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Buono Giuseppe, 2007, Phd Thesis (tesi dottorato) - Paleonews

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oligospecifiche e caratterizzate da una elevata variabilità intraspecifica. Tali caratteristiche<br />

si rinvengono soprattutto in facies di margine di piattaforma carbonatica (Elmi et al., 1989).<br />

• Va inoltre segnalato come tale diffusione mostri una evidente omogeneizzazione delle faune<br />

a brachiopodi, già cominciata nel Toarciano inf. più basso con le faune a Nannirhynchia e a<br />

Koninckella, e che pare relazionabile alle variazioni ambientali connesse alla Early Toarcian<br />

Mass Extinction, a differenza delle altre faune a brachiopodi pre-toarciane e aaleniane che si<br />

presentano più diversificate e inquadrabili nelle diverse bio-province a brachiopodi.<br />

• Caratteristiche (associazioni a bassa diversità e alta variabilità intraspecifica) e cronologia<br />

(Toarciano inferiore, zona a Serpentinus) della diffusione della S. bouchardi, indicano che<br />

tale specie possa essere considerata un disaster taxon che ha sfruttato l’indebolimento delle<br />

faune in seguito alla Early Toarcian Mass Extinction e presumibilmente risalite di nutrienti<br />

dovute a correnti di upwelling (cf. Kovalevsky et al 2002) presso i margini delle<br />

paleopiattaforme carbonatiche per diffondersi con tali modalità (vedi pure Fursich et al.<br />

2001; Garcia Joral e Goy, 2000; Gahr, 2005).<br />

• La grande adattabilità del genere alle condizioni post-estinzione è testimoniata dalla<br />

presenza di altre specie anch’esse diffusesi nel Toarciano inferiore: S. rustica (che sembra<br />

più a suo agio sulle piattaforme poco inclinate; Alméras, 1994), S. flamandi (che da vita ad<br />

una popolazione isolata a Quaios in Portogallo; Alméras, 1994 ), S. babtirensis (che<br />

raggiunge la massima diffusione in Marocco; Rousselle, 1968 e 1978), S. tamazirta (che<br />

rimarrà fino al Toarciano medio nel rifugio del Prerif marrocchino; Rousselle, 1974).<br />

• Dopo un’altra lacuna il genere riappare alla base della zona a Bonarelli (fino alla zona<br />

Meneghini) con la S. renzi, tipica del bacino nord-lusitanico, che caratterizza le zone di<br />

cerniere subsidenti o di transizione verso il bacino (Rabaçal, São Giao) (vedi: Alméras &<br />

Elmi, 1993).<br />

• L’ultima specie del genere è infine la S. clesiana caratteristica della zona a Aalensis del<br />

Toarciano superiore (e forse persistente anche nell’Aaleniano basale) nel Trentino e nel<br />

Veronese (Sturani, 1964), oltre che in Montenegro (Martelli, 1906).<br />

• Infine va segnalato che la S. clesiana in alcuni lavori è indicata persistere in tutto il<br />

Toarciano sia nell’area Veronese che nell’Appennino centrale e presso il Monte Bulgheria<br />

(Di Stefano, 1895; Sturani, 1964) principalmente con un morfotipo più globoso. Gli studi<br />

effettuati dimostrano che almeno per le faune del Gran Sasso del Toarciano inferiore (e<br />

molto probabilmente anche per quelle dei Monti Simburini (Colacicchi, 1967; Carboni e<br />

Sirna, 1980) vanno attribuite alla S. bouchardi. In ogni caso, se fosse confermato il record<br />

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