’Andrea, nella chiesa di San Gregorio dei<br />

padri Camaldolesi, incontro a quello di Guido Reni. Come pare nello stesso luogo, parla diffusamente<br />

del quadro del San Girolamo della Carità, mettendolo fra i tre migliori quadri di Roma, dicendo che gli<br />

altri due sono il quadro di S. Romualdo di Andrea Sacchi e la Deposizione di croce di Daniello da<br />

Volterra nella chiesa dei padri franzesi alla Trinità dei Monti, dell’ordine dei Minimi di San Francesco<br />

di Paola.<br />

[p. 690 – <strong>II</strong> – C_096V] Donatello fiorentino, nato in Firenze nel 1303 [1383] . Fu rarissimo scultore,<br />

mirabile statuario, pratico stuccatore, valente architetto e prospettivista. Fu cotanto grazioso nel<br />

muovere, nel vestire e nel contornare l’opere sue in marmo o bronzo, che in Roma, in Venezia e in<br />

Firenze avanzò gli scultori greci e latini. Consumato dalle fatiche, d’anni 83 ritrovò il riposo in San<br />

Lorenzo di Firenze l’anno 1466, vicino alla sepoltura di Cosimo de’ Medici, acciò il corpo morto gli<br />

fosse così d’appresso come vivo sempre gli era stato coll’animo. Nella qual chiesa si vedono con<br />

istupore i celebri pulpiti con bassirilievi di bronzo; la maravigliosa mezza figura in marmo, di S.<br />

Lorenzo, collocata sopra la porta interiore della sagrestia detta collegiata, e le porticelle di bronzo con<br />

bassirilievi, nella medesima sagrestia. Il deposito di Giovanni Coscia, già papa, nella chiesa di San<br />

Giovanni. Il S. Giovanni di marmo in casa Martelli e tante e tante altre opere sue, che per brevità si<br />

tralasciano. Simone suo fratello seguitò la di lui maniera. Vasari, parte <strong>II</strong>, a 327, e lo stesso nel proemio<br />

della scultura, a 33, dove tratta de bassi e de’ mezzi rilievi ecc., a 36, parlando dei sopradetti pergami e<br />

siano pulpiti, dice che Donatello nel lavorare di bassorilievo fece cose veramente divine e con<br />

grandissima osservazione. E nel proemio della parte <strong>II</strong>, a 247, dice che si può chiamare lui regola degli<br />

altri, per avere in sé solo le parti tutte che a una a una erano sparte in molti, poiché ei ridusse in moto<br />

le sue figure, dando loro una certa vivacità e prontezza, che possono stare e colle cose moderne e colle<br />

antiche medesimamente. Per ultimo, piacemi di riportare in questo luogo l’elogio che fa di Donato<br />

Vincenzio Borghini, che dalla lingua greca tradusse in toscano. Giorgio Vasari, nel fine della Vita dello<br />

stesso Donato, parte <strong>II</strong>, a 337. Dice egli adunque così: o lo spirito di Donato opera nel Buonarroti o<br />

quello del Buonarroti anticipò di operare in Donato. Di questo eccellentissimo [p. 691 – <strong>II</strong> – C_097R]<br />

artefice ne parla Francesco Albertini, prete fiorentino, in più luoghi del suo Memoriale ecc., stampato in<br />

Firenze nel 1510, e nell’altro suo libro intitolato Roma prisca et nova, a 74. Baldinucci, decennale I, della<br />

parte I, del secolo <strong>II</strong>I, a 35. Di Simone ne parla il Pinarolo, tomo I, a 261, e tomo <strong>II</strong>, a 211. Sarnelli, a<br />

194 e 282. Vincenzio Carducci, Dialogo I, a 30 tergo, e Dialogo V, a 73. Di Donatello sono opere in<br />

Padova nella chiesa di Sant’Antonio, descritte da Francesco Soto nel suo Itinerario d’Italia, parte I, a 49 e<br />

50. Come pure fa onorata e degna menzione di questo insigne scultore, Pomponio Gaurico<br />

napoletano, nel suo Trattato della scultura ecc., a 327 in fine. Nelle Delizie d’Italia, tomo I, a 264, vien<br />

registrata la statua in legno di S. Maddalena, che è nella chiesa di San Giovanni di Firenze, ma vien

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