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Buono Giuseppe, 2007, Phd Thesis (tesi dottorato) - Paleonews

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la produzione di un calco perfetto, poi si rimane la vaschetta per un giorno a circa 30 gradi per<br />

permettere il consolidamento del composto.<br />

Nel frattempo vanno preparati i campioni che devono essere cosparsi per bene di talco per evitare<br />

ogni aderenza col composto, salvo poi spolverarli accuratamente con un normale pennello a setole<br />

morbide lasciando solo un velo impercettibile in modo da non inficiare la perfezione del calco.<br />

Il giorno seguente, quando il primo strato di composto si è ormai consolidato, si procede alla<br />

costruzione dello stampo per il calco ponendo i campioni precedentemente cosparsi di talco<br />

ciascuno in una cella della vaschetta, ricordandosi di indicare sulle vaschette stesse le rispettive<br />

sigle dei campioni, cercando di posizionarli in maniera corretta (nel nostro caso, con i brachiopodi,<br />

è importante posizionare i campioni con l’apice in asse) e riempiendo poi le celle col composto<br />

facendo attenzione a versare lentamente per non spostare i campioni, in seguito si procede come in<br />

precedenza cioè ponendo la vaschetta nel forno per un altro giorno nel quale il preparato viene<br />

depressurizzato (il che favorisce l’eliminazione di bollicine) e consolidato.<br />

A questo punto la preparazione nello stampo per il calco è quasi completata, infatti basta solamente<br />

estrarre i cubetti dalla vaschetta facendo attenzione a riportarvi sopra le sigle dei campioni e il verso<br />

con cui stavano nella vaschetta, e praticare un incisione con un cutter nella porzione centrale medio-<br />

superiore del cubetto cercando ovviamente di non graffiare il campione, quindi bisogna far uscire il<br />

campione dallo stampo applicando una leggera pressione alla base del cubetto e lo stampo è pronto.<br />

Prodotti gli stampi, per avere un calco si è proceduto riponendo di nuovo gli stessi nelle rispettive<br />

celle della vaschetta e versandovi all’interno una resina ipossilica comunemente nota come<br />

“araldite” facendo attenzione a riempire tutto lo stampo, quindi si pone il tutto nel forno “a vuoto”<br />

per un giorno e infine basta estrarre i calchi ormai pronti e la procedura può essere completata<br />

siglandoli in maniera da ricondurli ai campioni originali.<br />

Bisogna infine annotare che :<br />

• è preferibile conservare gli stampi nelle rispettive celle dalla vaschetta preservandoli da<br />

alterazioni e rotture nel caso sia necessaria la produzione di nuovi calchi (sia per scopi<br />

personali che per eventuali richieste di colleghi di altre università)<br />

• si è preferito l’utilizzo dell’araldite rispetto al gesso sia perché è più performante nella resa<br />

sia perché è più durevole e più resistente nel tempo e quindi anche più facilmente<br />

conservabile.<br />

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